Adolescenti e famiglie alle prese con nuovi scenari familiari
Tommaso va dicendo: “Sapessi quanto è bello imparare a comunicare con gli altri e raccontare loro quello che senti. Sapessi quanto sono contenti i genitori quando tu parli… Quando vorrai qualcosa allora sforzati, insisti per farglielo capire,… non lasciar perdere…”. (dall’archivio di F. Berto)
Il futuro non è più un diritto, una certezza, una realtà prevedibile.
Il futuro, allora, va costruito.
La crisi che stiamo attraversando implica questa consapevolezza che sta a noi determinare come esso sarà.
E per costruirlo ognuno dovrà abbandonare l’idea di accaparramento delle risorse a proprio favore per comprendere che il suo domani dipende anche dallo stato di benessere dell’altro.
La crisi ci mette di fronte al fatto che non siamo individui slegati, bensì interdipendenti.
Questo è il salto di mentalità che grandi e piccoli debbono fare per entrare nel domani con la possibilità di creare un mondo abitabile da tutti.
Dall’individuo che arraffa tutto ciò che può alla persona che vive nella sua comunità, con il senso politico della polis, cioè dei legami e della gestione degli stessi tra cittadini responsabili della loro realtà di vita.
Nessuno si salva da solo.
A questo le nuove generazioni vanno educate.
Potranno però conoscere questa verità solo se gli adulti diventeranno capaci di rinunciare ai loro piccoli egoismi per pensare al diverso da sé, all’altro, a chi sta loro accanto investendo nella relazione con il prossimo. Dai legami sciolti (liquidi) in nome di una presunta libertà, alla libertà di investire nelle relazioni umane. Dall’uomo che non deve chiedere mai, all’essere umano che ha bisogno dell’altro.
La responsabilità degli adulti non è solo quella di educare il singolo alunno, figlio, minore quanto quella di garantire contesti umani connessi.
La salvezza sta nel creare dialogo tra la famiglia, la scuola, le agenzie del tempo libero, il sistema dei servizi.
Genitori, educatori, operatori, amministratori pubblici dovranno saper condividere la preoccupazione verso i giovani “legando” questi contesti per creare una comunità solidale, dialogante, compartecipe alla crescita delle nuove generazioni.
Non si insegna ciò che non si testimonia.
Ai ragazzi spetta allora una nuova educazione sentimentale che parte dal rivoluzionario tema del limite. Il limite della sopportabilità del pianeta diventa la presa di coscienza che nulla è illimitato. E prima di tutto la vita.
Educare i ragazzi a vivere con senso la propria esistenza allora significa allenarli alla mancanza foriera di creatività.
E sarà la creatività l’antidoto alla paura del domani capace di infondere il coraggio, ma anche il piacere, di costruire un mondo più sobrio e più vero.
Educare alla pace, cioè alla gestione dei conflitti.
Educare all’amore, cioè al rispetto dei sentimenti altrui.
Educare alla rinuncia del consumo immediato per una meta superiore.
Educare al rispetto verso il diverso che può generare incontri fecondi.
Educare all’impegno e alla fatica per ottenere risultati importanti.
Educare a pensare per non rimanere sempre in superficie.
Educare a non dare nulla per scontato per vivere la bellezza del costruire il domani, il proprio progetto, la nuova realtà che, passata la crisi, sarà il frutto della costruzione dei giovani di oggi.
Credo che a partire dalle perdite necessarie (del superfluo?) daranno vita a un mondo più sobrio, forse più vero, autentico e vivibile.
Almeno lo speriamo.