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Recensione di Laura Piccinelli, psicologa.

L'amore dovrebbe essere un piacere, non un tormento.
Napoleone Bonaparte

 

L’amore da sempre ha incuriosito e animato la penna di poeti, cantanti, scrittori, registi e il pennello di pittori e, ognuno a proprio modo, ha scritto, cantato, narrato, dipinto delle immagini rappresentative interpretando quello che, nella propria epoca, era inteso con questo termine. Mi piace pensare così anche per questo libro, Mal d’amore, come un tentativo ben riuscito di leggere la fatica della coppia e della famiglia in un periodo storico fortemente arroccato su un piano narcisistico dove sembra quasi impossibile creare un sano, costruttivo e appagante legame di coppia che fonderà un altrettanto equilibrato nucleo familiare.


La lettura puntuale e mai pesante delle relazioni amorose, o pseudo tali, rende questo libro un manuale da cui estrapolare delle costanti che corrodono la vita di coppia e che ne determinano una pressante sofferenza, dove dietro al termine “amore” si nasconde tutto uno spettro di significati altri. Prevaricazione, controllo, lamenti, ricatti affettivi, menzogne, inganni, più o meno inconsciamente caratterizzano questi legami patologici. Gli autori attraverso esempi mirati, mettono in luce una varietà di relazioni a due avvelenate che sembrano essere ben lontane dall’amore adulto e rispettoso dell’altro. La progettualità e la crescita comune hanno lasciato il passo al bisogno di sopraffare, primeggiare, accattivarsi i figli, apparire come adeguati, premurosi, migliori, in una eterna rincorsa a possedere un qualcosa che li faccia sentire meno vuoti e più desiderabili ma che, in realtà, non fa che alimentare questa smania di possesso e di apparenza. L’arrivo dei figli può inquinare o, apparentemente, bonificare questi legami nocivi di coppia anche se, inevitabilmente, sulla prole vengono spostate delle pesanti eredità. Figli contesi, usati, sedotti, monopolizzati, strumentalizzati per i propri interessi e come mezzo per potersi far la guerra. Figli malati, inibiti, bulli, devianti, sopra le righe, portavoce della sofferenza della famiglia e della coppia, funzionali a negare la crisi del legame e a catalizzare tutte le attenzioni e le critiche.
L’ampio ed esaustivo panorama che si dipana nelle pagine di Mal d’amore, porta con sé tutta la fatica e la necessità di manutenzione che ogni relazione chiede, dove l’accettare l’altro come individuo separato non è mai uno scontato e dove la stereotipia dei ruoli, all’interno dei quali si rischia di essere imprigionati, è sempre in agguato. I due autori non danno delle ricette, non si prodigano ad elencare decaloghi di ciò che salva o di ciò che fa naufragare la coppia ma con parole comprensibili delineano un panorama di storie, famiglie, incastri patologici che se non pensati transitano nella mente della discendenza inquinando anche il sociale.
Scalari e Berto accompagnano gli addetti ai lavori, e non solo, a toccare delle tematiche centrali che, aprendo degli interrogativi, diventano utili bussole chiarificatrici non solo per gli operatori che lavorano con la coppia ma anche per chi si occupa di bambini e adulti che, invischiati, in questi legami non possono che soffrire e dove “un’ampia progettazione sociale che sia finalizzata all’educazione sentimentale della nuove generazioni” pare essere l’unico antidoto efficace per questo potente veleno relazionale.

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.