Una recente indagine di un comune del Nord Italia ha evidenziato come i casi di disagio sociale presentino una costante assenza. Nessun adolescente seguito dal servizio di tutela minori ha infatti dei nonni presenti nella sua vita.
Potremmo dunque dire che quando i nonni mancano all’appuntamento con i nipoti, i nipoti rimangono più facilmente intrappolati in situazioni di disagio, devianza, trascuratezza. E ciò che i nonni possono fare non è tanto occuparsi del nipote al posto del figlio o della figlia poiché sappiamo come questo “furto” del piccolo rappresenti una mortificazione per i nuovi genitori. E’ questa un’umiliazione infatti che i neo genitori cercano di ovviare “regalando” i figli ai loro familiari. E si rivivono in quei figli voluti dai nonni tanto quanto loro stessi non si sono mai sentiti dei bambini desiderabili, apprezzabili, amabili.
Ovviamente le sfumature sono tante.
Si va dai nonni qualsiasi che si sovrappongono ai genitori nelle cure dei nipoti con la scusa di dar loro il pranzo e la cena, di far fare loro i compiti scolastici, di riuscire a domarli,ai nonni affidatari a cui vengono proprio dati in tutela i nipoti ritenendo i loro genitori non capaci di farli crescere. E così l’affido parentale diviene uno strumento per legittimamente mettere da parte madri e padri che non riescono ad assolvere ai loro compiti genitoriali. Questa negligenza però è, il più delle volte, dovuta proprio al fatto che i loro genitori, cioè i nonni del ragazzo, non sono stati adeguati.
La catena intergenerazionale attraversata da disagio rischia pertanto di non interrompersi.
I nonni possono essere quindi un tramite alle relazioni tra nipoti e genitori se funzionano come mediatori familiari, o possono recidere questi fili tra le generazioni sia non interessandosi dei nipoti sia impossessandosi completamente di loro.