Alternano momenti di grande generosità, di forti entusiasmi e poi fanno invece fatica a restare sugli impegni presi. Passano da una esperienza all’altra consumando tutto in fretta mentre sembrano non legarsi davvero a nulla.
Molti ragazzi sembra facciano fatica ad orientarsi. Per aiutarli, non bisogna cadere nella trappola di sostituirsi ai figli, dicendo loro cosa fare.
L’adulto deve lasciarsi mettere alla prova dalla conflittualità degli adolescenti. Accettare di non aggiungere proposte su proposte per rispondere al loro disagio ma mettere a disposizione spazi di vita e di autonomia. E in questi spazi, i genitori devono sopportare che i ragazzi non facciano le cose che loro, come adulti, vorrebbero. Spesso desiderano che “producano” qualcosa, mentre non è dell’adolescente produrre, il suo compito evolutivo è perdere tempo, un perdere tempo che non sia noia vuota ma esplorazione delle possibilità.
Se i ragazzi si danno il compito di organizzare una festa, il risultato non è la festa, ma il fatto che si trovino ad immaginarla, organizzarla, costruirla. Non importa se alla fine non la realizzano.
Certo, in una società fondata sui prodotti è molto difficile accettare che gli adolescenti apparentemente non combinino niente di produttivo.
Quando il fatto che non producono è invece un campanello di allarme? Quando si annoiano. Quando non riescono ad immaginare il progetto. Il problema è la noia della non immaginazione, non l’assenza di un oggetto finale.