Ragazzi e insegnanti: relazioni complesse

Abbandonare gli splendidi genitori dell’infanzia riconoscendo i limiti di una madre e un padre che, nella realtà, sono persone “comuni” è uno dei compiti più complessi per un adolescente. Ogni ragazzo, per lasciare le protettive braccia di mamma e le sicure mani di papà, deve quindi individuare degli adulti che siano in grado di esercitare nella sua mente un particolare fascino.
Sappiamo che questo spostamento è un modo per proteggere vissuti libidici che rischiano di incistarsi in famiglia. Questo andare verso figure adulte affascinanti aiuta il ragazzo ad innamorarsi di persone non familiari.
Gli adolescenti sono quindi “programmati” per essere attratti dei loro professori.

Da sempre languide adolescenti hanno guardato con occhi dolci attempati professori che le incantavano con la loro parlantina e dinoccolati ragazzetti hanno guardato affascinati le gambe e il seno delle prof più avvenenti.
Nelle epoche passate, gli adulti che facilitavano il passaggio dal ventre familiare al mondo esterno, sono stati per antonomasia quei professori che potevano esibire i loro esclusivi saperi. Gli insegnanti detenevano la conoscenza e la naturale curiosità dell’adolescente faceva sì che individuasse nei professori coloro che erano in grado di accompagnarlo in questa scoperta.
Ed era una scoperta globale!
L’era di internet ha messo una seria ipoteca su questa esclusività e quindi, oggi, i docenti debbono avere anche qualcos’altro per attrarre i giovani. Nel terzo millennio, quindi, questo innamoramento, che mescola saperi ed ormoni, appare più complesso poiché i ragazzi dei nostri tempi non solo sono esigenti, ma anche sono maggiormente in grado di criticare gli adulti.
Una famiglia che ha dato il permesso di parlare alla pari, delle maestre che si sono fatte dare confidenzialmente del tu, degli allenatori sportivi che sono posti come fratelli maggiori, hanno dunque aperto la strada ad un rapporto più complicato tra gli adolescenti e i loro insegnanti.
Qualcuno, banalmente, dice che i ragazzi non sono più attenti e sono più maleducati.
Qualcun altro, più acutamente, nota che i professori non sono più preparati come un tempo e sembrano dover fare i conti con dei loro percorsi scolastici troppo lacunosi, fragili, incompleti.
Tutti i docenti che vogliono per davvero fare questo mestiere accusano la mancanza di una preparazione psicologica adeguata alla vivacità ed intelligenza dei giovani di oggi.
Tutti i ragazzi, di sicuro, vogliono invece che i loro docenti siano degli adulti competenti.
Lo debbono essere innanzitutto nella loro disciplina specifica. Devono infatti possederla ed amarla per poter trasmettere non solo delle nozioni corrette e approfondite, ma anche il senso che nella vita ha acquisire quello specifico sapere. E questo lo possono donare ai loro alunni come un surplus gratuito solo se veramente lo hanno trovato dentro alla materia che insegnano. Pertanto architetti frustrati che insegnano geometria non riescono a trasmettere che noia, laureati in lingue antiche che fanno compitare si annoiano, aspiranti geologi che propongono verifiche sui confini delle regioni lavorano con il minimo di dispendio energetico…
E questo mancato legame con un sapere forte facilmente i docenti lo fanno transitare anche verso un blando legame con i loro alunni.
Adolescenti pieni di energia e vitalità si scontrano perciò con docenti demotivati, depressi e sfiduciati.
I ragazzi criticano senza mezze misure questi adulti poco forniti di adultità.
Ne analizzano con ironia le manie, ne sottolineano con rabbia le incapacità umane, ne avvertono con dolore la pochezza umana, ne pagano l’inconsistenza, ne sopportano con dolore l’ingiustizia. Di conseguenza si ribellano, stanno poco attenti, divengono indisciplinati. Non imparano.
Per fortuna ci sono le eccezioni.
Scopriamo dunque anche docenti autorevoli nella loro materia poiché la padroneggiano senza ricorrere a banali schede, a pedisseque letture e a spiegazioni monotone troppe volte contraddistinte anche da nozioni sbagliate.
I docenti che sanno invece raccontare, tabulare, narrare i loro saperi nella scuola divengono ben presto un mito.
La competenza nella materia scolastica sottende sempre una particolare competenza umana a dialogare, ricercare, interrogare il mondo, guardare al di là delle apparenze, essere curiosi e studiosi. E la sete di sapienza diventa la via regia per poter fronteggiare allievi che stanno attraversando l’età incerta.
I ragazzi non vogliono dei docenti amici che scendono dalla cattedra, ma dei cattedratici da poter assumere come esempio di vita. Veri testimoni di come si fa a divenire dei vincenti senza avere come unico dio il danaro, il successo, il potere. Vincenti perché sapienti è fuori moda, ma sta proprio ai docenti crederci e farlo divenire di moda tra i giovani!

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