Per ogni uomo e donna, essere papà o mamma di un adolescente comporta il recupero di una buona parte del tempo che prima veniva assorbito dal figlio.
L’adolescente ha le sue amicizie, si arrangia, sta più tempo fuori che dentro casa.
A questo punto, madri e padri sentono il nido vuoto e possono riavvicinarsi per ri-progettare una vita di coppia, ritrovare antiche passioni, riformulare nuove mete. Tornano allora a occupare le piste da ballo, frequentano di più gli amici, si dedicano a degli hobby prima trascurati, organizzano dei viaggi avventurosi e romantici… Spesso quindi, due coniugi che sono genitori di un adolescente fanno questo e molto altro se stanno ancora bene assieme.
Ma qualche volta, invece, l’intimità ritrovata li opprime. Alcuni sposi, infatti, possono avvertire quel nido vuoto come una voragine che li fa sprofondare nell’assurdità del loro vivere assieme. Si ritrovano con più tempo, ma questo spazio in comune li asfissia, li deprime, li inquieta, li affatica… E vorrebbero scappare.
Se pian piano arrivano a domandarsi: “Se non è per i figli che altro senso ha la mia vita in coppia?” sono già dentro alla crisi coniugale.
Magari uno dei due arriva a chiedersi per quale motivo deve rinunciare all’amore di un’altra persona che gli faccia compagnia in questa nuova fase della vita, guarda non troppo da lontano l’avvicinarsi della fine dell’esistenza e vorrebbe tornare indietro, avverte l’esigenza di non precipitare nella solitudine di una vecchiaia lamentosa. Vuole quindi avere qualcuno da amare. Aspira a nuovi progetti perché è stanco di un partner che non è mai d’accordo sulle sue idee. Desidera un caldo affetto fatto di tenerezza e complicità. Sogna di rinvigorire la sua vita sessuale. Cerca di ritrovare passioni da tempo sopite. Vorrebbe tutte queste cose, ma spesso non sa osare perché teme di essere ridicolo visto che l’adolescente di casa non è lui, ma il figlio! Teme di farsi prendere in giro dal ragazzo, di diventare il capro espiatorio delle sue difficoltà, di vederlo schierarsi contro di lui, di non essere più un buon padre o una amorevole madre. E, alla lista delle controindicazioni, non c’è fine se un coniuge ha paura di lasciare il suo partner anche se sa che lasciare un marito o una moglie non significa abbandonare la prole!
Un uomo ed una donna che amano il figlio si chiedono per lunghi mesi se hanno diritto di addolorare la loro famiglia.
Durante notti insonni e giornate tormentate si domandano: “Posso separarmi da lui (o lei) dopo una vita passata assieme che ci ha congiunto non solo nel figlio, ma anche nelle abitudini, nelle finanze, negli oggetti di uso comune, nelle amicizie, nei parenti? Saprò accettare l’impoverimento economico nella mia vita? Gli altri mi capiranno o mi condanneranno? Troverò un compagno o rimarrò solo?”. Oppure se quell’amore nuovo è già sbocciato il partner stanco del menage familiare si chiede: “L’amore che sta nascendo con quest’altra persona diventerà più saldo se lascio la famiglia o si spegnerà miseramente di fronte alla vita in comune? Cosa diranno i miei figli? Mi vorranno vedere o mi puniranno non volendo più avere a che fare con me?”.
Paura, titubanza, arrovellamenti non mancano. Ma alla fine bisogna prendere una decisone.
La scelta non è semplice. Il timore di sbagliare e di perdere la faccia di fronte ai figli che, ormai adolescenti, si immagina non mancheranno di accusare e di dare filo da torcere, si trasforma alle volte in panico. Allora si esce da casa e si rientra. Si fanno promesse vane a se stessi e al nuovo amore, e puntualmente si disattendono. Sfiniti, si rischia di rendere tutti infelici: figli, moglie, amori, amici… E’ dunque meglio decidere sapendo che a qualcosa si dovrà per forza rinunciare.
Se alla fine, si opta per andar via di casa, lo si deve annunciare prima al partner e se questi, ripresosi dal trauma, dai pianti, dalla tristezza e dalla rabbia, è disponibile, lo si comunica insieme al figlio. Sapendo che bisogna essere pronti a raccogliere rabbia e tristezza, accuse e anatemi, lacrime e spallucce…
La fine del matrimonio è ora sancita per tutti.
Non manca certo il dolore, ma nemmeno viene meno l’amore che lo lenisce. E il tempo fa il resto. Magari permettendo ad ognuno nuovi sviluppi affettivi, e ai figli di non avvertire quel ricatto che, detto o non detto, permea in modo insano le pareti di casa quando si rimane sposati in nome della prole.
Anche i ragazzi stanno scoprendo l’amore. E saranno proprio i primi legami, fatti di alti e bassi, che permetteranno loro di comprendere meglio il genitore che ha rotto il vincolo matrimoniale.