Trasparenza
Fili spezzati è un insieme di narrazioni che come cortometraggi ci parlano ed evocano immagini legate alla separazione ed al divorzio. Episodi brevi o pellicole di lunga durata che logorano e sfibrano il vitale delle relazioni, ma anche storie in cui la cascata di eventi non porta unicamente a chiusure dolorose ma si apre ad altri sentieri in cui potere scoprire qualcosa di nuovo e in cui potersi scoprire nuovamente.
Gli autori non si nascondono dietro tecnicismi e usano un linguaggio accessibile a tutti in cui si parla del dolore nella separazione che è reale, è forte ed è di tutti: è del figlio, è del padre e della madre, è del marito e della moglie ed è dei nonni in qualità di progenitori. La separazione e il divorzio attivano il dolore di chi era dentro il disegno familiare che era nato ma è finito per sgretolarsi. Il patto che si rompe crea frammentazione in ogni membro del progetto familiare e il dolore che si crea è legittimo ed affonda le radici nel “rimosso che torna a chiedere udienza”.
Un legame tra due coniugi si esaurisce e in questa dimensione svilita del legame ritornano a galla sentimenti e copioni infantili in cui è forte il senso dell’invisibilità e di rifiuto. Nel bambino - genitore riemergono quei sentimenti della fanciullezza del non sentirsi visto dall’adulto. Questo senso di non essere desiderati sembra essere continuamento riacceso dal coniuge che delude e illude le aspettative. Il trauma del non essere voluto non si scioglie, ma si trascina nella storia familiare accumulando frustrazione nel tempo e rimbalzando da legame a legame. Le sofferenze del piccolo di Ieri diventano così le sofferenza del piccolo di oggi che intrecciandosi danno origine ad agiti aggressivi. Il figlio su cui cadono questi sentimenti di rabbia e frustrazione si ritrova all’interno del vortice della separazione e sente l’esigenza di proteggere la sua intimità: è aggressivo con i compagni e con gli adulti, non sa come impegnarsi a scuola o nello sport. Il ragazzo non trova le risorse per investire su di sé perché non si sente pensato come un valore da parte dell’adulto: si percepisce più come un deposito di sentimenti negativi.
L’intento degli autori non è quello di una sterile denuncia della separazione -che è un momento che appartiene al mondo delle relazioni-; l’attenzione è altresì posta a quella significativa tendenza a nascondere l’evento. Le cause si celano, i membri della famiglia o si rimpiccioliscono o diventano dei giganti di rabbia e i silenzi occupano tutto lo spazio. La transizione della separazione si trasforma in qualcosa di cui non si può parlare e se non è parlabile, allora non è elaborabile e crea grandi fantasmi nei pensieri e nei sentimenti di grandi e piccoli. La mente familiare si annichilisce o implode su se stessa sgretolando significati sul senso del legame.
Ed è qui che l’intervento è indispensabile. Si può offrire alla famiglia un sostegno, un luogo e uno spazio in cui le sofferenze accumulate possano acquisisre un significato altro e un posto preciso nella mente familiare. Diventa fondamentale che un padre e una madre sviluppino competenze per saper custodire dentro di sé l’alleanza con l’ex coniuge per tutelare il valore del legame e tramandarlo al figlio. Il movimento è quello dei genitori che, se pur non vedendosi più uniti come coniugi, possono condividere l’investimento e il desiderio per il figlio generato insieme. Insieme si attraversa questa dolorosa transizione senza occultarla, ma dando voce alla sofferenza dei membri della famiglia.
Saper investire sul legame diventa una condizione necessaria affinché il figlio possa saper attrezzarsi per imparare a godere del bello della relazione, si può sentire amato e apprendere come si ama. Può sentirsi pensato e voluto per diventare capace di donarsi all’altro. Sentirsi vivo e custodito nel desiderio del genitore è il primo passo che permette di sentirsi adeguato e curioso per i legami e pronto per prendere confidenza con il desiderio per l’altro. Queste scene sono vissute da tanti personaggi: nel centroscena ci sono i genitori-ex coniugi e poco dietro, educatori e operatori.
A loro va il pensiero degli autori che risuona intensamente nelle pagine del libro. Gli autori, come un padre e una madre, abbracciano la complessità che spesso gli operatori fronteggiano faticosamente perché il tema della separazione è un tema che tocca la storia del bambino che si era con le sue vulnerabilità. Gli autori esortano tutti gli “educatori” ad un uso quotidiano della trasparenza: l’aggressività di un ragazzo che “offende” non va rimbalzata nell’immediato smorzando la tendenza a presentarsi come l’esempio buono sostitutivo del genitore. L’operatore è chiamato a saper accogliere la provocazione dando vita ad uno spazio diverso in cui il legame può trattenere e contenere l’offesa in un modo trasparente: senza cercare la rivincita e senza nascondere ciò che crea dolore. Il figlio ha cosi la possibilità di “tenere insieme “le parti di sé interne ed esterne, le emozioni dolorose e gioiose, il senso dell’altro e degli altri perché si percepisce desiderato e custodito nei pensieri dall’altro.
Chi porta dentro di sé il senso vitale del legame, della possibilità di generarlo e trasformarlo porta alla mente familiare la possibilità di veder nascere nuove relazioni da alimentare e da cui potersi alimentare. Nuovi personaggi per trame nuove e trasparenti.
Laura Patti, psicoterapeuta
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