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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
  • Marcella ha scritto Altro
    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Psicologo di Torino scriveva libri sull'età evolutiva, ma aveva rapporti con un 17enne:
arrestato per induzione alla prostituzione minorile.

(Stampa del 13 giugno 2014)

Due anni e dieci mesi di reclusione e il divieto di frequentare scuole ed altri luoghi destinati ai minori. E' la condanna inflitta dal Tribunale di Monza nel processo con il rito abbreviato all'ex ausiliario di una scuola elementare di Vimercate accusato di avere palpeggiato alcune piccole alunne nei bagni scolastici.

(Il Giorno,13 giugno 2014)

Che ne pensi?

La cronaca ci propone continuamente la brutta storia di piccoli corpi violati.

Giochi erotici proposti da padri solo di nome, da falsi amici di famiglia, da pseudo-insegnanti che hanno scelto la classe per andare a caccia di bimbi e bimbe da toccare nelle parti intime, da diabolici bidelli sporcaccioni, da operatori sanitari che rompono il patto deontologico, da preti pedofili che, privi di ritegno, morale e responsabilità, penetrano i corpi dei ragazzini loro affidati.

"Un fenomeno che interessa circa 100.000 bambini ogni anno in Italia", afferma in questi giorni Pietro Ferrara, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma.

Questo è però il numero che si rifà ai fatti denunciati.

Quanti piccini invece tacciono?

Quanti uomini e donne sanno infatti che da bambini hanno tenuto il segreto tutto per sé?

Certamente un buon clima familiare può funzionare da scudo protettivo alla violenza sessuale in quanto un figlio che ha buone relazioni con i suoi cari può fidarsi di raccontare tutto a mamma e papà.

Basta però essere genitori premurosi?

Sono molteplici gli interrogativi aperti da questo dilagare di fatti di cronaca che vedono le telecamere messe dalle forze dell'ordine captare immagini di rapporti erotici tra adulti e bambini. Foto che nessuno vorrebbe aver dovuto intercettare. Corpi toccati, sessi esibiti, strofinamenti proibiti, penetrazioni violente. Grandi che non sono adulti. Piccoli a cui viene strappata violentemente l'innocenza dell'infanzia.

Ogni luogo, sia esso la casa, il parco giochi, la scuola, la chiesa, la palestra, il servizio sanitario pubblico, oggi, non basta per proteggere il minore d'età nel suo percorso formativo. E l'eccitazione erotica degli adulti nei confronti dei minori travalica ruoli e età, funzioni e ruoli, compiti e missioni.

Non c'è più nessuna barriera tra le generazioni.

E in questa caduta non si intercetta nessuna differenza di status sociale, di condizione economica, di titolo di studio, di storia personale...

L'impulso sessuale rende ricchi e poveri, laureati e semi analfabeti, autoctoni o stranieri incapaci di proteggere il piccino dalle loro smanie. Ogni adulto pedofilo avviluppa la sua preda, la cattura e la uccide psichicamente.

I genitori si domandano: "Come posso proteggere mio figlio?".

Troppa ansia verso il mondo educativo frequentato dal piccino, gratuiti pregiudizi verso partner affettuosi, eccessiva apprensione verso la sessualità, generano un'incontenibile paura imprigionando i bambini dentro ad una cronica e ombrosa insicurezza. Un continuo allarme verso i pericoli di incontri sessuali a rischio, sia nel mandare il ragazzino al patronato, a scuola o in palestra, lascia le nuove generazioni in balia di un senso di sfiducia che non le aiuta certamente a costruire il loro futuro.

Come comportarsi?

I genitori possono imparare a parlare di questo mondo di "orchi" che avvicinano i bambini sotto forma di solleciti uomini e generose donne che chiedono o fanno subire azioni sessualizzate.

Quanto è però possibile educare in un mondo senza veli al valore del pudore, al rispetto dell'intimità, alla privatezza del corpo?

Gli educatori sanno insegnare ai bambini come riconoscere il pericolo, a non tacere, a fuggire dalle situazioni di rischio?

Parlare, narrare, dire, raccontare, prevenire significano offrire al bambino una via di scampo alla colpa paralizzante. Colpa che il piccino prova quando "l'uomo nero" gli fa sentire sensazioni che avverte come non dicibili, inconfessabili, sbagliate.

Si sa sono parole difficili da trovare, sono discorsi che si avvertono come proibiti, sono scenari che non si vorrebbero delineare ai propri bambini.

Ma come altro difendere i minorenni dai tanti essere abominevoli che usano eccitarli per ricattarli?

A settembre, a partire dal libro Padri che amano troppo, adolescenti prigionieri di attrazioni fatali, sarà avviato a Trieste un corso di formazione che vede me e Francesco Berto come docenti e coordinatori dei gruppi di lavoro.

Le vostre esperienze e i vostri dubbi ci possono aiutare a capire quali ostacoli vengono avvertiti nell'affrontare - in chiave preventiva - questo "tema scabroso".

 

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.