Prefazione al libro a cura di Gustavo Pietropolli Charmet
Mentre leggevo le bozze di questo libro immaginavo chi sarebbero stati i suoi futuri lettori e quali sarebbero state le loro reazioni. Pensavo agli insegnanti, di cui conosco i nuovi bisogni formativi, le attuali preoccupazioni educative. Mi venivano alla mente i genitori che incontro negli spazi di consultazione e che so quanto siano alla ricerca di altri adulti che sappiano condividere la loro fatica e le ansie per l'esito aleatorio del loro sforzo educativo. Immaginavo le possibili reazioni dei colleghi psicologi, assistenti sociali, educatori che lavorano nell'area del disagio adolescenziale e della dispersione scolastica e con i quali discuto spesso della necessità di confrontarci su metodologie di intervento che appaiano legittimate teoricamente e dotate di qualche verificabile efficacia.
Credo che gli insegnanti che leggeranno questo libro proveranno spontanea e sincera gratitudine nei confronti di chi lo ha scritto per due importantissimi motivi. Il primo riguarda la possibilità che questo libro regala di avere accesso alle ragioni affettive, relazionali e simboliche dell'insuccesso scolastico; gli insegnanti ora vogliono capire proprio i motivi remoti, personali, familiari della demotivazione scolastica, del voltafaccia repentino e incomprensibile all'apprendimento. Il secondo concerne l'accesso a un modello di relazione con i genitori che documenta le strepitose possibilità di riabilitazione educativa che si sprigionano da una alleanza fra adulti che sappiano trovare il metodo per ascoltarsi, identificarsi nelle ragioni dell'altro e progettare interventi nei confronti dei ragazzi che siano illuminati dal desiderio di capire e aiutare a crescere. La scuola e la famiglia hanno estremo bisogno di riscrivere le ragioni profonde della loro inderogabile collaborazione educativa: questo libro rappresenta un documento quasi commovente per la semplicità e chiarezza con cui ne illustra i possibili risultati nel mentre documenta quali possano essere le ragioni affettive e culturali del frequente dissidio fra genitori e figli.
I genitori che leggeranno questo libro ne rimarranno molto colpiti e penso anche sorpresi dal constatare quanto complessi possano essere i riverberi delle loro esperienze infantili sulle relazioni che hanno con i figli. Complessi ma anche facili da riconoscere purché si accetti di entrare in un dispositivo che sostenga nell'esercizio del ricordo, nell'impegno di ricucire gli strappi della memoria e le lacerazioni nella continuità della propria esperienza di vita. I genitori hanno finalmente in mano un documento di facile lettura che illustra ciò che tutti sanno e s'illudono possa essere dimenticato e reso inservibile: prima di diventare genitori siamo tutti stati dei figli e le basi del mestiere di genitori sono le emozioni e i ricordi, belli o brutti, della nostra infanzia. Bisogna trovare un metodo per ricordarselo. Chi non lo ricorda lo ripete nelle proprie azioni educative, senza rendersene conto, confondendo i luoghi e le persone, le epoche e i diversi contesti. Inoltre prima di diventare genitori siamo tutti stati dei coniugi e i conflitti che attraversano la coppia si spostano facilmente nella relazione tra padre e madre, fra genitori e figli. Chi leggerà questo libro avrà accesso alla inoppugnabile documentazione di quanto ciò possa essere vero e avere drammatiche conseguenze nella relazione educativa con i figli e, al tempo stesso, capirà quanto possa essere a portata di mano la possibilità di ricordare, riconoscere e cambiare. Nella relazione con i figli è forse più facile riuscire a cambiare e riconoscere i propri "errori" perché c'è meno ambivalenza che in altre relazioni d'amore, c'è una elevatissima motivazione dovuta al dolore che l'insuccesso educativo infligge e si scopre facilmente quanto grande sia il potere del ruolo di genitore e quanto il comportamento del figlio possa cambiare a seguito anche di piccoli spostamenti nell'esercizio del proprio ruolo da parte della madre o del padre.
Anche i professionisti saranno molto contenti di leggere questo libro. Gli psicologi, gli educatori, psicopedagogisti e assistenti sociali che da molti anni lavorano nell'area del sostegno al ruolo genitoriale sanno bene che è giunta l'ora del confronto serrato sulle metodologie da adottare per riuscire finalmente a rendere efficace l'intervento o quanto meno per poterlo verificare e confrontare con altri metodi e altri percorsi. Gli obiettivi sono ormai definiti ma la discussione sul metodo è tuttora apertissima: gli autori di questo libro hanno l'enorme merito di illustrare il loro metodo, di esporre il modello teorico che lo sostiene e legittima, di mettere a disposizione di tutti un rilevante materiale registrato direttamente, che consente di valutare i risultati dell'intervento e confrontarli con altri possibili percorsi. È ciò che tutti i gruppi di lavoro dovrebbero fare per evitare che esperienze preziose si perdano e non lascino traccia poiché non sono descritte e documentate; altre invece, solo vanesie e infondate, acquistano notorietà e s'impongono all'attenzione per il solo fatto di essere state riportate e pubblicizzate. Francesco Berto e Paola Scalari hanno attrezzato un laboratorio, vi hanno lavorato per anni, hanno messo a punto un metodo e in questo libro riferiscono lealmente i risultati delle loro esperienze consentendo al lettore di avere accesso direttamente ai dati raccolti e alle esperienze registrate.
