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Commenti

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di Silvia Vegetti Finzi

Mondadori, 2005

Un libro chiaro sul significato della separazione coniugale.
Un libro intenso che sta dalla parte dei figli dei genitori divisi.
E questa attenzione ai bambini non emerge solo dalla comprensione dei loro bisogni, ma soprattutto dall'attenzione posta alle loro testimonianze. Nel volume infatti sono raccolte le lettere di giovani ed adulti figli di divorziati. Sono dunque i racconti dei piccoli che fanno da guida alla riflessione e diventano corale dimostrazioni dei diversi livelli del trauma patito dai bambini a causa della separazione dei loro genitori. Quelli raccolti, attraverso un appello fatto dalla rivista Donna Moderna, sono sfoghi dolorosi, intransigenti, arrabbiati, sfiniti. Ma sono anche espressioni di riconciliazione con le traversie patite a causa della separazione di mamma da papà. Queste narrazioni richiamano l'attenzione del lettore alle vicissitudini emotive che attraversano grandi e piccoli di fronte allo scioglimento di un matrimonio. E' questo un quadro composto, ma chiaro dei tanti travagli umani derivati dallo scioglimento di un legame amoroso. Per questo Silvia Vegetti Finzi ci invita a riflettere sul pathos provocato dalla perdita del partner. L'Autrice ci sottolinea ripetutamente come questa rottura del vincolo tra un uomo ed una donna apra uno scenario sul mondo delle passioni. Passioni che delineano l'ultima barriera che riesce a resiste di fronte all'indifferenza umana che, purtroppo, connota i nostri tempi.
La fine del matrimonio ha dunque ancora una valenza emotiva a tinte forti che fanno precipitare i coniugi in abissi colmi d'angoscia. Ed è di questi sentimenti che l'Autrice ci parla con la sua consueta pacatezza e chiarezza. Un'opera quindi da leggere, ma soprattutto da meditare per trovare una chiave di lettura dell'amore. Sì perché d'amore parla questo libro e della fatica umana nel vederlo dissolversi.
Il tema della perdita del compagno per un coniuge o della famiglia unita per i figli diventa allora il punto di riferimento per una riflessione sul senso della vita. Un senso che trova nel valore dei legami, nella passione relazionale e nella tensione erotica degli antidoti al vuoto esistenziale. Insomma meglio amare e soffrire che stare alla larga dall'amore e rimanere chiusi in una cripta solitaria. Se questo è il messaggio anche i figli possono riconciliarsi con le traversie affettive dei loro genitori. possono perdonarli, capirli, riinventarli come padri e madri disuniti in quanto coppia coniugale e riuniti in quanto coppia parentale. Basta che mamma e papà parlino, raccontino, diano testimonianza della loro storia e i figli capiranno. E' il silenzio allora che fa male alla vita a due, ma anche il tarlo che distrugge le sicurezze dei figli di genitori separati.
Dare la parola direttamente ai protagonisti è il grande pregio di questo libro che è senz'altro un volume a tante mani. Mani però tenute con garbo e sicurezza dal solido pensiero di Silvia Vegetti Finzi che vuole aiutarci a capire.

Paola Scalari

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.