a cura di Barbara Rossi,
la meridiana, Molfetta, Bari 2009
Crescere nel gruppo
So-stare nei gruppi un testo corale per un discorso squisitamente collettivo.
E poiché il pensiero non nasce se non nell’incontro con l’altro questo saggio della collana Premesse… per il cambiamento sociale diventa una ricca testimonianza di come essere una polis.
Un testo mai auto celebrativo. Un saggio non centrato su di un sapere da difendere. Uno scritto in nessun momento chiuso nella roccaforte di chiuse parrocchie.
Le molteplici voci degli Autori si intrecciano, intersecano, respingono ed uniscono diventando, nel loro insieme, un unico discorso sul pensiero gruppale così come ognuno dei quindici protagonisti lo sente, lo vede, lo pensa e lo sperimenta.
La ricchezza del volume sta dunque nell’offrire un percorso pratico e teorico sui gruppi fino a far vivere un’esperienza gruppale mentre lo si scorre, attraversa e studia.
Ogni lettore è dunque chiamato a comprendere, ma anche a sperimentare in diretta, la difficoltà e il piacere di un incontro a più voci.
La visione terapeutica del gruppo si intreccia con i dispositivi preventivi definendo un comune denominatore dato dall’apprendimento. E’ sul poter imparare cose nuove su di sé, sugli altri e sul mondo che il gruppo esercita il suo grande fascino. Bellezza dell’incontro che crea benessere poiché crea conoscenza.
Non però senza ostacoli.
Lasciare il noto per l’ignoto, abbandonare il certo per l’incerto, ricusare stereotipi per formulare nuove idee non è infatti un processo indolore. E la curatrice del libro, Barbara Rossi, capo cordata come la definisce nella postfazione Franco Fasolo, non risparmia al lettore l’impegno di dover attraversare una molteplicità di mondi, sistemi, contesti, eventi, vertici, angosce, illusioni, realtà. La curatrice, che è anche Autrice di alcuni saggi, pare ricordaci che non solo il libro è il prodotto di un percorso gruppale, ma che dovremo mettere in gioco il nostro gruppo interno per poter sopportare le plurime tensioni intellettive a cui viene sottoposta la nostra mente nel leggere la pluralità di contributi contenuti nel volume. Una mente sollecitata, messa alla prova, destrutturata e ristrutturata, così come avviene in ogni esperienza collettiva.
La bellezza-benessere sta nel momento dell’intuizione là dove l’insieme diviene unità, senso, comprensione.
E la complementarietà dei testi la ritroviamo in quel mondo emotivo che ogni incontro con l’alterità sollecita e mette alla prova. L’altro con il suo corpo che nel gruppo diviene ingombrante presenza. E l’articolo di Anna Maria Gibin Una riflessione per chi soffre di disturbi alimentari, pare ricordarci come nel gruppo ognuno possa posare lo sguardo sull’involucro pelle dell’altro per rispecchiarsi e per differenziarsi.
L’altro che con le sue idee che, nell’interazione affettiva ed intellettiva, diviene paura di essere cancellati e speranza di essere riconosciuti.
So-stare nei gruppi è un testo per tutti, di tutti, con tutti poiché parla della paura che abita ogni singolo individuo e della possibilità di superare l’angoscia grazie all’incontro con l’altro.
Ognuno dunque nel testo, come in un gruppo, può trovare una parte do sé, dei suoi interessi, dei suoi pensieri, delle sue ideologie e dei suoi vissuti.
“Il libro apre a diverse angolazioni” dice Massimo Daviddi nella prefazione “terapeutiche, formative, educative e da diversi ambiti culturali, sociali della nostra vita”.
Ognuno quindi è anche chiamato a confrontare il suo punto di vista con quello degli altri poiché, se si perde il piacere dello scambio tra diversi, si perde il senso della vita. Non dunque un’unica teoria, ma l’intreccio di metafore, immagini, flash affinché ognuno costruisca la sua trama emotiva ed intellettiva.
