intervista a Paola Scalari a cura di Laura D'Orsi, giornalista
Il mio bambino di due anni e mezzo è un terremoto. Non sta fermo un attimo. Anche le educatrici del nido dicono che è sempre in movimento. Adesso ha perso anche l'abitudine al sonnellino pomeridiano e diventa difficile gestirlo. Sono distrutta, non pensavo fosse così difficile...
Ci sono bambini chi manifestano il loro temperamento non proprio placido fin dalla nascita. Altri, invece, rivelano la loro vivacità dopo qualche mese, appena raggiungono un po’ di autonomia. Di sicuro, l’esuberanza e la vitalità, talvolta così accentuate da sembrare eccessive, accomunano molti piccoli e sono del tutto normali a 2-3 anni. In quest’epoca dello sviluppo, infatti, i piccoli provano un’urgenza talmente dirompente di conoscere ed esplorare il mondo, che è difficile tenerli fermi. Si intrufolano ovunque, corrono e saltano dalla mattina alla sera, passano da un’attività all’altra.
Dopo l’anno, i bambini vogliono fare le cose da soli e allo stesso tempo, hanno un'attività motoria più o meno disorganizzata e caotica. Situazione che crea confusione ed esaspera i genitori. La grande pedagogista Maria Montessori, diceva che un’impresa impossibile è chiedere a un piccolo di due anni di stare fermo anche solo per qualche istante. Questo moto instancabile, perpetuo, ha un preciso significato. I bambini crescono e acquisiscono nuove abilità solo attraverso l’azione. È una spinta istintiva che permette loro di sviluppare la capacità di coordinare i movimenti, di compiere esercizi sempre più complessi e di conoscere il mondo che lo circonda. Ecco perché la vivacità spesso è anche sinonimo di intelligenza e curiosità.
In casa è necessario lasciare al piccolo la possibilità di muoversi ed esplorare l’ambiente con una certa libertà. È fondamentale organizzare gli spazi eliminando ciò che può essere fonte di pericolo. Subissare il bambino di divieti di cui non è in grado di capire il significato, non può che aumentare la sua irrequietezza. Anche un atteggiamento troppo severo e autoritario può aumentare la tensione e accentuare la vivacità del bambino. E’ meglio limitare i rimproveri all’essenziale, armandosi di tanta pazienza, e incoraggiarlo quando si comporta in modo desiderabile.
La valvola di sfogo migliore, è il movimento all’aperto. Una corsa su un prato è l’ideale a qualunque età. Vanno benissimo anche triciclo, biciclettina, pattini. Anche i giardini attrezzati con i vari giochi sono molto validi perché si dà al bambino la possibilità di cimentarsi in movimenti sempre più articolati come saltare, rotolare, scivolare, strisciare, arrampicarsi, appendersi. L'aria aperta aiuta a sfogare energie represse nei piccoli appartamenti di città. Nel parco il bimbo può cimentarsi in giochi liberi, può muoversi sotto lo sguardo vigile ma anche rassicurante del genitore, può fare nuove esperienze e mettersi alla prova in inedite attività che lo aiutano a scaricare buona parte delle energie motorie di cui dispone.
Sì, se compare in certi momenti particolari. La nascita di un fratellino, un periodo di tensione in famiglia, un cambiamento importante, possono spingere il piccolo ad avere un comportamento più vivace, che diventa un modo per esprimere la sua ansia ed attirare l’attenzione su di sé. In questi casi è bene tranquillizzarlo, evitando punizioni o rimproveri, ma cercando di dedicargli più tempo e capire cosa lo rende inquieto.
Di solito le prime avvisaglie compaiono verso i 4-5 anni, ma è con l’inizio della scuola che si evidenzia del tutto quello che comunemente – e forse in modo improprio- viene definito il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD). I bambini che non prestano una attenzione continuativa sono sicuramente molto vivaci e fanno fatica a stare fermi, ma sono anche tanto distratti da troppi stimoli o avviliti da troppa noia. Hanno cioè un’incapacità a stare e fermi e concentrati quando l’attenzione che gli si richiede è prolungata nel tempo. Nei bambini che non si sentono contenuti dai genitori e si sentono troppo abbandonati a se stessi le difficoltà di comportamento causano spesso isolamento e grande senso di disagio. Un modo per farsi vedere diviene infatti quello di “agitarsi”. Un bambino infatti ha bisogno di braccia che lo tengano e contengano, di sguardi che lo vedano e rispecchino, di parole che lo sostengano ed incoraggino. E' questa culla emotiva che lo rende tranquillo.
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