Nuovi papà, vecchi bisogni

Una nuova generazione di padri sta confrontandosi con i figli divenuti ormai adolescenti. Sono papà che hanno visto nascere i loro bebè perché sono entrati in sala parto,che hanno tenuto il neonato tra le loro braccia, che hanno accompagnato il bambino a scuola quotidianamente. Sono uomini che hanno condiviso con i loro figli il tempo libero giocando e sollecitando il contatto fisico.
Sono quindi padri materni, cioè sono uomini che hanno sviluppato capacità di cura, hanno sperimentato il gusto di condividere emozioni, hanno appreso ad occuparsi di educazione.
Sono, tra i padri che sono vissuti dalla notte dei tempi, i migliori. Vicini, affettuosi, capaci di consolare, amabili. Hanno inoltre quel qualcosa in più dalle mamme che proviene dalla loro forza fisica, dal fascino del loro vivere più tempo fuori casa, dalla passione che mettono nel rapporto poiché sanno di essere alle prime armi.
Il figlio se ne innamora facilmente. Sono meno oppressivi delle mamme. Sono più teneri della donna di casa. Qualche volta sono anche più affettuosi.
Il ragazzo perciò non ne teme lo sguardo severo, non paventa le loro punizioni, non avverte in loro nessuna autorità gratuita. Piuttosto, sente il piacere che può provare un uomo divenuto genitore a lasciarsi andare al contatto emotivo e fisico da cui un tempo si doveva astenere.
Questi papà che hanno giocato un ruolo affettivo così cruciale con il figlio, sono chiamati però a cambiare registro con l’arrivo dell’adolescenza.
Devono diventare dei padri “rompi”, come direbbero i loro figli, poiché devono proprio rompere ogni complicità con i loro ragazzi. Se vogliono aiutarli ad andare per il mondo, non devono trattenerli con una sottile, quanto invischiante, seduzione. E il condurre a sè viene attuato con l’acquisto facile, con la complicità segreta che li vede alleati nel contrapporsi a mamma, con gli atteggiamenti che li mettono sullo stesso piano. Uguali. E così incontriamo un padre compiacente che si schiera contro gli insegnanti invece di riprendere il figlio per il suo insufficiente profitto, un papà che lascia la casa libera perché il figlio possa vivere in pace la sua vita sessuale, un genitore sempre pronto giustificare i comportamenti del suo ragazzo.
Solo se gli adolescenti si sentono mal-trattati a casa sono invece stimolati a cercare fuori delle pareti domestiche ciò di cui hanno bisogno. Altrimenti l’amore familiare satura i bisogni affettivi e qualche volte anche amorosi.
Il ragazzo che non è stimolato dal padre a rompere la fusionalità familiare, è destinato a non crescere veramente. Rimane infatti sotto l’ala protettiva del padre, e rinuncia a cercare l’amore altrove. Ed anche se prende una cotta, non sa trasformarla in un rapporto serio e importante. Nulla può competere con l’amore paterno. Nessun uomo può prendere il posto di papà nella vita delle figlie, ma nemmeno nessuna donna può rivaleggiare con l’impareggiabile gusto di fare delle cose con papà. Vi sono allora dei padri che amano troppo. E in questa dose tossica d’amore, ci sta la complicità dei padri a continuare l’idillio del rapporto con il bambino che li ha così tanto gratificati. Per la prima volta nella storia. Proprio per questo non hanno modelli a cui ispirarsi per rimanere dei padri affettivi, ma anche per non abdicare al compito di spingere verso il mondo i loro figli ormai cresciuti.

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