A cura di Laura d’Orsi, giornalista.

Tolleranza zero” aveva detto poco tempo fa Papa Francesco riferendosi ai casi di pedofilia tra i sacerdoti. E alle parole sono seguiti i fatti, con le indagini su alcuni vescovi e l’arresto di un alto prelato. Tutto questo ha riportato alla ribalta un tema che non riguarda solo la Chiesa, difficile da affrontare e anche solo da pensare perché sconvolge le nostre menti, costringendoci a interrogarci su uno dei crimini più aberranti.


Dottoressa Scalari, ci aiuta a comprendere cosa c’è dentro la mente di un pedofilo?

Un pedofilo è una persona che non vuole o non può crescere. Per lui l’infanzia corrisponde alla bellezza, all’innocenza, alla tenerezza E’ innamorato della propria parte bambina e, di conseguenza, cerca di appagarla appropriandosi di quella, vera, delle sue vittime. Nella sua psiche squilibrata non riesce a comprendere la differenza tra piccoli e adulti. E qui c’è l’altra caratteristica presente in chi è pedofilo: l’incapacità di avere dei limiti, dei confini, il non sapersi fermare davanti al tabù più grande. Questo appartiene a una mente perversa, che significa non matura, non evoluta.

Secondo lei questo è un tema tipico della nostra società?

Sì, per questo la pedofilia, che è sempre esistita, oggi sta diventando un’emergenza sociale. Ha a che vedere con una sessualità promiscua, dove l’intimità dell’altro non viene rispettata, a partire dalla famiglia.

Ci può spiegare meglio?

In molte case si dorme tutti insieme, anche quando i bambini non sono più tanto piccoli. La privacy in bagno non esiste, genitori e figli girano per casa nudi, e via dicendo. Non ritengo giusto essere troppo pudici o bacchettoni, ma credo sia fondamentale ritornare a una maggior riservatezza, proprio per ribadire il concetto di separazione dall’altro e quindi la differenza tra adulti e bambini. Penso che molti casi di pedofilia siano alimentati proprio da questa perdita di confini individuali, dove tutto diventa lecito.

La pedofilia è un reato gravissimo. Ma non c’è condanna che possa risarcire quello che accade nella psiche di un bambino abusato. Ci aiuta a comprenderlo?

La pedofilia uccide la mente dei bambini. Perché viene impedito loro di crescere seguendo le normali tappe evolutive. I passaggi dalla sessualità infantile, a quella adolescenziale fino a quella adulta vengono saltati all’improvviso. Quando viene abusato, il bambino dentro di sé si immagina già grande, pur non essendolo. E’ un peso enorme, che porta con sé un senso di vergogna tale da impedire, molte volte, di raccontare la violenza subita.

Molti casi riportati dalle cronache parlano di religiosi coinvolti. La pedofilia è più presente nella Chiesa che nel resto della società?

No, è ugualmente diffusa nei vari ambienti. Certamente però, nell’istituzione religiosa, lo scandalo che suscita è maggiore. Ed è vero che nella Chiesa possono trovare “rifugio” uomini che conoscono la loro inclinazione e cercano in qualche modo di proteggersi, talvolta di trovare una specie di legittimazione sociale.

Come possiamo proteggere e allo stesso tempo educare i nostri figli perché non siano mai coinvolti in questo orrore?

Oltre a informarsi sempre sugli ambienti che frequentano e tenere gli occhi ben aperti, la cosa più importante è la presenza e l’ascolto. Far capire cioè ai figli, fin da piccoli, che possono fidarsi dei loro genitori, che possono parlare di tutto senza diversi vergognare. Mai dire, per esempio a un maschietto: “piangi come una femminuccia!”: il bambino, in questo modo, sarà portato a tenere dentro di sé ciò che riterrà disdicevole, non sentendosi libero di esprimerlo. Aiutiamo poi i bambini a crescere insegnando che esistono dei confini di genere e di generazione. Questo li aiuterà ad avere più rispetto del proprio corpo e di quello degli altri. E, senza essere sessuofobici, chiudiamo di più le porte in casa.

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