A.S. – Condurre un gruppo

L’atteggiamento mentale dell’animatore nel gruppo

Quale disposizione della mente dovrebbe avere l’animatore nei confronti di un gruppo che è chiamato a condurre? Quanta capacità di coinvolgersi mentalmente nelle relazioni, nei vissuti, nelle emozioni? Accanto alle attività animative l’animatore è tenuto anche a saper «condurre» se stesso, a sapersi ritagliare un «tempo di ossigenazione», dedicato a ripensare, a riandare con il pensiero alla giornata trascorsa con i ragazzi, un tempo di cui disporre per lasciare sedimentare i vissuti e le emozioni.

Per il coordinatore di un laboratorio pro- porre un’esperienza di gruppo a un insieme di ragazzi significa offrire la sua mente all’incontro con emozioni, sentimenti e vissuti forti e contrastanti.


I ragazzi sono in un’epoca di passaggio evolutivo e in questa fase tempestosa del loro sviluppo fanno emergere, con grande virulenza, le loro passioni e i loro drammi emotivi. Per l’animatore, che si pone come coordinatore del gruppo, significa quindi essere disponibile ad accogliere questa conflittualità trovando la giusta distanza per restituirla in modo creativo al gruppo al fine di accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita.
Crescere è passare da uno stato mentale a un altro ed è per questo che maturare implica una continua sensazione di instabilità e di ti- more del nuovo. È necessario allora tenere conto che passare dall’infanzia all’età adulta significa affrontare uno stato emotivo di incertezza. Ed è questa una difficoltà che attraversa sempre la dinamica di un gruppo di ragazzi che si avventurano in un’impresa comune.
I ragazzi, per evolvere, hanno allora bisogno di qualcuno che li accompagni, sostenga e guidi mentre procedono incerti e titubanti alla scoperta di realtà ignote.

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