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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

quandomancalapplauso

Quando Manca l'applauso
Come aiutare i nostri figli ad affrontare l'insuccesso
di Roberto Gilardi
Le Comete Franco Angeli, 2015

 

Un libro o tanti testi in uno. Questo volume infatti raccoglie al suo interno più linguaggi. È quindi un trattato che si muove tra la scrittura narrativa, autobiografica, saggistica, scenografica, fumettistica. Ma anche le tonalità emotive si muovono su più registri. Leggiamo parole sagge, ironiche, satiriche, riflessive, introspettive.Roberto Gilardi in questo poliedrico esprimersi, con l'abilità dell'equilibrista, tiene la rotta portando il lettore dentro al problema dell'insuccesso e a come affrontarlo e farlo affrontare. Egli guarda allora il tema del vincere e perdere con una sonda che sa rilevare cosa sta nel sottosuolo emotivo di genitori e figli. Si parte allora dalla superficie e si scende in profondità. Ed ecco un altro movimento del testo che, di capitolo in capitolo, induce ad analizzare gli atteggiamenti dei ragazzi e gli stati d'animo degli adulti. “Quando manca l'applauso” è dunque una “sinfonia” di parole. Un'armonia complessa, articolata, ricca di tonalità allegre e di melodie lente. L'Autore però ci rammenta più e più volte il tema centrale dicendoci che il problema è complesso, le soluzioni non sono facili, le risposte vanno cercare con pazienza e con dedizione.


I ragazzi possono sentirsi soverchiati dall'insuccesso perché fanno parte di una generazione votata a vincere, a primeggiare, a gratificare chi li ha messi al mondo. Ed ecco il perno di tutto il discorso riguarda gli atteggiamenti dei genitori, la loro smania di avere dei figli brillanti, la loro paura di allevare figli perdenti, alunni incompetenti, giovani incapaci. E a questo punto il messaggio può essere decifrato. Esso riguarda il fatto che, come sintetizza Gilardi, “l'insuccesso è un'esperienza di vita, a volte amara, ma pur sempre un'esperienza di vita, che muove la nostra parte emotiva in modo variegato”. Ed a partire da questo dato di fatto che l'Autore accompagna i lettori ad interrogarsi sull'atteggiamento che possono assumere di fronte alle difficoltà dei figli riattivando, come afferma fin dalle prime righe, la coscienza, cioè il dialogo con se stessi. L'introspezione diventa capacità di ascoltare le voci interiori che abitano la mente accettando il conflitto che innestano e la crisi necessaria per accordarle. La via maestra per affrontare questa operazione - ci esemplifica l'Autore- è la rievocazione della propria storia personale.
Autostima, fiducia, forza d'animo, resilienza non si costruiscono se non si crea una struttura interiore fondata sulle parole dei Maestri di vita, sul loro esempio, sulla loro capacità di non spaventarsi di fronte alle cose difficili.
E con questo avvertimento Gilardi sottolinea ed articola la sua vocazione all'educare come arte dello stare con l'Altro per riconoscerlo, ascoltarlo, accoglierlo, comprenderlo. Ed è su questa convinzione che l'Autore ci dice che deve continuamente vincere la pressione - interna ed esterna - a dare consigli, a dire cosa si dovrebbe fare, a suggerire immediate soluzioni al problema. Ed è una tentazione che comprendiamo poiché oggi più che il sapersi porre domande le persone esigono facili risposte a tutto, più che capire cercano di applicare formule magiche, più che mettersi in gioco vogliono qualcuno che dica il gioco da fare.
Ma questo atteggiamento è anti-educativo. Questa modalità infatti rende ancor più fragili quei genitori che non arrivano al successo grazie alla applicazione di esercizi calati dall'alto.
Chi allora si lascia abbagliare da facili formulette non può che fallire l'azione educativa. Gilardi allora scappa, induce i genitori a fuggire, sollecita gli educatori a rinunciare a qualsivoglia prontuario. In questo monito evidenzia la sua maturazione come formatore.

Paola Scalari, psicoterapeuta, psicosocioanalista

Venezia 14 gennaio 2016

 

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.