A.S. – Le alterne emozioni alla ricerca di narrazioni

Specchiarsi nell’altro per trovare se stessi

Sondare con più attenzione ciò che nel gruppo avviene, ciò di cui nel gruppo si parla, consente all’educatore una migliore comprensione degli atteggiamenti individuali, spesso traduzione in comportamenti singoli degli stati d’animo dell’insieme, e l’individuazione dei temi vissuti come importanti, dei motivi di insicurezza e timore. Solo muovendo da questa sensibilità, la lotta all’esclusione, il sostegno all’esteriorizzazione e comprensione delle emozioni, l’offerta di spunti culturali al narrarsi dei ragazzi assumono contenuti concreti.

“La psicologia del profondo ha dato forma a un nuovo genere di racconti, che non è biografico e non è medico, e non è neppure testimonianza confessionale, ma è una narrativa dell’operare interiore dell’anima attraverso il tempo, una storia di ricordi, sogni, riflessioni…”

(J. Hillman)

La letteratura scientifica ha posto una precisa attenzione sia allo sviluppo dell’infanzia in relazione alle figure di attacca- mento, sia alla fase adolescenziale in rapporto all’individuazione. Poco ha invece detto, scritto e narrato, sul periodo della preadolescenza. La descrizione del tempo in cui i bambini abbandonano l’infanzia è incompleta per-

ché, per essere raccontata, ha bisogno del supporto della teoria dei gruppi.

Le parole per narrare i rapporti tra i componenti di un collettivo, però, non solo sono poco diffuse, ma si rifanno al concetto di mente gruppale, che è complesso da intuire e da descrivere.

E siccome ciò che è difficile da percepire simbolicamente viene eccessivamente semplificato, si dà per scontato il sapere cosa sia e come si muova il gruppo di ragazzini che, lasciando l’infanzia, si riunisce in un cerchio per dare forma alla mente sociale di ciascuno.

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