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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013
a cura di Barbara Rossi,
la meridiana, Molfetta, Bari 2009

Crescere nel gruppo
So-stare nei gruppi un testo corale per un discorso squisitamente collettivo.
E poiché il pensiero non nasce se non nell'incontro con l'altro questo saggio della collana Premesse... per il cambiamento sociale diventa una ricca testimonianza di come essere una polis.
Un testo mai auto celebrativo. Un saggio non centrato su di un sapere da difendere. Uno scritto in nessun momento chiuso nella roccaforte di chiuse parrocchie.
Le molteplici voci degli Autori si intrecciano, intersecano, respingono ed uniscono diventando, nel loro insieme, un unico discorso sul pensiero gruppale così come ognuno dei quindici protagonisti lo sente, lo vede, lo pensa e lo sperimenta.
La ricchezza del volume sta dunque nell'offrire un percorso pratico e teorico sui gruppi fino a far vivere un'esperienza gruppale mentre lo si scorre, attraversa e studia.
Ogni lettore è dunque chiamato a comprendere, ma anche a sperimentare in diretta, la difficoltà e il piacere di un incontro a più voci.
La visione terapeutica del gruppo si intreccia con i dispositivi preventivi definendo un comune denominatore dato dall'apprendimento. E' sul poter imparare cose nuove su di sé, sugli altri e sul mondo che il gruppo esercita il suo grande fascino. Bellezza dell'incontro che crea benessere poiché crea conoscenza.
Non però senza ostacoli.
Lasciare il noto per l'ignoto, abbandonare il certo per l'incerto, ricusare stereotipi per formulare nuove idee non è infatti un processo indolore. E la curatrice del libro, Barbara Rossi, capo cordata come la definisce nella postfazione Franco Fasolo, non risparmia al lettore l'impegno di dover attraversare una molteplicità di mondi, sistemi, contesti, eventi, vertici, angosce, illusioni, realtà. La curatrice, che è anche Autrice di alcuni saggi, pare ricordaci che non solo il libro è il prodotto di un percorso gruppale, ma che dovremo mettere in gioco il nostro gruppo interno per poter sopportare le plurime tensioni intellettive a cui viene sottoposta la nostra mente nel leggere la pluralità di contributi contenuti nel volume. Una mente sollecitata, messa alla prova, destrutturata e ristrutturata, così come avviene in ogni esperienza collettiva.
La bellezza-benessere sta nel momento dell'intuizione là dove l'insieme diviene unità, senso, comprensione.
E la complementarietà dei testi la ritroviamo in quel mondo emotivo che ogni incontro con l'alterità sollecita e mette alla prova. L'altro con il suo corpo che nel gruppo diviene ingombrante presenza. E l'articolo di Anna Maria Gibin Una riflessione per chi soffre di disturbi alimentari, pare ricordarci come nel gruppo ognuno possa posare lo sguardo sull'involucro pelle dell'altro per rispecchiarsi e per differenziarsi.
L'altro che con le sue idee che, nell'interazione affettiva ed intellettiva, diviene paura di essere cancellati e speranza di essere riconosciuti.
So-stare nei gruppi è un testo per tutti, di tutti, con tutti poiché parla della paura che abita ogni singolo individuo e della possibilità di superare l'angoscia grazie all'incontro con l'altro.
Ognuno dunque nel testo, come in un gruppo, può trovare una parte do sé, dei suoi interessi, dei suoi pensieri, delle sue ideologie e dei suoi vissuti.
"Il libro apre a diverse angolazioni" dice Massimo Daviddi nella prefazione "terapeutiche, formative, educative e da diversi ambiti culturali, sociali della nostra vita".
Ognuno quindi è anche chiamato a confrontare il suo punto di vista con quello degli altri poiché, se si perde il piacere dello scambio tra diversi, si perde il senso della vita. Non dunque un'unica teoria, ma l'intreccio di metafore, immagini, flash affinché ognuno costruisca la sua trama emotiva ed intellettiva.
E forse non del tutto a caso a metà del testo troviamo il saggio di Ivana Treviani sui Mondi in movimento. E' questo un racconto sul migrare dei popoli, sul cercare rifugio altrove, sul credere che cambiare sia foriero di potenzialità.
Ed è di un processo migratorio che il testo, nella sua unitarietà, parla, mostra, descrive, interroga.
Ognuno per apprendere deve lasciare la sua terra natale ed inoltrarsi nel mondo sconosciuto, imparare una nuova lingua, costruirsi nuovi punti di riferimento. Certo questo ci ricorda l'Autrice implica stress, traumi, angosce. Ma è anche punto di partenza per la crescita individuale e collettiva.
E' allora la narrazione di sé in gruppo che permette l'elaborazione dei momenti critici, di impasse, di resistenza al cambiamento. Narrare ad altri indica quindi la potenzialità terapeutica del gruppo che cura perché dà parola ai propri sommovimenti emotivi grazie anche al dire, raccontare, esporre dell'altro.
Ma come garantire questo processo?
E' il saggio su I gruppi nella formazione di Annamaria Burlini a fungere da faro tecnico. L'Autrice declina infatti gli ostacoli emotivi che impediscono ad un gruppo di funzionare e ci illustra le funzioni del coordinatore quale facilitatore del processo di apprendimento in gruppo. Il conduttore infatti non insegna, ma indica ciò che disturba l'apprendimento, fa ipotesi su quanto ostacola la comunicazione, sollecita il confronto tra i partecipanti, accompagna nella realizzazione del compito.
Compito che riunisce i membri e fa costituire il gruppo. Qualsiasi esso sia sottolinea la molteplicità di contesti in cui viene proposto nel testo. Compito come inshait che apre la mente. Qualsiasi sia il cambiamento che il lettore vorrà fare suo dopo aver letto i quindici articoli che compongono il libro. Compito come organizzatore del pensiero. Qualsiasi sia la forma che le idee prendono dopo aver attraversato il molteplice mondo presentato in So-stare in gruppo.

Paola Scalari

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.