Ogni genitore desidera curare, educare, accudire e sostenere i propri bambini. Mamma e papà si prodigano affinché il loro cucciolo ami la vita. Si mettono quindi in gioco emotivamente e praticamente per tenere lontana la possibilità che i figli si “buttino via” sia danneggiando se stessi sia facendo del male agli altri.
Eppure molti genitori non tengono sufficientemente conto che ogni figlio nasce da una relazione con un'altra persona e che perciò voler bene ad un piccolo significa rispettare colui o colei con cui lo si è concepito.
Il rispetto tra genitori genera nell'ambiente affettivo del bambino Amore e tiene lontano l'Odio.
La riconoscenza, la gratitudine, l'apprezzamento per il partner con cui si è generato sono merce rara nelle famiglie attuali?
Due coniugi che non si amano più, siano essi conviventi, sposati o divorziati, infatti, faticano a tenere insieme l'amore verso il piccolo di casa e il valore del partner con cui lo hanno messo al mondo. Poco importa che non desiderino più il compagno o la compagna, molto importa invece che mantengono interiormente la gratitudine verso chi ha loro donato quel bambino.
Si può ritenere immatura una madre e pensare che i piccoli possano apprendere da lei?
Si può ritenere il marito un bugiardo incallito e aiutare i figli a credere nel suo amore per loro?
Si può colpevolizzare un padre e poi pretendere che il bambino lo assuma come punto di riferimento?
Si può denigrare una moglie e aspettarsi che un ragazzo si senta al sicuro vicino a lei?
I genitori che si lanciano accuse costantemente trasmettono nella mente del piccolo un odio non elaborato. Uomini o donne che non riescono ad affrontare la disillusione amorosa che li abita interiormente vivono nel rancore, nel vittimismo, nella recriminazione. Donne lamentose non hanno avuto ciò che volevano dal partner e scaricano la colpa su di lui poiché sono incapaci di prender atto della loro parte di responsabilità. Uomini impauriti addebitano alla compagna tante colpe e lo fanno al fine di “liberarsi” dalla sensazione di essere parte in causa nel fallimento della vita di coppia!
Questo odio, anche se ben celato, negato, scisso, tenuto a bada in un angolo recondito della mente, finisce per attaccare i legami interni ed esterni del nuovo nato inducendolo, nel tempo, ad assumere atteggiamenti disturbati verso se stesso e verso ciò che vive.
Il figlio diviene inquieto, indomabile, apatico, privo di amor proprio e fa avvertire la sua scontentezza, insoddisfazione, infelicità. Il ragazzo fa male a scuola, attacca la conoscenza e studia senza passione arrivando a lasciar lì anche una laurea conseguita controvoglia. Il giovane sta male con gli altri e di conseguenza è deluso e deludente per parenti, amici, professori, partner...
L'alienazione dal vincolo con l'altro genitore genera dunque scompensi emotivi nella nuova generazione. Sono subbugli che non vengono dalla mancanza di cure, ma dalla mancanza della cura dei legami.
Attaccare il rapporto che ha dato origine al figlio è dunque attaccare la regolarità stessa della vita psichica della prole. La mente si imbeve di rabbia, di distruttività, di negazioni della realtà e diviene bizzarra. La dimensione affettiva viene alimentata da bugie che intossicano la salute mentale e il figlio divine incapace d'amarsi e d'amare.
È possibile mantenere un buon vincolo tra genitori in quanto padre e madre di un medesimo essere umano anche se non si apprezzano, stimano e amano più come uomo e donna?
A partire dal testo Mal d'amore, relazioni sentimentali al bivio tra confusioni affettive e criticità educative parliamo di questo argomento martedì 23 giugno alle ore 21,00 al Barone Rosso, Spinea-Venezia.
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