Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide background
Slide background

Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
  • Marcella ha scritto Altro
    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

dm-logo

a cura di Laura D'Orsi

Come aiutarlo se la calvizie diventa un chiodo fisso

La psicologa racconta la storia di un paziente disposto a tutto pur di avere di nuovo una capigliatura folta. Dietro quest'ansia che sta rovinando la sua vita di coppia c'è una scarsa autostima. Da superare insieme alla compagna Mauro è un giovane ingegnere di 32 anni, dal fisico asciutto e dall'aspetto curato. Viene nel mio studio accompagnato dalla fidanzata Giovanna «L'ho convinto con un ultimatum» racconta la ragazza. «Se non avesse accettato, avrei chiuso la nostra storia. Il fatto è che non so più come aiutarlo. Lui è ossessionato dai capelli che gli cadono. Ha iniziato qualche anno fa, ma ancora non riesce a darsi pace. Ha il terrore di diventare come i maschi della sua famiglia, che hanno problemi di calvizie. CosÌ, le ha provate tutte, spendendo capitali in rimedi che poi si sono rivelati delle fregature. Ormai il suo è un pensiero fisso. CosÌ a un certo punto gli ho detto che quello di cui ha bisogno veramente non è un dermatologo, ma uno psicologo». Giovanna è molto estroversa e forse ha dei modi un po' spicci. Ma ha sicuramente centrato il problema del fidanzato. La invito a lasciarci soli. Mauro, con un po' di reticenza, conferma che sta attraversando un periodo difficile, si sente depresso e poco motivato anche nel lavoro. Persino il desiderio sessuale è diminuito. Non crede però che delle sedute di psicoterapia possano aiutarlo. A lui interessa solo trovare un rimedio scientifico che salvi i suoi capelli ed è convinto che questa sia l'unica soluzione. Gli rispondo che effettivamente ci sono delle cure molto valide. Ma che secondo me il problema è un altro. «Lei è una persona che nella vita tende a subire le situazioni, vero?». Mauro, per la prima volta, mi rivolge uno sguardo interessato. Capisco di aver toccato il nocciolo della questione. E ci salutiamo fissando l'appuntamento successivo.


Il coach dice che: da sempre i capelli, per un uomo, sono simbolo di virilità. Basti pensare a Sansone, la cui immensa forza risiedeva proprio nella chioma. E infatti, una volta tagliata, l'eroe prima imbattibile venne sconfitto dai nemici. Una folta capigliatura, dunque, si associa all'immagine di un uomo sicuro di sé, amato dalle donne, vincente. Esprime una virilità intesa non solo in senso sessuale. Ed è proprio questo il motivo della crisi di Mauro e di molti che, come lui, si sentono sempre più insicuri a ogni capello che perdono. Durante gli incontri successivi, cerco di fare luce con Mauro sulla sua scarsa fiducia in se stesso. Sul lavoro, ma anche con gli amici. «L'immagine che ha di sé è quella di una persona vincente o perdente?» provo a stimolarlo. «Lei non accetta di perdere i capelli, perché teme di essere un perdente. È come se la caduta le confermasse che è proprio cosÌ». Cerco di fargli capire, insomma, che certo, il problema estetico c'è ed è comprensibile, ma non deve diventare una fissazione. E insieme lavoreremo per superarla 10 incoraggio ad assumere degli atteggiamenti più attivi, a subire meno gli eventi. Piano piano le cose cominciano a cambiare. Mauro arriva a fare una scelta importante. Lascia il lavoro e fonda una società con dei colleghi. Un posto meno sicuro, ma che gli permette di decidere in prima persona Durante una seduta vedo anche Giovanna. n suo ruolo è stato fondamentale. Inizialmente spingendo il fidanzato al colloquio psicologico, poi sostenendolo nelle sue decisioni, mostrando piena fiducia in lui e naturalmente dimostrandogli sempre apprezzamento fisico anche se la chioma si stava sfoltendo. L'angoscia di Mauro cosÌ è passata ed è ritornato anche il desiderio sessuale. Ora si guarda allo specchio e finalmente si piace.

dm-capelli

Incontri

Marzo 2024
LMMGVSD
1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
Aprile 2024
LMMGVSD
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.