Trovare il senso della vita è un’impresa davvero ardua per tutti quei ragazzi che hanno potuto attingere con grande facilità sia ai beni primari sia all’amore incondizionato dei familiari.
Certi giovani crescono dentro ad un mondo “ipermercato” dove tutto si trova in abbondanza. Basta allungare la mano, mettere nel carrello, pagare e… andare via. Non una parola con il bottegaio, non un limite al prodotto desiderato, non una salubre attesa che arrivi la cosa prescelta. Se quel che si brama non è immediatamente a disposizione, al massimo, si cambia centro commerciale!
Questi stessi ragazzi, se incontrano adulti che si rapportano con loro senza avere delle esigenze relazionali, pensano di aver diritto ad essere accettati, compresi, giustificati, amati, ammirati. Idolatrati. Tutto è quindi loro dovuto. Tutto è da loro ottenuto senza alcun impegno. Questi giovani “senza pensieri” smarriscono così l’idea dello sforzo necessario per raggiungere una meta.
Questi adolescenti pertanto non costruiscono interiormente il senso della fatica per realizzare un sogno.
Questi giovani infine perdono il valore del sacrificio, della fatica, della rinuncia necessari per aspettare fiduciosi di “farcela”.
O hanno tutto subito e anche come lo vogliono o si sentono sconfitti, falliti, mancanti. Nati difettosi!
Spesso sono andati a scuola solo per prendere un voto “anonimo” al solo scopo di farsi promuovere.
Il senso dell’incontro con la cultura che conduce verso nuovi orizzonti non è purtroppo mai nato dentro di loro.
“Ma che importa imparare?” diceva un simpatico giovane mettendo in relazione la sua capacità di non studiare con quella di ottenere buoni voti. Raggiunta questa abilità da giocatore di poker si sentiva veramente soddisfatto. Ed anche i genitori lo erano perché veniva promosso. E pure i professori parevano disinteressarsi delle mancate emozioni che viveva incontrando il sapere. L’abilità dunque era iscritta nel non fare fatica ed ottenere ottimi profitti.
Questo principio – massimo risultato con minimo sforzo -, una volta appreso, purtroppo non demorde più.
Nemmeno nell’amore.
Ogni innamoramento tramonta ben presto in una vischiosa noia, apatia, superficialità. Non potendo investire la persona amata di passione il piacere – presto soddisfatto – chiude velocemente ogni apparente storia affettiva.
A questi giovani manca proprio la passione che incuriosisce e muove il cuore.
Per fortuna non sono molti, ma quando li incontro m’intristisco perché sento che stanno uccidendo il loro mondo emotivo, le loro potenzialità, la loro vitalità. E senza sentimenti non c’è vitalità e vigore. Non c’è forza d’animo.
L’educazione di questi ragazzi passa per riscaldare i loro stati d’animo congelati. E’ dunque necessario aprire in loro l’interesse per ciò che sentono nei confronti di loro stessi senza arrendersi alla loro superficie ghiacciata che ci raggela con affermazioni quali: “Non sento nulla, non so cosa pensare, questo non mi interessa, non ho niente da dire, va bene così, lasciami in pace, hai ragione, la prossima volta farò come vuoi…”. Sono queste delle frasi micidiali che ammazzano il pensiero, la ricerca, l’investimento su di sé. Sono queste delle affermazioni da ipermercato che svende vite umane a basso costo.
Ma, si sa, le offerte al ribasso nascondono sempre qualche insidia. Quindi attenzione alla calma piatta. Sotto cova la rabbia micidiale per una vita senza senso.