Le nuove tecnologie stanno cambiano il modo di comunicare delle nuove generazioni, e quando si modifica la modalità comunicativa si trasforma tutta la società.
È stato così con l’avvento della parola, della scrittura, dei media, della televisione e infine oggi è così con la Rete. Nella iper-complessità aperta dalle autostrade della comunicazione i bambini e i ragazzi però rischiano di smarrirsi. Ci vuole allora un surplus di educazione.
È necessaria una dose massiccia di qualcosa che non offra informazioni bensì etica della relazione. I nostri ragazzi hanno bisogno di imparare la segnaletica da seguire dentro a questo mondo dove tutto pare possibile, immediato, senza limiti. E non è tanto o solo il dare norme per contenere l’uso del computer che glielo insegnerà. Certo ci vuole anche una sana vigilanza su quanto stanno connessi e con chi si connettono, ma ci vogliono soprattutto delle alternative. Esse, a mio avviso, vanno ricercate in una nuova cultura umanistica che sappia contrapporre al fascino della Rete qualcosa di alettante come la cultura che è il cibo per l’Anima.
Per i più piccini sarà giocare sia da soli sia con gli amici inventando scenari fantastici dove muoversi, saltare, correre, mettersi alla prova, inventare. E la creatività che si esprime nel gioco sarà il vero antidoto al fascino del monitor. Impareranno così a stare da soli e a inventare idee sentendo che non c’è nulla di più gratificante. Crescerà quindi il piacere di sentir leggere e di leggere potendo creare con la mente mondi fantastici nei quali immaginarsi protagonisti grazie all’immedesimazione con i diversi personaggi. Non potranno quindi rinunciare al piacere di raccontarsi per costruirsi la loro storia. Infine il fare esperienza sostituirà il conoscere informatico. E un prato è ben diverso dalla prateria vista dietro al video.
Per i ragazzi vorrei anche aggiungere che la poesia rimane un antidoto alla mancanza di educazione sentimentale che rischia di inaridire il sentire con tutti i sensi. E la parola da veloce scarica potrà divenire ricerca di risonanze emotive ed affettive. Quindi la cultura diverrà il modo per far usare con intelligenza il grande potenziale informativo e di socializzazione virtuale che il web garantisce. Certo che come per ogni altra azione educativa ci vuole una buona testimonianza da parte degli adulti. E possono madri e padri chiudere il loro i-phone? Possono insegnati ed educatori non guardare in continuazione il loro cellulare? Ma soprattutto tutti gli adulti possono non rinunciare a farsi una cultura? Anche quella sulle nuove tecnologie poiché non si può educare su quanto non si conosce.