A cura di Laura d’Orsi, giornalista.
Basta scorrere i titoli dei quotidiani per rendersi conto che qualcosa si è profondamente guastato. “Professoressa faceva sesso con i suoi studenti“, “Bambina abusata e poi uccisa“, “Studentessa si vende per comprarsi abiti firmati“. Viviamo in una società in cui sembra ci sia meno spazio per una sessualità normale ed equilibrata e dove invece devianza e violenza sono sempre più diffuse.
Dottoressa Scalari, cosa sta succedendo?
C’è un disordine generalizzato, una mancanza del senso del limite, oltre che del pudore, come se le norme sociali non valessero più. Tutto è diventato possibile, non ci si scandalizza più o quasi. E questo non significa che ci sia una maggiore libertà: non ci sono più regole. E se le regole saltano, significa che la società sta andando incontro al degrado.
Da dove nasce tutto questo?
Abbiamo perso il senso del limite perché non si riescono più a imporre dei no e ad accettarli, si rifiutano difficoltà e frustrazioni. E soprattutto, esiste un eccessivo sconfinamento generazionale, una simmetria tra genitori e figli che non permette di creare una distinzione di ruoli e identità. Le devianze nascono proprio da questa confusione.
Ci aiuta a comprendere meglio questo concetto?
Quando viene a mancare la giusta separatezza tra genitori e figli, come nel caso della mamma amica ma in generale degli educatori che instaurano un rapporto paritario con i ragazzi, i confini non esistono più. Non c’è più una netta distinzione tra “io ” e “tu”, le identità si mescolano e tutto diventa possibile. Il passaggio successivo avviene attraverso il corpo, perché è la nostra fisicità che delimita il confine tra noi e il mondo esterno. Quando non esistono più barriere dentro, se vacilla il senso di sé perché è confuso con quello degli altri, di conseguenza anche il corpo, e quindi la sessualità, può sconfinare e perdere ogni senso del limite.
Si può dire quindi che si è smarrito il senso del pudore?
Sì e anche della vergogna, che non è intesa nel senso di biasimo e riprovazione ma come una innata protezione verso la propria intimità. Chi non prova più pudore e vergogna non ha il senso di sé come luogo sacro e si attribuisce poco valore.
Cosa possano fare gli educatori di fronte a tutto questo?
Non smettere di proporre un’educazione ai sentimenti. Che vuol dire innanzitutto il rispetto verso gli altri, verso la loro unicità. E, per quanto riguarda i genitori, non assumere atteggiamenti morbosi e invadenti verso la sessualità dei figli. L’eccessiva confidenza è molto pericolosa. I ragazzi devono gestire le relazioni affettive e sessuali assumendosi le proprie responsabilità, fare le loro esperienze anche di nascosto, non con la complicità degli adulti che, magari, lasciano libera la casa per agevolare i figli.
Bisogna rivalutare il segreto?
Sì, perché il segreto protegge il nostro mondo interiore. Occorre mantenere la porta chiusa sulla propria sessualità, e questo vale soprattutto per i genitori, che invece talvolta esagerano con confidenze che turbano profondamente i figli. Lo stesso vale per i più giovani, che non saranno mai responsabili se esiste troppa complicità con gli adulti. E’ giusto che trovino accoglienza e ascolto se hanno difficoltà, ma mai connivenza. Ognuno deve stare nel proprio letto.