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Commenti

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    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Ti senti ascoltato, compreso, accolto? Sai ascoltare, comprendere, accogliere chi ti sta accanto?

L'arte del saper ascoltare si impara lungo l'arco di tutta la vita. Nessuno raggiunge questa abilità in modo completo, esauriente e perfetto. Le persone sagge però amano questa ricerca poiché essa dona pienezza emotiva, senso all'incontro, gioia dell'unione.

Ognuno dunque sa che un apprendimento, un perfezionamento e una messa a punto continuativi ed impegnativi potranno avvicinarlo all'arte dell'ascolto.

Ascolto emotivo di parole, di vibrazioni, di sentimenti che girano nell'aria; ascolto di avvertimenti corporei, fisici, odorosi che s'impongono allo sguardo e all'olfatto. Non si sente dunque solo con l'udito, ma con tutto il proprio essere.

Saper ascoltare implica perciò molte operazioni complesse tra le quali far spazio all'altro dentro di sé, non pensare mai di sapere cosa vuol dire chi incontriamo, essere rispettosamente curiosi sapendo porre domande al proprio interlocutore. Il silenzio quindi è l'elemento che fa da propulsore all'ascolto emotivo.

È opportuno perciò tacere fuori e far tacere dentro pregiudizi, supponenza, convinzioni assolute... Chi ha la verità in tasca non ascolta poiché scarta tutto ciò che non combacia con i suoi modi di vedere. E alla fine dopo aver sorvolato il valore di toni, di affermazioni, di sentimenti, di punti di vista si trova ad aver eliminato chi gli sta accanto sia esso figlio, coniuge, genitore, educatore, amico...

Se i grandi però possono difendersi i piccoli rimangono intrappolati nelle false disponibilità a dialogare. L'ascolto unidirezionale è un discorrere che ripete un monologo assertivo senza cambiare mai affermazioni, rimostranze, prediche, colpevolizzazioni... Tutti questi modi di parlare da una parte mostrano un'estrema disponibilità verso l'interlocutore e dall'altra accumulano rancori, rabbie, aggressività ogniqualvolta figli, genitori, amici, coniugi non colmano i propri desideri.

In questo caso colui che ascolta lo fa per imporre meglio il proprio volere piuttosto che per cambiare con più tempestività.

Sappiamo ammutolire tutte le nostre idee precostituite su cosa dovrebbe fare, pensare, divenire chi ci sta accanto?

Il bambino va ascoltato mettendosi alla sua "altezza" cioè identificandosi con la sua piccolezza, vulnerabilità, fragilità, immaturità. Contemporaneamente però bisogna "osservare dall'alto" quel che il piccolo fa e dice per vedere tutto il quadro d'insieme e non smarrirsi nel dettaglio abbagliante. Una frase non vale in sé, ma vale dentro ad un dialogo fatto di tante piccole narrazioni che, nel loro complesso, rappresentano una comunicazione.

Sappiamo evitare le domande-quiz e lasciare posto al tempo del racconto libero che si fa e si disfa, che esprime e tace, che mostra e nasconde?

Ne parliamo nei prossimi incontri dove portiamo Parola di Bambino, il mondo visto con i suoi occhi (la meridiana 2013) poiché vogliamo raccogliere da Venezia a Padova, da Mantova a Trieste, da Brescia a Belluno come offrire strumenti che possano affinare quest'arte generativa che ridà senso al rapporto tra le generazioni e tra i generi.

 

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.