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TITOLO OPV 2013 s
Pubblicato sul Bollettino
dell'Ordine degli Psicologi del Veneto

 

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Maria Elena Petrilli, psicoterapeuta e psicoanalista.

 

Educare, come insegna Freud, insieme a curare e governare, è un mestiere 'impossibile'. Ma nessuno di noi pensa che per questo non debba essere affrontato come compito necessario.

In questo libro Berto e Scalari, due autori impegnati nell'ambito educativo in senso ampio, ma con funzioni e competenze diverse, si inoltrano ancora una volta in quest'area problematica e ci fanno riflettere assieme a loro sulle molte figure che durante la crescita svolgono questa funzione.

'Nessuno insegna da solo' sembra la prospettiva di fondo di ogni capitolo. La metafora fondamentale è quella del codice psicosocioeducativo, che parte dal concetto di codice genetico come precipitato di molti elementi accumulati in una struttura che è unica per ogni individuo. Unico e particolare deve dunque essere il movimento di interesse e di attenzione dell'educatore nei confronti di chi sta imparando. Ho voluto accostare l'idea che nessuno insegna da solo con l'altra idea portante del testo – che ogni soggetto richiede uno sguardo, un avvicinamento, un accostamento del tutto speciale. Naturalmente non mi sfugge il fatto evidente che in molti momenti l'attività dell'insegnamento si svolge all'interno di gruppi, dal gruppo familiare al gruppo-classe, dal gruppo di discussione a quello terapeutico. Ma nei gruppi, tenuti da insegnanti o da coordinatori secondo le circostanze specifiche, si verificano delle dinamiche proprie della struttura gruppale che permettono di conoscere e ri-conoscere gli individui che ne fanno parte. Di conseguenza anche in questi casi viene valorizzato il singolo individuo.

Questa attenzione puntuale per ogni soggetto proviene dalla clinica psicoanalitica. Il processo di apprendimento degli studenti non è qualcosa di diverso dallo sviluppo mentale, che ha sempre bisogno della presenza costante e attenta di un adulto. Si tratta di uno sguardo specificamente umano che ci mostra l'apprendimento in una dimensione esistenziale che coincide con lo sviluppo complessivo del soggetto. L'accostamento tra impegno educativo e osservazione clinica che caratterizza il punto di vista degli autori crea la possibilità di un'esperienza emotiva.

I riferimenti teorici di cui si servono per l'elaborazione dei diversi capitoli rientrano a pieno titolo in quella corrente del pensiero psicoanalitico che ha dato dei contributi definitivi sulle caratteristiche del funzionamento mentale e sull'importanza decisiva dei rapporti interpersonali significativi come supporto della crescita, a cominciare dai primi vincoli familiari. Diventa allora fondamentale che non si faccia avanti in modo massiccio la tendenza attuale ad abbandonare ogni tentativo di apprendimento che si fondi sull'esperienza personale, a favore di un addestramento che sviluppa le abilità solo sul terreno dell'obbedienza uniforme, lasciando in secondo piano lo sviluppo individuale complessivo.

Abbiamo bisogno di testi come questo, che si oppongono radicalmente ai fondamenti stessi del nostro sistema educativo, che privilegia quasi esclusivamente l'informazione. All'interno di questa logica dominante non compare alcuna preoccupazione per una modalità di apprendimento che vada oltre la semplice accumulazione dei dati. Si continua a credere che nuovi dati aggiornati possano essere sufficienti per arrivare a un sapere più esauriente.

Il libro offre un'ottima sintesi di esperienza pratica e di conoscenza teorica, che aiuta gli operatori sociali a resistere alla crisi dei valori da cui spesso sono toccati, consapevolmente o meno. La moda e lo spettacolo sono valori di mercato, e alla fine profondamente narcisistici. Il lavoro educativo richiede capacità di investimento su bambini, adolescenti e perfino adulti, ed è questo il codice che Berto e Scalarti ci propongono. Se gli adulti finiscono per abdicare alla vera funzione educativa, pur restando formalmente e istituzionalmente nel loro ruolo, la battaglia è persa. A sua volta non possiamo sottovalutare l'enorme pressione a cui sono sottoposte le figure che si occupano della crescita. Abbiamo già sottolineato come le basi del sistema educativo comportino un'esaltazione costante dell'accumulare informazioni. Questa linea di tendenza, che intacca il valore dei mestieri formativi della personalità, degradandoli a funzione secondaria, è enormemente rischioso; e uno dei modi in cui questa tendenza si manifesta è l'insidioso disinvestimento della propria capacità educativa.

L'altro elemento importante proposto da questo libro è il valore imprescindibile del lavoro in gruppo. Ma anche questo richiede un suo strumento specifico: il gruppo operativo. Si tratta di una tecnica, nata anch'essa all'interno della cultura psicoanalitica, che si propone di aiutare a pensare. Perché ciò avvenga è necessario un coordinatore che abbia esperienza clinica, capace di rompere con gli stereotipi del pensiero profano, e che favorisca lo sviluppo di un pensiero personale, che non può che essere individuale, anche se emerge dalla matrice del gruppo. Perché questo avvenga il soggetto in questione deve attraversare una esperienza emotiva, che fa emergere il pensiero.

 

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.