GenteVeneta – Post Covid, nascono i gruppi per dare ascolto ai traumi dei bimbi

Paola Scalari: c’è stata una frattura nelle relazioni, attenti alla deriva on line.

Educare è piacevole, imparare è bellissimo. E se si vuole fare queste espe- rienze con il risultato più alto, bisogna saper giocare in squadra.

Un trauma si sotterra e può inabissarsi. Ma prima o poi riemerge, come un fiume carsico, e le conseguenze vere si vedranno solo allora. È quello che probabilmente sta succedendo per un buon numero di bambini e adolescenti: «Causa la pandemia hanno subito uno stop evolutivo, una discontinuità nel loro percorso di crescita. Hanno interrotto la continuità delle relazioni con gli insegnanti, con gli educatori e con i loro stessi coetanei.

E un trauma così, non affrontato, può portare a far sì che, in futuro, avranno più paura delle relazioni».

La bussola educativa? le parole dei bambini. Questo il problema, nelle parole della psicologa e psicoterapeuta mestrina Paola Scalari. E una delle soluzioni messe in campo si chiama “Gruppi Parola di bambino”. In collaborazione con la casa editrice “La Meridiana”, sull’intero territorio nazionale vengono realizzati una ventina di gruppi (uno a Venezia), per supportare genitori, insegnanti, educatori, catechisti, allenatori… «Sono un percorso – spiega Paola Scalari – dove incontrarsi per imparare ad ascoltare le nuove generazioni. L’obiettivo è imparare ad aiutarle, lasciandoci guidare e facendoci accompagnare dalle parole del maestro Francesco Berto, che delle parole dei bambini ha fatto la sua bussola educativa». Il maestro elementare Berto – si ricorderà – è stato l’insegnante dell’integrazione che, un po’ alla don Milani, ha saputo tirar fuori il meglio dai bambini che ha avuto in classe, dagli anni ’60 agli anni ‘9 0– a Ca’ Emiliani, a Campalto, a Mestre… – aiutandoli a essere se stessi e a creare relazioni con gli altri. Per rimettere in moto la capacità di ascolto. «La pandemia – prosegue la psicologa mestrina – ha segnato fortemente bambini e ragazzi perché li ha costretti a due anni di scuola, attività sportive e di socializzazione limitate. E l’astinenza relazionale può sotterrare la frattura, determinando un trauma che non si vede, ma che c’è. L’idea di dare voce a questo trauma e ai bambini dà forza al progetto, secondo quel che Francesco ha insegnato, partendo dalla voce dei bambini, per ridare loro voce, ma anche per rimettere in moto le capacità degli adulti di ascoltarli». I gruppi avranno cadenza quindicinale, per otto incontri di due ore, e saranno coordi

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