E forse non del tutto a caso a metà del testo troviamo il saggio di Ivana Treviani sui Mondi in movimento. E’ questo un racconto sul migrare dei popoli, sul cercare rifugio altrove, sul credere che cambiare sia foriero di potenzialità.
Ed è di un processo migratorio che il testo, nella sua unitarietà, parla, mostra, descrive, interroga.
Ognuno per apprendere deve lasciare la sua terra natale ed inoltrarsi nel mondo sconosciuto, imparare una nuova lingua, costruirsi nuovi punti di riferimento. Certo questo ci ricorda l’Autrice implica stress, traumi, angosce. Ma è anche punto di partenza per la crescita individuale e collettiva.
E’ allora la narrazione di sé in gruppo che permette l’elaborazione dei momenti critici, di impasse, di resistenza al cambiamento. Narrare ad altri indica quindi la potenzialità terapeutica del gruppo che cura perché dà parola ai propri sommovimenti emotivi grazie anche al dire, raccontare, esporre dell’altro.
Ma come garantire questo processo?
E’ il saggio su I gruppi nella formazione di Annamaria Burlini a fungere da faro tecnico. L’Autrice declina infatti gli ostacoli emotivi che impediscono ad un gruppo di funzionare e ci illustra le funzioni del coordinatore quale facilitatore del processo di apprendimento in gruppo. Il conduttore infatti non insegna, ma indica ciò che disturba l’apprendimento, fa ipotesi su quanto ostacola la comunicazione, sollecita il confronto tra i partecipanti, accompagna nella realizzazione del compito.
Compito che riunisce i membri e fa costituire il gruppo. Qualsiasi esso sia sottolinea la molteplicità di contesti in cui viene proposto nel testo. Compito come inshait che apre la mente. Qualsiasi sia il cambiamento che il lettore vorrà fare suo dopo aver letto i quindici articoli che compongono il libro. Compito come organizzatore del pensiero. Qualsiasi sia la forma che le idee prendono dopo aver attraversato il molteplice mondo presentato in So-stare in gruppo.
Paola Scalari
So-stare nei gruppi proposte per esperienze di benessere.
a cura di Barbara Rossi,
la meridiana, Molfetta, Bari 2009
Crescere nel gruppo
So-stare nei gruppi un testo corale per un discorso squisitamente collettivo.
E poiché il pensiero non nasce se non nell’incontro con l’altro questo saggio della collana Premesse… per il cambiamento sociale diventa una ricca testimonianza di come essere una polis.
Un testo mai auto celebrativo. Un saggio non centrato su di un sapere da difendere. Uno scritto in nessun momento chiuso nella roccaforte di chiuse parrocchie.
Le molteplici voci degli Autori si intrecciano, intersecano, respingono ed uniscono diventando, nel loro insieme, un unico discorso sul pensiero gruppale così come ognuno dei quindici protagonisti lo sente, lo vede, lo pensa e lo sperimenta.
La ricchezza del volume sta dunque nell’offrire un percorso pratico e teorico sui gruppi fino a far vivere un’esperienza gruppale mentre lo si scorre, attraversa e studia.
Ogni lettore è dunque chiamato a comprendere, ma anche a sperimentare in diretta, la difficoltà e il piacere di un incontro a più voci.
La visione terapeutica del gruppo si intreccia con i dispositivi preventivi definendo un comune denominatore dato dall’apprendimento. E’ sul poter imparare cose nuove su di sé, sugli altri e sul mondo che il gruppo esercita il suo grande fascino. Bellezza dell’incontro che crea benessere poiché crea conoscenza.
Non però senza ostacoli.
Lasciare il noto per l’ignoto, abbandonare il certo per l’incerto, ricusare stereotipi per formulare nuove idee non è infatti un processo indolore. E la curatrice del libro, Barbara Rossi, capo cordata come la definisce nella postfazione Franco Fasolo, non risparmia al lettore l’impegno di dover attraversare una molteplicità di mondi, sistemi, contesti, eventi, vertici, angosce, illusioni, realtà. La curatrice, che è anche Autrice di alcuni saggi, pare ricordaci che non solo il libro è il prodotto di un percorso gruppale, ma che dovremo mettere in gioco il nostro gruppo interno per poter sopportare le plurime tensioni intellettive a cui viene sottoposta la nostra mente nel leggere la pluralità di contributi contenuti nel volume. Una mente sollecitata, messa alla prova, destrutturata e ristrutturata, così come avviene in ogni esperienza collettiva.
