Presto si torna a sedersi sui banchi di scuola. I ritmi cambiano. Finisce il tempo vuoto dell’estate riempito da giochi, escursioni, amici, chiacchiere e.. qualche compito per casa. Adesso è il tempo della scuola ad occupare la giornata.

Ma non solo. Rimane un tempo libero che, proprio perché la scuola italiana è fondata sul lavoro cerebrale e poco o niente sulla valorizzazione del corpo, dell’attività fisica, del gioco all’aperto viene frequentemente occupato da attività di tipo motorio.
Ai bambini e ai ragazzi fanno bene (contrastano l’obesità dilagante dovuta al poco spazio di movimento e li rendono meno impacciati) e piacciono (rompono lo stile di lavoro scolastico basato sul profitto e distraggono). Sono dunque un’occasione per speriementarsi in abilità che, spesso, la scuola non premia.
Per questo è importante che ogni ragazzo possa trovare il suo gioco, la sua passione, l’attività che lo soddisfa maggiormente.
Si tratta di fare una scelta, di optare per una cosa lasciandone perdere molte altre. Ed oggi questa è la complessità del nostro vivere quotidiano.

Dobbiamo muoversi tra più chance.

EDUCARE I RAGAZZI A SCEGLIERE è DUNQUE UN’AZIONE FORMATIVA IMPORTANTE.
Il tempo libero, non essendo un tempo obbligato come quello scolastico, allena dunque questa capacità.
La scelta va condivisa con i familiari, valutata sul piano dell’impegno settimanale ed eventualmente nei fine settimana dovuta a tornei o gare.
È buona cosa occupare il tempo fuori dell’orario scolastico, ma è stressante averlo tutto riempito senza poter godere di pause salutari.
I bambini debbono imparare anche ad oziare e a “farsi compagnia” quando sono senza stimoli esterni. Devono inventarsi giochi e passatempi per sviluppare il “Muscolo Mentale” del pensiero.
Quindi fare uno schema della settimana e garantire al bambino anche del tempo senza compiti e finalità prefissate.

Come scegliere?
Intanto tenendo conto che i ragazzini esplorano questo mondo e devono “assaggiare” più possibilità. Quindi evitando che, poiché lo scorso anno si è dedicato al calcio o alla danza ritmica, anche in questo anno “debba” continuare.
Spesso questo atteggiamento è dovuto a dei genitori che sognano il campione. Mamma e papà vorrebbero che i figli potessero emergere in quello sport. E allora li sforzano a seguire un’attività per anni. Ma questa forzatura per formare il “campioncino” diventa un’altra scuola, anche più dura e meno educativa….
I ragazzi hanno invece bisogno di giocare con il corpo. E se cambiano sport è meglio perché ogni attività allena muscoli diversi, abitua alla dimensione della squadra o alla responsabilità individuale, mette in pista strategie e sforzi diversi.

Le alternative
Qualche volta i ragazzi sono meno portati a svolgere dell’attività fisica e allora preferiscono il gioco libero per muoversi e scelgono qualche altra passione per divertirsi dopo la scuola. Divertirsi significa divergere, cioè uscire dalla modalità consueta. Allora andare a scuola di scacchi o appassionarsi all’attività scoutistica, mettersi a studiare uno strumento o frequentare un coro divengono occasioni per distrarsi e imparare.
I genitori hanno l’unico obiettivo di assecondare, accompagnare, mettere a disposizione occasioni a seconda anche delle loro possibilità economiche, di tempo da dedicare per accompagnare e andare a prendere il figlio, la distanza da casa…
Devono evitare con cura, ancora una volta, di immaginare il figlio o la figlia come un leader del settore.
La vita non è essere i primi, ma saper giocare.

Cosa fare?
I genitori possono anche indirizzare i loro figli conoscendone le doti e avendo una gamma di informazioni più ampia del bambino su come potrebbe occupare il suo tempo libero.
Il ragazzino timido può trovare “forza” dal praticare un’arte marziale.
Il ragazzino competitivo può essere “frenato” da un’attività di squadra.
Il ragazzino leader può doversi “cimentare” in navigazioni solitarie.
Il ragazzino iperattivo può “calmarsi” grazie ad un allenatore carismatico.
Il ragazzino che passa molte ore da solo perché i genitori sono al lavoro può “socializzare” frequentando un centro di aggregazione.
Non si sceglie quindi tanto lo sport o l’attività di moda quanto lo spazio che possa essere più educativo per il bambino.
Per questo va valutata l’esigenza formativa del ragazzo e non l’attitudine agonistica.

Formare nel tempo libero
Il tempo libero è un tempo formativo poiché vi è sempre un adulto che conduce l’esperienza e questo personaggio sarà o meno un Maestro di Vita. Il più delle volte infatti conta il fascino di chi conduce l’esperienza, la sua capacità di entrare in relazione con i ragazzi oltre che il suo poter esibire abilità specifiche ad alto livello. I bambini hanno bisogno di adulti competenti a cui riferirsi e quindi il saper fare dell’allenatore diventa cruciale per appassionarsi a quella specifica attività.
I genitori allora è bene che lo conoscano e cerchino di presentargli il figlio con le sue esigenze relazionali in modo che chi conduce l’esperienza possa tenerne conto.
I diversi luoghi dove i ragazzi passano il tempo libero non sono “vivai” per squadre a corto di promesse, ma spazi dove lo stare insieme fa crescere, maturare, evolvere.

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