Nuovi padri si affacciano alla vita dei ragazzi di oggi.
Sono padri teneri, attenti ai bisogni dei piccoli, spesso molto presenti nella vita quotidiana dei figli. Sono padri quindi che si smarriscono di fronte alla tempesta emotiva dei loro figli che crescono e… si ribellano.
Questi genitori hanno infatti creduto che amando dolcemente la loro prole e accontentandola l’avrebbero resa felice. Per questo rimangono paralizzati di fronte alle intemperanze dei loro ragazzi e si sentono vinti dalle sfrontatezze delle loro ragazze.
Hanno sempre cercato di andare loro incontro. Perciò non ne capiscono il linguaggio scurrile, le azioni insensate, le bravate pericolose. Si chiedono attoniti: “Perché tanta mal-educazione a fronte del mio impegno?”. Demoralizzati si prodigano. Ma non trovano la strada.
Hanno condiviso con i loro ragazzi sport e uscite, letture e passeggiate. Ed ora non sanno come fronteggiare l’ostilità ripetuta e provocatoria dei loro ragazzi. Cercano allora, in modo spesso del tutto inutile, di riprendere quota con una severità che però non spaventa di certo i loro figli. Gli adolescenti di oggi, infatti, hanno beneficiato troppo di un padre affettivo per poter dar credito ad un padre che vorrebbe far paura. I figli guardano quasi con pietà il modo un po’ patetico in cui questi padri senza autorità si cimentano nel tentativo vano di imporre regole e di punire. Per questi metodi è sicuramente tardi. Anche se non è invece tardi per guardare a come questo clima familiare ovattato abbia reso i ragazzi incapaci di fronteggiare le difficoltà evolutive. Sono infatti ragazzi che non sanno come far fronte alla frustrazione, all’insuccesso e alla fatica. Hanno creduto di poter dominare il mondo senza alcun principio regolatore di tipo paterno. Ora sono spaventati che la realtà non sia così governabile come credevano. E allora provano in mille modi a piegarla al loro volere. Credendosi invulnerabili sfidano la vita e incontrano la morte. Se non quella fisica, seppur l’incolumità sia sempre a rischio per chi beve o corre all’impazzata, sicuramente quella psichica. La vita mentale del ragazzo che non ha introiettato un principio paterno non sottostà alle regole della realtà. E senza un limite entrano nella confusione. L’assenza del confine generazionale segnato da padri che si pongano in maniera dissimetrica rispetto ai figli lascia dunque senza principi guida i ragazzi. Ed inoltre senza padri che abbiano fatto assaggiare la giusta frustrazione i ragazzi si trovano senza la forza di far fronte agli urti della vita. E soccombono di fronte ad ogni più piccolo smacco. Cadono a terra fino al punto di cercare la forza nelle sostanze. O si demoralizzano ricorrendo inutilmente al dominio dell’altro.
Incontriamo così padri affranti che non sanno da che parte prendere figli che usano sostanze. O padri frastornati di fronte agli atti violenti dei loro ragazzi. Si ripetono: “Ma io non gli ho insegnato questo!”. Certo questo è vero. E’ però vero anche che hanno lasciato che l’ambiente familiare sia attraversato dal principio materno. Cioè dall’affettivo che sa sempre comprendere, giustificare, coprire, assecondare, concedere… Delle volte senza capire cosa il figlio covava sotto le sue pretese. Forse proprio il bisogno di un padre che fungesse da freno?
La strada allora che, seppur con gran impegno, questi nuovi papà possono intraprendere è quella di dar voce alla loro rabbia affinché i ragazzi imparino a conoscerla e a modularla con loro. Padri con cui litigare. Padri con cui scontrasi. Padri con cui misurarsi.
Credo che siano questi i papà che i nostri ragazzi reclamano quando non sanno regolarsi nel mondo, quando si smarriscono. Quando si travestono da leoni coprendo così la loro fragilità di imberbi agnellini.

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