La bellezza-benessere sta nel momento dell’intuizione là dove l’insieme diviene unità, senso, comprensione.
E la complementarietà dei testi la ritroviamo in quel mondo emotivo che ogni incontro con l’alterità sollecita e mette alla prova. L’altro con il suo corpo che nel gruppo diviene ingombrante presenza. E l’articolo di Anna Maria Gibin Una riflessione per chi soffre di disturbi alimentari, pare ricordarci come nel gruppo ognuno possa posare lo sguardo sull’involucro pelle dell’altro per rispecchiarsi e per differenziarsi.
L’altro che con le sue idee che, nell’interazione affettiva ed intellettiva, diviene paura di essere cancellati e speranza di essere riconosciuti.
So-stare nei gruppi è un testo per tutti, di tutti, con tutti poiché parla della paura che abita ogni singolo individuo e della possibilità di superare l’angoscia grazie all’incontro con l’altro.
Ognuno dunque nel testo, come in un gruppo, può trovare una parte do sé, dei suoi interessi, dei suoi pensieri, delle sue ideologie e dei suoi vissuti.
“Il libro apre a diverse angolazioni” dice Massimo Daviddi nella prefazione “terapeutiche, formative, educative e da diversi ambiti culturali, sociali della nostra vita”.
Ognuno quindi è anche chiamato a confrontare il suo punto di vista con quello degli altri poiché, se si perde il piacere dello scambio tra diversi, si perde il senso della vita. Non dunque un’unica teoria, ma l’intreccio di metafore, immagini, flash affinché ognuno costruisca la sua trama emotiva ed intellettiva.
E forse non del tutto a caso a metà del testo troviamo il saggio di Ivana Treviani sui Mondi in movimento. E’ questo un racconto sul migrare dei popoli, sul cercare rifugio altrove, sul credere che cambiare sia foriero di potenzialità.
Ed è di un processo migratorio che il testo, nella sua unitarietà, parla, mostra, descrive, interroga.
Ognuno per apprendere deve lasciare la sua terra natale ed inoltrarsi nel mondo sconosciuto, imparare una nuova lingua, costruirsi nuovi punti di riferimento. Certo questo ci ricorda l’Autrice implica stress, traumi, angosce. Ma è anche punto di partenza per la crescita individuale e collettiva.
E’ allora la narrazione di sé in gruppo che permette l’elaborazione dei momenti critici, di impasse, di resistenza al cambiamento. Narrare ad altri indica quindi la potenzialità terapeutica del gruppo che cura perché dà parola ai propri sommovimenti emotivi grazie anche al dire, raccontare, esporre dell’altro.
Ma come garantire questo processo?
E’ il saggio su I gruppi nella formazione di Annamaria Burlini a fungere da faro tecnico. L’Autrice declina infatti gli ostacoli emotivi che impediscono ad un gruppo di funzionare e ci illustra le funzioni del coordinatore quale facilitatore del processo di apprendimento in gruppo. Il conduttore infatti non insegna, ma indica ciò che disturba l’apprendimento, fa ipotesi su quanto ostacola la comunicazione, sollecita il confronto tra i partecipanti, accompagna nella realizzazione del compito.
Compito che riunisce i membri e fa costituire il gruppo. Qualsiasi esso sia sottolinea la molteplicità di contesti in cui viene proposto nel testo. Compito come inshait che apre la mente. Qualsiasi sia il cambiamento che il lettore vorrà fare suo dopo aver letto i quindici articoli che compongono il libro. Compito come organizzatore del pensiero. Qualsiasi sia la forma che le idee prendono dopo aver attraversato il molteplice mondo presentato in So-stare in gruppo.
Paola Scalari
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