Adesso Basta. Ascoltami!
Recensione di Antonino Giorgi, psicologo clinico, Università Cattolica Brescia
Il titolo del libro non lascia presagire la ricchezza dei contenuti, il libro lascia piacevolmente sorpresi: tutte le sfaccettature delle problematiche relazionali adulto-bambino, difatti, trovano spazio e chiarificazione sotto una lente d'ingrandimento epistemico-teorica e metodologica, chiara e precisa, che ne mette a nudo gli aspetti pratici e ne delinea una soluzione a partire da una lettura emotivamente connotata.
È un libro, un testo narrato, che ti arriva dritto al cuore, privo di indottrinamenti standard, di quel fai da te americaneggiante così di moda oggi, che invita al silenzio. L'ascolto emotivo è la strada maestra che risvegliando il puer presente dentro di noi ci permette di ascoltare con l'orecchio interno.
Gli scenari mutano: dapprima c'è solo il ripetersi monotono di un unico e ben rappresentato discorso che riguarda il bambino ribelle. La frustrazione, l'impotenza, l'ambivalenza affettiva imperano e fanno sì che il maestro di vita si trinceri dietro comportamenti rigidi e inadeguati che portano a una serie di tentativi, andati a vuoto, di risolvere i problemi. Poi, si presenta il gruppo. La metodologia del gruppo, sia piccolo che allargato, ci mette in gioco e ci fa vivere le regole. I singoli fotogrammi sfocati e slegati fra di loro divengono sempre più nitidi e mostrano la ricchezza delle emozioni presenti, la policromia delle esperienze vissute, le numerose esistenze coinvolte (gruppi interni, familiari, contesto sociale e amicale, oltre ai maestri di vita e naturalmente ai bambini). Scorrendo la lettura, in sostanza, l'obiettivo, scrollandosi di dosso la fuliggine della sottomissione e dell'asservimento, si delinea nitido: il benessere emotivo del bambino.
La trasgressione, la contestazione dei limiti e delle regole, le bugie, le parolacce, gli atti inconsulti non vengono più sentiti come degli attacchi alla propria persona e/o alla propria autorità adulta ma divengono i segni della vitalità del piccolo. Le ribellioni del bambino sono una reazione all'incuria, alla trascuratezza, alla deprivazione, al caos, al sentirsi disconosciuti e non amati e alla paura di essere soli.
La disubbidienza è un urlo d'aiuto.
Questo urlo è rivolto ai genitori, agli educatori, agli insegnanti e a tutti coloro che si occupano del bambino e che possono essere definiti maestri di vita.
Ma gli adulti riescono ad ascoltarlo?
Spesso sia le aspettative sulla posizione educativa del partner che la rottura del patto coniugale possono portare a disaccordi e acrimonie che hanno come risultato la rottura degli argini che garantiscono la tenuta dei comportamenti irriverenti e provocatori dei figli. Anche i diversi operatori, siano essi maestri, assistenti sociali, educatori possono andare incontro, nell'espletamento del patto educativo, a vissuti di ostilità, a competizione, a rivendicazioni.
E l'urlo cade nel vuoto.
"Solo facendo una catena umana si può vincere la battaglia". Le emozioni distruttive che aleggiano nel rapporto con un bambino irriducibile possono essere elaborate e digerite solo se non si è da soli a fronteggiarli. Il confronto con tutti i colleghi all'interno del gruppo permette di evidenziare: i personali stili relazionali con cui ci si approccia al bambino, di sperimentare i sentimenti che emergono nel rapporto tra adulti, la personale insofferenza al rispetto delle regole, l'inquietudine del guardarsi dentro.
L'esperienza gruppale permette, dunque, di comprendere che le modalità relazionali che vengono messe in atto tra i maestri di vita e il coordinatore del gruppo sono le stesse (o della stessa qualità analitica) con cui ci si rivolge al bambino. Questo genera consapevolezza e con la consapevolezza arriva anche la capacità di ascoltare sia le proprie voci interiori, il puer che abita dentro di noi, che il bambino reale in carne ed ossa. Solo in questo modo si può cambiare il modo di rapportarsi con il bambino e divenire in grado di ascoltare e di farsi ascoltare.
Si diviene adulti competenti, capaci di costruire trame che danno all'episodio della disubbidienza la giusta collocazione fra i retroscena, gli ambienti in cui si è svolta, i personaggi coinvolti, le azioni dei maestri di vita, gli sviluppi.
Non più meri accadimenti fattuali ma ghirigori di emozioni e di intrecci relazionali.
Il maestro di vita tramite questo esercizio narrativo l'alta competenza del narratore di vite vissute mentre il bambino raccontandosi all'adulto impara a riconoscere le proprie paure, i propri sentimenti e a non doverli più metterli in atto con comportamenti distruttivi perché non sa come esprimerli diversamente.
Il testo dunque, presenta e offre al lettore più possibilità, più complessità, maggiore consapevolezza in una narrazione che scivola alla lettura con un fare arricchente e, allo stesso tempo, spendibile nella professione e nella vita privata di ognuno di noi. Gli autori questo certamente intendono trasmettere, e lo fanno con un dire emotivo che tocca le corde giuste.
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