intervista a Paola Scalari a cura di Laura D’Orsi, giornalista
Una mamma scrive:
Ho un bambino di quattro anni che è l’ombra di suo fratello, di due anni più grande. Lo segue in ogni cosa, lo difende sempre, è il suo eroe. L’altro a volte è insofferente, altre volte fa il prepotente con lui. Come devo comportarmi?
Come nasce un rapporto così stretto tra fratelli?
Nei primi momenti di vita le figure di riferimento per un bambino sono i genitori. Ma poco tempo dopo la situazione comincia a cambiare. L’attenzione del piccolo si concentra anche sugli altri familiari, in particolare sul fratello maggiore, che lui percepisce come un suo “pari”. Nasce così un legame che gli consente di sentirsi protetto da una parte e, dall’altra, di imparare dal più grande attraverso l’imitazione. Così il rapporto tra i due diventa molto stretto. Tanto che il piccolo diventa l’ombra del fratello maggiore, che si sente un po’ soffocato.
Come si può intervenire concretamente?
Dividendo le attività dei fratelli con gradualità e tatto, i genitori possono aiutarli a sviluppare ciascuno le proprie potenzialità. Se i due diventano inseparabili, c’è il rischio infatti che il più piccolo abbia la necessità di sentirsi sempre spalleggiato da una figura più “forte”. E il più grande si abitui ad avere un ammiratore fisso, che lo segue ovunque vada. Oltre a creare occasioni differenziate, si può spiegare al più grandicello che mamma e papà comprendono bene come a volte il piccolo sia una presenza un po’ ingombrante. Così si sentirà capito e supererà più facilmente sia il fastidio che l’inevitabile gelosia per l’ultimo nato. Dall’altra però, si deve intervenire con autorevolezza anche sul figlio minore e dirgli che quel gioco o quell’attività non può farli perché sono solo per i bambini più grandi. È giusto che sappia aspettare e impari così a desiderare certi obiettivi.
Quali vantaggi ci sono in un rapporto così stretto?
Spesso, pur di essere ammesso nel mondo dei bimbi più grandi, il piccolino accetta di sottostare a qualsiasi ruolo. Impara cioè a stare alle regole dettate dal fratello maggiore. Questo si traduce, per i secondogeniti, in una grande lezione, quella di saper ricoprire anche ruoli secondari. Apprendono, quindi, che non si può essere sempre al centro dell’attenzione e che è importante sapersi adattare. Il più grande, invece, impara a sviluppare un senso di protezione e allo stesso tempo di complicità e di solidarietà. Il meccanismo di competizione tra i fratelli è uno stimolo formidabile per l’apprendimento, ancor più dell’imitazione. Non è un caso, infatti che i secondogeniti spesso apprendano più precocemente dei figli maggiori.
Ci sono degli atteggiamenti da evitare?
Non pretendere che durante un litigio il più grande sia sempre disposto a capire di più, né mortificare il più piccolo paragonandolo sempre al fratello. Cercare invece di aiutarli a trovare un accordo, senza schierarsi. E poi non preoccuparsi di dividere affetto e attenzioni con il bilancino. Non è così che si aiutano due fratelli ad andare d’accordo. E’ valorizzando le capacità di ciascuno e ascoltando le loro esigenze, che si sentono capiti dai genitori. E quindi, liberi dal confronto, possono conquistare i loro spazi.