È infatti dall’incontro copulativo tra idee differenti che nascono nuove opportunità.

È dal confronto che ha avvio ogni trasformazione.

È necessario quindi fermare il bisogno di omologazione che va alimentando la distruzione dell’Altro vissuto come soggetto limitante la propria affermazione.

É urgente coltivare legami esterni che rivitalizzino la vita sociale e vincoli interni che alimentino lo sviluppo della mente.

Ritengo pertanto che l’attuale disagio psichico individuale e sociale si annidi attorno alla rottura dei rapporti.

Mettere allora le persone in grado di contattare il proprio gruppo interno stabilendo relazioni coi contesti umani è, dal mio punto di vista, l’unica cura possibile. Il gruppo dunque è il contesto privilegiato per contrastare la rottura dei legami con se stessi, con il partner e tra le generazioni. Il collettivo è anche lo strumento per creare progetti di lavoro, interventi sociali, sanitari e scolastici che sappiano essere evolutivi.

La conoscenza del gruppo operativo può rappresentare la strada privilegiata per umanizzare la vita personale e la realtà professionale. Imparare a stare nei gruppi diviene dunque un imperativo per poter costruire realistiche speranze di cambiamento nei rapporti familiari, lavorativi e sociali.

Creare un futuro migliore allora significa sedersi in cerchio per capire e incrementare legami umani capaci di rispettare l’Alterità.

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