Padri che amano troppo – Giulia Rossetto

Padri che amano troppo


Giulia Rossetto, psicologa

Padri che amano troppo. Ma che vorrà dire realmente “amare troppo”? Il titolo si propone con un ossimoro che incuriosisce, ma al contempo inquieta: Amare è un termine dal sapore tutto al positivo, che difficilmente può essere concepito come un qualcosa di erroneo, di eccessivo, di nocivo; Troppo è un avverbio che suona come un rimprovero, che ci mette in guardia e ci ricorda il naturale equilibrio delle cose.

E’ proprio da questo sottile tranello iniziale che il libro di Francesco Berto e Paola Scalari ci conduce dentro le storie di padri dei nostri giorni, così diversi, ma così uguali a quelli di qualche anno fa, alle prese con i loro figli adolescenti e con le loro paure, le loro contrazioni, le loro insicurezze e i loro eccessi.

Il libro ci introduce subito alla consapevolezza che mai come in questi anni, di rivoluzione sociale, il ruolo del padre ha dovuto cambiare volto e reinventarsi: non sta più, severo osservatore, sullo sfondo della scena della vita dei figli che crescono; non è più l’unica fonte di sostentamento per la famiglia; non incute più quella sacra riverenza che mantiene le distanze; non è più l’uomo tutto d’un pezzo, saldo e difficilmente perturbabile.

Il mutamento triangolare che caratterizza i nostri giorni ci porta quindi faccia a faccia con questi nuovi uomini, che si trovano in diretta e violenta relazione con i loro figli senza avere, per varie vicissitudini di vita, la protezione e la complicità della donna, di colei che materialmente ha dato alla luce il bambino e che storicamente deve fondersi e distaccarsi da lui per permettergli di crescere come individuo affettivamente autonomo.

E da questa nuova figura di padre che quasi si reiventa madre, nascono le storie di questo libro che ci mettono in prima linea spettatori di realtà tanto inquietanti quanto quotidiane di padri e figli vittime della loro esistenza.
In un continuum, che va dalla “soffice” storia di Rocco alla straziante vicenda di Veronica, ci sfilano davanti le vite di ragazzi e ragazze, alle prese con la loro fatica di crescere, con tutte le loro paure e inadeguatezze dove l’incontro o lo scontro con il padre rende questo già difficile processo ancora più esasperato.
Ed è così che in una solida cornice spaziale che si concretizza in Venezia e i suoi dintorni, tanti nomi di ragazze e tanti nomi di ragazzi si rincorrono tra le pagine drammaticamente appassionanti di questo libro, e i loro padri e le loro storie tutte diversamente così invischianti ne disegnano quello che ci appare come un ineluttabile destino.

…ed è proprio nell’ultima storia, quando anche noi ci troviamo in volo a mezz’aria con la protagonista, che nelle sue parole troviamo un’ imbarazzante via di uscita che sembra vanificare quella sensazione soffocante, quella sensazione di troppo…Veronica non dice molto…dice semplicemente “papà”.

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