La scarsa disponibilità di tempo rappresenta una delle nuove povertà.
(Berto F. - Scalari P., Il codice psicosocioeducativo, edizioni la meridiana 2013)
Inizia un nuovo anno, per la verità nulla di nuovo si profila all'orizzonte. Ma la data simbolica segna un passaggio che può indurre a qualche riflessione innovativa.
Propongo di fermarsi a pensare e rielaborare il passato per andare "leggeri" verso il futuro, godendo del presente.
Questa semplice affermazione, per concretizzarsi, richiede però molta forza d'animo.
Chi ci sta?
Lasciare indietro ciò che ha ferito il nostro animo non è cosa semplice. E non è nemmeno una possibilità esercitabile con la sola forza di volontà. È infatti necessario che gli avvenimenti che ci hanno causato della sofferenza trovino una collocazione, una spiegazione, una interpretazione. Forse un aiuto in questa direzione sta nel pensare che non di tutto siamo vittime innocenti, che molte realtà affettive hanno a che fare anche con noi stessi, con le scelte alle quali non sappiamo approdare, con le ambiguità che ci concediamo.
Possiamo allora lasciarci indietro recriminazioni, rancori, rabbie?
Il secondo passaggio dà uno sguardo al domani. Esso si profila con importanti "perturbazioni atmosferiche" poiché la situazione economica, sociale, comunitaria è davvero complessa, spesso critica, quasi sempre difficile. Ma questo non scoraggia chi vuole vivere il suo tempo.
Ognuno allora deve saper rivalutare le parole "fatica". "impegno", "investimento affettivo". Le cose che contano si conquistano, non sono date. O almeno bisogna provarci ad ottenerle senza fretta, ma con determinazione.
La società dei facili consumi vorrebbe infatti far credere che anche i progetti di vita si "comperano" in svendita, sottocosto, dietro l'angolo, ma non è così.
I progetti esistenziali, siano essi affettivi o produttivi, si costruiscono solo con un paziente lavoro che procede tra dubbi e domande, tra fallimenti e riprese, tra gioie e dolori.
È così per coloro che vogliono vivere relazioni piene e soddisfacenti con se stessi, con il mondo circostante, con i propri programmi lavorativi.
L'importante è non ritirarsi, non scoraggiarsi, non darsi per vinti.
Non si tratta di pretendere, avere, esigere. Si tratta invece di investire in se stessi. Investire nella cura dei rapporti richiede però tempo, capacità di assorbire gli "urti" e una costante passione verso la scoperta dell'ignoto.
Sappiamo mantenere vivo il desiderio, alimentarlo e perseguirlo - con severità - per raggiungere, un domani, i nostri obiettivi?
Infine l'oggi. Il tempo presente. L'attimo fuggente.
Quello che scivola continuamente dalle mani. Quello che inevitabilmente si consuma. Quello che ansiosamente affanna.
Le parole d'ordine diventano dominarlo, riappropriarsene, riparasi dal suo inutile dispendio.
Bisogna capire cosa conta per noi.
Il tempo che scorre non torna più.
Dobbiamo perciò liberarci da Cronos, il tempo dell'orologio, e riprenderci Kairos, il tempo degli eventi, della narrazione, dei valori.
È dunque impellente non lasciare che aspetti futili e consumistici, rappresentati da facili abbagli e da falsi bisogni, ci sottraggano ciò che amiamo di più.
Bisogna preservare uno spazio per le chiacchiere tra amici, per le confidenze tra coniugi, per il gioco gratuito con i figli, per le interminabili discussioni con i ragazzi.
È necessario rivalutare il processo per educare ed educarci, per conoscerci e conoscere l'Altro.
È imprescindibile rivalutare il tempo della parola.
È dunque fondamentale ridare valore al dialogo basato sulla ricerca della conoscenza, rispettosa e non invadente, capace di silenzi e di attese.
Siamo in grado di recuperare un vivere relazionale che non si prodiga per convincere, ma per capire?
Potremo riprenderci il diritto a pensare in solitudine, a confrontarci con chi amiamo senza volerlo persuadere, ad ascoltare i nostri figli senza riempirli di suoni vocali inutili?
La gioia di vivere è la speranza che voglio condividere con voi.
L'auspicio è di provarci insieme durante questo anno che ci aspetta.
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