Ogni bambino porta con sé la storia di due rami familiari che in lui si uniscono. Egli congiunge per sempre gli ascendenti del mondo materno con quelli del mondo paterno.
E se questo è vero per il legame di sangue che lui incarna, è vero anche per l’intreccio emotivo che lo circonda
Ogni genitore sa quanto è importante avvertire che il proprio figlio venga accolto, amato, considerato anche dai suoi parenti.
Per questo s’industria a “presentarlo” pubblicamente.
Prima nella cerchia ristretta che accorre in ospedale o a casa a dare il benvenuto al neo nato e alla mamma.
Un piccolo regalo offerto alla madre e al bambino simboleggia come quella nascita abbia il valore di un dono.
Il presente per il bimbo lo accoglie festosamente mentre per i parenti quello della nuova vita che porta avanti un piccolo pezzo di sé è di per sé il dono.
La cerchia parentale chiamata ad accogliere il piccolino successivamente si allarga.
Se un tempo il rito del battesimo esprimeva innanzitutto un atto di fede, ma segnava anche l’entrata nella comunità del nuovo nato, oggi i riti sono spesso privati e quindi richiedono non solo fantasia, ma anche innovazione.
Un tè con le amiche e le cugine diventa un’occasione per far vedere il bimbo.
Una festicciola in ufficio, accompagnati dalla vigile presenza di sollecite nonne pronte a sostituire nelle cure del piccino la mamma, diventa l’opportunità di far ammirare il pargoletto che placidamente dorme nella sua carrozzina e che, puntualmente, viene svegliato da colleghi e colleghe che si prodigano per farsi elargire un sorriso.
Un uscita con fratelli e sorelle diventa l’occasione per sentirsi una grande famiglia unita.
La riuscita dei nuovi riti sta nel clima relazionale che si va costruendo attorno al nuovo discendente delle due famiglie che in lui si sono mescolate.
Per questo mamma e papà di solito organizzano anche una bella festa di “iniziazione”.
Per loro è un momento importante per sentire che nel compito di educare, crescere, allevare il figlio non sono da soli.
Così come sentirsi circondati dall’affetto dei propri cari dà a madri e a padri sicurezza e carica emotiva, ogni parola maligna, mortificante, critica dei parenti può ferirli in profondità.
La fragile identità genitoriale può avvertirsi attaccata se qualche parente manca di guardare con occhi ammirato il bebè, ne sottolinea le imperfezioni, sbandiera i difetti.
Parole come: “Hai visto come piange inconsolabile… mi pare un bimbo pigro.. non è che mangiando così poco si ammali…” apparentemente innocue in realtà sono sassi che lapidano.
Se un parente colpisce il bambino in realtà colpisce i suoi genitori.
Alle volte è proprio da questa sensazione di mortificazione che la coppia cerca di trovare sollievo attraverso un repentino allontanamento dalle famiglie d’origine.
Neo mamme frustrate dalle proprie madri, o ancor peggio dalle proprie suocere, preferiscono fare tutto da sole e vivono la vecchia genitrice come una rivale che vuole esibire le proprie competenze.
Sicuramente alle nonne è chiesto di esserci, prodigarsi, dare disponibilità. Ma alle nonne è anche chiesto di lasciare che la neo mamma si sperimenti da sola, possa eventualmente sbagliare ed imparare dalla sua esperienza. Sostenere la mamma non è dare consigli!
Tenere su la figlia o la nuora significa cercare di farla sentire serena, rassicurarla che sarà una brava mamma, confortarla che la sua apprensione presto scomparirà e diventerà capace ed esperta..
I parenti sono lì per dire a mamma e papà che il loro bambino è bello, bravo e buono.. insomma per aiutarli a sentirsi genitori valide e non figli incompetenti.
I nonni possono non solo rendersi utili con molti servigi necessari ai neo genitori, ma anche tenere a bada le mogli invadenti che, mosse da una invidia primitiva per la neo mamma, giovane donna feconda, vorrebbe insediarsi in casa di figli e generi o nuore.
Se le giuste distanze vengono trovate per i genitori l’esperienza di sentire che il figlio è parte di un grande gruppo solidale li rende più sicuri. E quindi più competenti. Ma anche più felici.
I nonni, assieme a zii e cugini, costituiscono un patrimonio relazionale ricco ed insostituibile.
Il bambino cresce protetto da questo amore allargato, ha punti di appoggio diversi da quelli genitoriali ed impara a sentire che può amare più persone contemporaneamente.
I nonni possono viziare i loro nipotini poiché, meno responsabilizzati nel quotidiano dei genitori, possono offrire oasi di piacere assoluto. Un piacere dato da dosi massicce di coccole, da un tempo dedicato al gioco condiviso, dal sapersi offrire alla relazione con il piccolino sgombri da ansie.
Questa alchimia funziona quando i nonni hanno nella mente i loro figli come persone alle prese con il non facile compito di allevare i bambini. E’ la stima verso i neo genitori quella che passa nella mente del piccolino e non la differenza di trattamento. Un bambino impara subito che con il nonno paterno può giocare a calcio e a nonna può chiedere tanta cioccolata, mentre con il nonno materno può divertirsi a colorare ed inventare storie mentre nonna si prodiga a cucinare manicaretti saporiti da gustare in tavole ben imbandite. Insomma ognuno ha il suo stile e il bambino capisce cosa può prender da ciascuno.
Questa è la grande opportunità offerta da una solida appartenenza ad un gruppo parentale allargato.
Questo è il plus valore che induce i genitori a mantenere una buona rete di rapporti tra il figlio e i cuginetti, gli zii, i pro zii, i nonni e oggi sempre più con vice nonni.
Questa rete di legami è alle volte visibile. E’ la magia del natale seduti attorno ad una grande tavola dove tutti si vogliono bene. Che ovviamente non significa divergere, battibeccare, scontrarsi, dirsi su…
L’amore è proprio la capacità di amarsi anche quando non ci si piace! Ma poterselo dire senza che via sia il pericolo della rottura relazionale è ciò che rende speciali i legami di sangue.
Ed è questo vincolo indissolubile che viene ereditato dai bambini che hanno potuto godere di una buona qualità e una variegata molteplicità di relazioni che uniscono i componenti di un gruppo familiare allargato.