Allattamento – Sguardi seducenti

Ogni mamma dopo il parto aspetta con apprensione la montata lattea. Si chiede se il suo latte arriva, quando sgorgherà, come sarà. Quasi tutte le mamme vogliono oggi allattare i loro neonati poiché sanno che il nutrimento materno dà una assoluta garanzia di compatibilità con le caratteristiche del loro bambino. Sperano allora, con trepidazione, che il latte arrivi e che il bambino sia felice di nutrirsi attaccandosi al loro seno.

Dopo che il latte ha iniziato a zampillare le mamme possono avere qualche difficoltà a trovare la posizione migliore e ad abituare il bebè a succhiare.
Ma madre natura fa la sua parte e, grazie ad un riflesso primitivo, il bambino inizia a succhiare. Questo è un momento di grande gioia per mamma e bambino poiché non solo è garantita la sopravvivenza fisica del piccolino, ma inizia anche un dialogo unico, speciale ed intenso tra madre e figlio.
Un dialogo fatto di sguardi.
Il bambino succhiando gratifica la mamma poiché ella gli dà tutto ciò di cui ha bisogno, ma anche la guarda e, se incrocia i suoi occhi, li fissa.
Si attacca allora al seno e, contemporaneamente, si attacca allo sguardo amorevole di mamma. E grazie a questo si attacca alla vita.
Le mamme lo sanno.
E per questo cercano di allattare il figlio in un posto tranquillo, rilassato, protetto da eccessive stimolazioni esterne. Affinché la comunicazione tra mamma e bambino abbia luogo è necessario dunque che ci sia per entrambi un po’ di privacy.
E’ bene dunque staccare il cellulare e se possibile far rispondere qualcun altro al telefono. E’ un buon comportamento non guardare la Tv dedicando quel tempo a “parlare” con il neonato. Il timbro della voce materna, già conosciuto dal piccino nella sua vita intrauterina, non solo lo rassicura, ma anche lo fa entrare nel mondo dei suoni, delle parole, delle interazioni.
Mentre ciuccia quindi impara a conoscere la sua mamma e il mondo che ella gli presenta. Ma anche la madre impara a conoscere il suo bambino e a capire le sue specifiche esigenze.
Qualche bebè è avido e succhia con veemenza, si ingolfa e poi scoppia… qualche rigurgito e un rivolo di latte che esce dalla bocca mettono tutto ben presto a posto.
Qualche altro piccino è invece lento, un po’ pigro, tende ad addormentarsi. Si fa fatica a farlo arrivare a bere tutta la dose di latte necessaria alla sua salute. Mamma deve insistere, blandire, stimolare perché l’azione del ciucciare non si chiuda troppo presto.
C’è chi allora gratifica di più mamma apprezzando l’alimento proposto e chi invece tende a farsi pregare. In questo secondo caso è importante che la mamma non si demoralizzi e che non avverta una sensazione di rifiuto che potrebbe portarla a smettere troppo precocemente l’allattamento al seno. Sei mesi infatti sono già una buona dose di “nutrimento materno”. Ma qualche mamma ama dare alla sera una dose di coccole al bimbo e con essa una ciucciata alle tette. Alcune madri lo fanno molti mesi successivi. Qualche donna non riesce facilmente a rinunciare al piacere che il bambino dona attraverso la suzione e continua per molto tempo a offrire la tetta.

Molte madri si chiedono come comportarsi tra il tenere sempre a disposizione il seno o se cadenzare con ritmo le poppate. Seppure ogni mamma debba fare ciò che ritiene migliore potrebbe essere utile iniziare con una maggior disponibilità ad assecondare il bebè per arrivare, nel tempo, a dare un ritmo gli orari dei pasti.
Questo dare degli orari non solo alleggerisce un po’ la mamma che altrimenti è sempre con “la latteria” aperta, ma anche aiuta il bambino ad imparare che l’attesa non è catastrofica.
Egli infatti teme che il cibo non arrivi.
Avverte delle sensazioni interne terrificanti.
La sua pancia urla: “Ho fame!!”.
Se non viene subito riempita teme che quel vuoto lo risucchi.
Allora piange, piange, piange… si fa sentire… urla… protesta… Paonazzo in volto.. Implora la sua dose di latte finché non la ottiene. Allora si calma.
Certamente il bebè ha un po’ sofferto, ma ha anche imparato che nonostante l’attesa è sopravvissuto.
Questa convinzione gli servirà per sempre poiché dovrà sicuramente imparare che ciò che desidera non è sempre immediatamente a sua disposizione.

Alcune madri o perché non se la sentono o perché non possono usano invece il latte artificiale dato con il biberon. Questa scelta complica un po’ la vita, ma non reca un gran danno purché il rito del nutrimento mantenga le stesse scenografie e assicuri al piccolino il medesimo caldo abbraccio e sguardo seducente.
Alcune donne quindi volontariamente rinunciano al piacere, anche fisico, dell’allattamento, ma mai rinunciano guardare negli occhi il piccino.
Altre soffrono perché non è loro concessa la speciale esperienza dell’allattamento, ma possono compensare questa mancanza con dosi infinite di coccole e con sguardi da “amanti”.
Tutte quindi nutrendo il loro bambino iniziano ad amarlo e a fasi amare.

Related articles