Ovvero che cosa significa investire sugli aspetti organizzativi di un gruppo di lavoro
Conflitti di ruolo, sommovimenti emotivi, resistenze intellettive e ansie prestazionali punteggiano i vissuti quotidiani del lavoro in équipe. E a maggior ragione le dinamiche di gruppi impegnati nel confronto con utenze portatrici di contenuti particolarmente problematici e dolorosi. Imparare a conoscere i propri stati d’animo, verbalizzare le difficoltà, comunicare ansie e timori permette di non lasciare sole le persone e far crescere la passione per il progetto.
Progettare un intervento sociale in un gruppo è questione indubbiamente complessa, ma anche ricca di stimoli, che, se pensati e rielaborati, permettono di procedere verso il compito di lavoro tenendo compresenti elementi intellettivi ed elementi affettivi. La potenzialità dell’osservazione delle dinamiche gruppali risiede nei contenitori organizzativi in cui vengono fatti confluire i pensieri, in modo da far sì che chi svolge ruoli di coordinamento possa aiutare i componenti del gruppo a divenire responsabili e consapevoli di quanto sta loro accadendo.
Realizzare un progetto significa allora pensarsi e ripensarsi come gruppo. È utile perciò provare a indagare come e dove farlo, consapevoli di attraversare un campo d’indagine incerto, variabile e problematico, ma anche convinti che è importante cercare punti di riferimento sicuri, fermi e solidi per arricchire di significato il lavoro sociale. In questa prospettiva è possibile individuare orientamenti utili a osservare in che modo, all’interno della società, operino quelle organizzazioni che hanno come scopo quello di aiutare la comunità ad affrontare i suoi stessi problemi. A tal fine è necessario che l’organizzazione individui i contenitori all’interno dei quali è possibile comprendere e sostenere gli stati emotivi degli operatori, mentre si avventurano nel faticoso e impegnativo compito di pensare e ideare, di programmare e fare. Per realizzare tale obiettivo l’organizzazione non deve solo tenere conto dei ruoli istituzionali del personale che lavora nel progetto, ma anche inserire una funzione cardine che verrà poi interpretata, a seconda delle esigenze, dal responsabile (chiamato in alcuni contesti organizzativi «coordinatore») o dagli operatori. È una funzione quest’ultima, che può essere svolta dal coordinatore o dal conduttore del gruppo, e che va intesa non in senso gerarchico, bensì come capacità di far sviluppare – a partire da uno specifico compito – la riflessione da cui deriva l’azione e l’indagine da cui nasce la conoscenza. Tuttavia, mentre l’attività di coordinazione custodisce elementi parziali dell’oggetto di lavoro, l’attività di organizzazione rappresenta invece le conoscenze comuni che prendono forma nel momento in cui si realizza il progetto. Peraltro, tali informazioni l’organizzazione le attinge proprio dai dati che emergono attraverso la funzione di coordinamento assunta dai diversi operatori che conducono i gruppi di lavoro.