Hanno fatto un lavoro molto utile: chi legge questo libro lo riconoscerà facilmente. Descrivere in cosa esattamente consista la consulenza educativa ai genitori in difficoltà non è affatto semplice. Eppure si tratta di un problema urgente e di rilevanti proporzioni numeriche poiché la richiesta esplicita e quella sommersa di sostegno nell'esercizio del mestiere difficile di genitore, soprattutto durante l'adolescenza dei figli, sono molto estese e si stanno diffondendo sempre di più. A fronte delle importanti novità che il processo adolescenziale impone di affrontare, i genitori esprimono nuovi timori e rischiano sia la diserzione educativa che l'inefficace applicazione di vecchie regole e procedure di dubbia efficacia. La crisi adolescenziale dei figli crea disorientamento educativo nei genitori, suscita ansie profonde ecostringe spesso a difendersi dalla paura dei possibili e ben noti disastri attraverso l'utilizzo di difese psicologiche, che irrigidiscono inutilmente il ruolo genitoriale, impedendo l'identificazione sia con i diritti dei figli sia con il loro bisogno di aiuto e regole chiare e utili. La consulenza educativa è lo spazio e il tempo ave si tenta di evitare le pericolose semplificazioni e di trovare strade che mettano al riparo dalla tentazione di ricorrere a formule stantie: queste rischiano di impedire la comprensione e rendere inutilizzabile la competenza genitoriale da parte dei figli.
Nell'ambito della consulenza educativa Berta e Scalari si pongono in ascolto: è straordinario come riescano a descrivere cosa possa significare "ascolto empatico", attenzione fluttuante, consapevolezza delle proprie reazioni e sentimenti alle narrazioni di chi chiede consulenza. È la proposta di un metodo già collaudato ma rinnovato nelle intenzioni, integrato nei riferimenti teorici, reso flessibile, verificabile, traducibile in racconto, comunicabile. È chiaro che i due autori hanno esperienza professionale e di vita; sapere ascoltare significa aiutare l'altro a comunicare, a pensare, a ricordare. I genitori si raccontano e danno la parola alla memoria, ma se non fossero ascoltati non riuscirebbero a farlo; per pensare i pensieri difficili e collegare esperienze remote ad avvenimenti e drammi recenti è spesso indispensabile una presenza che rispecchi e valorizzi la fatica e il dolore che "pensare e ricordare" provocano. La consulenza educativa proposta in questo saggio è fondata sul metodo autobiografico, sull'importanza della narrazione, sull'ottimismo concesso dall'alta motivazione e dalla competenza acquisita in anni di lavoro sul campo, nelle scuole, con i ragazzi e le ragazze, nei corsi di formazione, nelle ricerche sulle cause dell'insuccesso scolastico, nei mille tentativi consumati a cercar di porre riparo ai danni sempre più frequenti inflitti ai cittadini più giovani e meno tutelati dai repentini cambiamenti socio culturali ed
educativi.
Il libro si conclude con le "narrazioni che trasformano l'insuccesso scolastico", come le definiscono gli stessi autori che dedicano largo spazio a storie di vita ricostruite nel corso della consultazione educativa, nel tempo e nello spazio dedicato alla ricontestualizzazione della crisi educativa attuale e alla riscoperta delle connessioni, delle ripetizioni, dei significati affettivi profondi. Sarebbe bellissimo che questo capitolo lo leggessero anche gli adolescenti, figli e studenti; non credo possa succedere poiché i ragazzi leggono libri diversi da quelli che leggono i genitori e gli insegnanti ma, se succedesse, penso che sperimenterebbero la sorpresa di vedere finalmente quante cose si possano capire di loro, quanto si possa essere loro di aiuto se solo si riesce a ricordare, a raccontare, a capire. È straordinario scoprire come l'insuccesso scolastico lo patiscano i ragazzi ma lo ordiscano gli adulti; perciò tocca a loro mettersi a pensare, a ricordare, a promuovere il cambiamento. Quando gli adulti si mettono a pensare, i ragazzi in genere regalano loro il successo scolastico e smettono di privarsi del diritto allo studio e si godono il meritato successo o quantomeno smettono di usare la scuola come merce di scambio e teatro di guerra ave spostare il conflitto con i genitori, l'autorità degli adulti, il passato rimosso della loro famiglia.
Gustavo Pietropolli Charmet
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