A cura di Laura d’Orsi, giornalista.
Le campanelle nelle scuole italiane riprenderanno a suonare tra qualche giorno. Ma sarà un trillo fiacco, a causa degli innumerevoli problemi che affliggono l’istituzione scolastica. E della stanchezza che accomuna insegnanti e genitori, alle prese con tagli, accorpamenti, spostamenti di maestri e professori e la cronica mancanza di fondi. A rimetterci però, sono soprattutto i bambini e i ragazzi.
Dottoressa Scalari, cosa sta succedendo alla scuola?
Razionalizzare è stata la parola d’ordine di questi anni, che ha portato a tagli di spesa sempre più consistenti. Ma se una potatura può in molti casi giovare, sradicare la pianta è deleterio. Perché senza la possibilità di attingere al nutrimento, cioè a nuove risorse, c’è solo impoverimento. Tagliare senza investire non porta frutto. Ecco quello a cui stiamo assistendo: un tempo la scuola era innanzitutto il luogo deputato alla formazione e all’educazione delle nuove generazioni. Ora non più.
In quale direzione sta andando la nostra scuola?
Se prima c’era molta attenzione sul piano educativo e affettivo, che era l’anima della nostra scuola, ora si punta soprattutto sullo svolgimento dei programmi, sulla valutazione degli alunni, sulla loro preparazione. E’ una scuola che richiede agli studenti una prestazione, ma è sempre meno attenta alle loro problematiche individuali, alle loro attitudini personali. Chi non riesce a stare al passo, resta indietro. La com-prensione nel senso dell’accogliere tutti, non è più un valore primario.
Quanto incide in tutto questo la situazione attuale del corpo insegnanti?
Molto. In questi anni abbiamo assistito a una svalutazione del ruolo degli insegnanti, spostati di classe e di sede, costretti a fare da tappabuchi, per non parlare dei precari, di quelli che vorrebbero andare in pensione ma non possono e via dicendo. C’è uno scontento forte e generale, che non può non riflettersi dentro le aule. In più, anche gli studenti hanno sempre meno considerazione dei loro insegnanti, li criticano e li giudicano apertamente, sulla scia di quello che sentono dire dai genitori. Il professore o il maestro hanno perso la loro autorevolezza. E questo, dal punto di vista educativo, è negativo perché viene a mancare un punto di riferimento nella vita dei ragazzi. Tutto questo è in buona parte il risultato dell’investimento nullo che in questi anni chi ci ha governato ha riservato alla scuola. Come se l’istruzione e la formazione non fossero fondamentali.
La giostra degli insegnanti che cambiano di continuo, sconcerta i genitori. Temono che i loro figli possano risentire di questa mancanza di continuità didattica. Come affrontare il problema?
Purtroppo non c’è molto da fare. La razionalizzazione delle risorse comporta anche queste conseguenze. Ai ragazzi bisogna dirlo: a scuola non si impara solo ciò che si studia. Ma anche a superare gli ostacoli, come può essere il cambiamento di un professore. Ed è vero che non tutti gli insegnanti sono uguali: ci sono quelli più appassionati e motivati e quelli che non sanno avere un bel rapporto con i loro alunni. Ma questa è la vita. Ecco, mai come oggi la scuola è una palestra che allena i nostri figli a superare le delusioni e le difficoltà che incontreranno fuori.