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Commenti

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unabambinasenzastella

Una bambina senza stella
Le risorse segrete dell'infanzia per superare le difficoltà della vita
di Silvia Vegetti Finzi
Ed. Rizzoli, 2015

 

Emozioni, affetti, trepidazioni, gioie e riflessioni connotano, pagina dopo pagina, un testo che riesce a tenere con il fiato sospeso dalla prima all'ultima pagina. Una bambina senza stella diviene così una “stella cometa” che ci indica la strada per raggiungere gli stati d'animo dell'infanzia costringendoci ad immedesimarci nella piccola protagonista mentre si dispera, gioca, dorme, osserva, piange, chiede, incontra, lascia, rinuncia... Siamo pertanto trascinati dentro al suo mondo popolato di paure, disorientamenti, confusioni e dolori. Siamo però anche affascinati dal suo carattere indocile, forte, tenace, tenero e curioso.
E la bambina, pur vivendo esperienze difficili come quella di essere separata a pochi mesi dalla sua famiglia, di vedere la sua mamma per la prima volta a cinque anni, di incontrare un fratello mai visto, di venir discriminata in quanto ebrea, di vivere sballottata in pochi anni da una residenza a un'altra, di scoprire che le è padre un uomo a lei sconosciuto, resiste, cresce, sogna, ama, spera. Scopre la morte. Vive.


Cresce infatti in un'epoca difficile anche fuori casa perché ci sono il fascismo, la guerra, i bombardamenti, le discriminazioni razziali. Eppure la bambina senza stella - in quanto non obbligata a mettere il segno di riconoscimento imposto agli ebrei, ma anche senza veri punti di riferimento - cresce, matura ed impara. Ed è in questo suo evolvere, nonostante i contesti apparentemente disordinati, che Silvia Vegetti Finzi, la bambina del libro, ci mostra come un figlio può superare le difficoltà irrobustendosi mentalmente. Il messaggio del libro induce a riflettere su come, alle volte, si ritenga il bambino un essere troppo incapace, fragile, debole e non gli si permetta di sviluppare le sue potenzialità. Sembra quasi che, un'eccessiva interferenza del mondo adulto, lo infragilisca a fronte di una sua innata capacità di cercare, indicare e trovare ciò di cui ha bisogno.
La protagonista del libro trova la sua “famiglia personale” scegliendola tra chi le sta attorno, impara a farsi compagnia, reagisce ai traumi, regge le ostilità dei pari, procede fiduciosa anche quando tutto le è avverso...
Una bambina speciale. Forse.
Una figlia d'altri tempi. Sicuramente.
Una piccina che nonostante sembri lasciata sola, sola non è. Probabile.
Ma la protagonista è anche una bambina qualsiasi se immaginiamo di lasciare che ogni piccolo, pur vivendo la sua epoca e la sua storia, pur immerso nella sua realtà familiare e nella sua comunità, sviluppi le sue potenzialità.
Il testo, nella sua parte saggistica, esprime allora una concezione dell'infanzia competente così come Silvia Vegetti Finzi, grande esperta dello sviluppo nell'età evolutiva, ci ha abituato a considerare.
Il fascino che l'Autrice aggiunge in questo libro è che ci parla di se stessa e, forse, adesso intuiamo perché questa importante studiosa si è così tanto dedicata a conoscere e far conoscere i vissuti dei bambini.
E allora intravediamo la prima fonte da dove è stillata la sua pacatezza, la sua forza d'animo, la sua risolutezza, la sua curiosità, il suo divergere e convergere continuamene con teorie e metodologie tracciando, sempre e comunque, una sua personalissima strada. La bambina capace di stare da sola è divenuta una professionista in grado di non farsi irretire da facili lusinghe baronali. È divenuta quindi una intellettuale onesta. E tutti di questa onestà, limpidezza, trasparenza ora siamo testimoni poiché attraverso Una bambina senza stella l'abbiamo ancor più conosciuta intimamente.
E noi che abbiamo avuto il privilegio di condividere tanti momenti importanti della nostra vita professionale e umana accogliamo quest'anima bambina con amore e riconoscenza, con affetto e stima, con gioia e compartecipazione. Ed ora ci prepariamo a incontrarla di nuovo per presentare questo splendido libro a Brescia, anch'essa protagonista del testo.

Paola Scalari e Francesco Berto

Venezia 18 gennaio 2016

 

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.