Recensione di Pia M. Sigismondi, psicosocioanalista
Non sono figli tuoi, sono figli della vita stessa.
Tu li metti al mondo, ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee.
Perchè essi hanno le proprie idee.
Puoi dar dimora al loro corpo ma non alla loro anima.
Perché la loro anima abita nella casa dell'avvenire,
dove a te non è permesso di entrare neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro,
ma non volere che somiglino a te,
perché la vita non ritorna indietro
e non si ferma a ieri.
Tu sei l'arco che lancia i figli verso il domani.
Khalil Gibran
Con "ConTatto - La consulenza educativa ai genitori -" edito da la Meridiana nel 2008, Francesco Berto psicopedagogista e Paola Scalari psicologa e psicoterapeuta, offrono ai lettori un testo scorrevole, seppur denso di concetti, di suggestioni e di spunti tratti dalla loro vasta esperienza, per riflettere sul difficile compito di educare i figli nella società attuale. Società in cui i rapporti intergenerazionali sembrano essere inesistenti o tali, da impedire sia la scelta e la condivisione di modelli educativi adeguati, sia il supporto alla crescita dei figli.
Anche i servizi e le istituzioni, che dovrebbero aiutare i genitori a sviluppare le competenze educative, hanno spesso sedi difficili da raggiungere e orari rigidi da rispettare; tendono inoltre a fornire soluzioni precostituite che fanno sentire gli utenti inadeguati e poco competenti. Così padri e madri, chiusi nel loro involucro narcisistico, esercitano in solitudine e con notevole sofferenza la funzione genitoriale. Solo con fatica e in situazioni di emergenza cercano l'aiuto di esperti. Ma in emergenza il tempo è vincolante sia per i genitori che per i professionisti.
Nei primi capitoli del libro gli autori esplicitano il modello teorico "psicosocioeducativo" di riferimento, le regole con cui strutturano gli spazi e i tempi degli incontri individuali, di coppia e di gruppo, per e con i genitori o gli operatori in difficoltà, condotti con la tecnica operativa messa a punto dallo psichiatra e psicoanalista argentino A. Bauleo. Diversamente da altri autori, non propongono ricette ma creano spazi/contenitori in cui l'accoglienza, l'ascolto empatico e attento, la comprensione e la lettura dei movimenti transferali e controtransferali che si sviluppano nel "qui ed ora" degli incontri, permettono ai padri e alle madri la narrazione della propria storia familiare e di coppia coniugale e parentale. Ed è proprio l'esperienza di narrarsi nei diversi setting, assistiti da un esperto che svela con tatto e sensibilità la qualità degli affetti profondi circolanti nei vincoli parentali, che permette a chi chiede aiuto di cambiare, di migliorare le relazioni familiari e di investire sul figlio come progetto. Raccontare la propria storia permette infatti di ricollocare il passato, differenziandolo dal presente e distinguendolo dal futuro, in una linea del tempo che libera il figlio dalle identificazioni e proiezioni dei genitori, rompendo la linea delle sofferenze che passano silenziosamente da una generazione all'altra e stereotipizzano i comportamenti e le relazioni familiari.
E' nella seconda parte del libro, la più avvincente e commovente a mio parere, che gli autori raccontano ciò che avviene nella stanza di consultazione e nei gruppi. Leggendo queste storie, inizialmente intrise di sentimenti contrastanti, di paure, di sensi di colpa e di inadeguatezza, di aspettative deluse, di rabbia, di solitudine e di conflitti e successivamente colorate dalla speranza di poter essere un genitore "reale, abbastanza buono", alcuni ricordi della mia storia di figlia, di moglie e di madre sono riemersi. Altri episodi dimenticati hanno preso forma costringendomi a riflettere e a trovare un nuovo senso quasi come se, io stessa fossi lì con loro. La somiglianza tra i loro racconti e quelli narrati da alcuni pazienti adulti in psicoterapia, dovrebbe far riflettere i professionisti e gli operatori dei servizi sulla necessità di aiutare, in tempi reali, padri e madri a rimettere in circolo o ad acquisire quelle risorse, nascoste sotto strati di dolore e di difese, necessarie affinché diventi possibile "essere l'arco che lancia i figli verso il domani" soprattutto, se crediamo, come gli autori, che: "in principio è il gruppo familiare che fa da matrice alla vita psichica di ogni individuo...". Ma comprendere le richieste di aiuto manifeste e latenti dei genitori, proporre e saper gestire percorsi di questo tipo implica competenze, esperienza, passione e speranza.
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