Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide background
Slide background

Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
  • Marcella ha scritto Altro
    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

FUGGIASCHI. ADOLESCENTI TRA I BANCHI DI SCUOLA DI FRANCESCO BERTO E PAOLA SCALARI

LA MERIDIANA, MOLFETTA, BARI 2005

Recensione e non solo...

di Giulia Rossetto, psicologa

 

Fuggiaschi. L'enigma del libro comincia dal titolo. Fuggiaschi un vocabolo indefinito, del quale in un momento si ha la sensazione di coglierne il significato, mentre in un altro momento si teme di non comprenderlo a pieno.

Fuggiaschi. Una parola che ha un fascino particolare. Non fuggitivi, in fuga da qualcosa che si conosce, che tormenta, e fa paura, fuggiaschi ovvero chi fugge per sottrarsi a pericoli, persecuzioni.

Fuggiaschi. E' una parola difficile da afferrare. E' come se la sua forma contenesse tutta la sua essenza, togliendo una lettera si trasforma in una domanda che illumina: Fuggi a chi?

L'adolescenza è una fase dello sviluppo evolutivo unica e irripetibile, una fase di transito obbligato dove bisogna usare tutte le proprie risorse per sopravvivere, durante la quale si tenta di allontanarsi dall'universo idilliaco dei bambini e contemporaneamente si teme di non aver le risorse per sfidare il mondo adulto, una fase costellata da interrogativi opposti tra di loro: originali o invisibili? Ribelli o perfetti? Solitari o nel gruppo? Sicuri o paurosi?

E' questo, credo, il motivo per cui è molto difficile scrivere un libro sugli adolescenti. Per trovare le parole adeguate per descrivere le loro personalità, per riuscire ad intrappolare in un termine finito le infinite sfumature che li caratterizzano, ci vuole un qualcosa di diverso, che questo libro credo abbia.

Leggendo le storie di questi ragazzi così diversi e così uguali a quelli abbiamo vicino, quello che colpisce non è tanto la loro "trama", ma piuttosto le sensazioni che esse riescono a suscitare e che fanno in modo che il lettore penetri dentro ognuna di queste vicende, si apposti lì in un angolo lontano dai riflettori di scena, e viva tutto quasi in diretta, coprotagonista delle emozioni che i "personaggi" stanno vivendo. In questo libro non vengono usate parole, vengono usate sensazioni, sensazioni che permettono al lettore un' identificazione dei personaggi, con i nuclei fuggiaschi della propria personalità.

Un altro grande merito di questo testo, a mio avviso, è quello di aver circoscritto questi adolescenti all'interno dei due ambienti che più di tutti li influenzano: la scuola e la famiglia.

La scuola, il luogo per eccellenza dove i ragazzi dovrebbero imparare, imparare non solo nozioni, ma anche ad essere uomini e donne solidi, con le loro opinioni e le loro passioni, capaci di interagire con il mondo esterno senza il terrore di essere annientati da esso. Dentro la scuola i ragazzi si trovano catapultati in una realtà che li vede per la prima volta protagonisti indiscussi del loro destino, cavalieri solitari che affrontano un mondo che li giudicherà, non solo come scolari, ma appunto anche come persone. In questa prospettiva è facile capire come ognuno di loro tenti, fondendo i propri punti di forza e le proprie debolezze, di inventarsi la strada per rapportarsi tanto con il gruppo dei propri pari, quanto con quello degli insegnanti: la difficoltà di stare in equilibrio tra queste due realtà, contrapposte e interdipendenti, sembra essere la chiave di lettura per comprendere il comportamento dei protagonisti delle storie. E' così per Emilio (Solitudini sospese) rimasto isolato per non aver saputo decidere di quale gruppo fare solidamente parte, per Carlo (E' sempre la solita musica) costretto ad essere l'eroe della classe e la disperazione dei professori, per Viola (La fuggiasca) il fiore all'occhiello per gli insegnanti, invisibile per i compagni, per Suellen (La ragazza dai capelli strani) costretta ad odiare tutti per poter urlare il suo bisogno di essere amata, per Federico (Ricomincio da tre) pronto ad ingannare anche sé stesso pur di apparire ammirabile agli altri, per Giovanni (Il cavaliere caduto da cavallo) obbligato a "cadere da cavallo" pur di non mettersi in gioco, per Pierpaolo (Elogio del tempo sprecato) sicuro che qualcuno acquisterà per lui con denaro sonante la sua rispettabilità tanto tra i compagni quanto tra i professori.

E' in questa prospettiva che sembra essenziale che gli insegnanti prima di essere maestri della materia si sentano dei veri e propri educatori, con un'enorme potenzialità: quella di aiutare i loro alunni a costruirsi un proprio bagaglio di idee, ambizioni, passioni, modi di essere, modi di esprimersi, modi di vivere...in pratica tutto quelle cose che i ragazzi sembrano chiedere loro. Per fare ciò basterebbe saper guardare la situazione da un'angolazione diversa, saper ascoltare la loro voce senza fermarsi all'apparenza, saper incanalare positivamente la grande quantità di energia che ogni giorno gli alunni riversano su di loro, non farsi appiattire in una realtà fatta di orari, di voti, di ruoli e di atteggiamenti preconfezionati; saper essere una guida e non solo un giudice, vuol dire allora saper guardare le cose con altri occhi, per avere ben saldo il controllo della situazione, non abusando del proprio potere, ma conquistandosi la stima e la rispettabilità degli allievi. Ed è così che si scopre un'altra verità, come saggiamente ci ricorda l'ultimo capitolo, dove in un vortice che conduce di scuola in scuola, di classe in classe ascoltiamo la loro voce che fino a quel momento era stata un elemento passivo della scena, e tra mille parole tutte identiche ci saltano subito agli occhi quelle pronunciate da insegnanti che a noi paiono diversi, paiono illuminati, incapaci di non preoccuparsi per un'alunna che ottiene sempre e solo il massimo dei voti, rivelatori di affermazioni che sembrano cogliere l'essenza della situazione.

E qui entra in gioco il terzo nucleo che caratterizza le storie: la famiglia. Ciò che maggiormente colpisce è come i padri e le madri non siano messi in relazione solamente ai loro figli e alle loro figlie, ma che le storie evidenzino e mettano in risalto il rapporto tra due figure non più adolescenti: i genitori e gli insegnanti. Infatti spesso si pensa che la comunicazione e il rapporto che intercorre tra due persone adulte che entrano in relazione tra di loro sia molto diverso, in qualche modo più maturo ed efficace di quella sostenuta con un ragazzo, che ci sia una sorta di alleanza educativa di base che fa sì che le scambievoli opinioni posino sullo stesso terreno e vogliano raggiungere lo stesso scopo. E invece non sempre è così. Le storie di Fuggiaschi ci mostrano come molto spesso gli insegnanti e i genitori dialoghino tra di loro, non tanto per condividere le strategie e gli accorgimenti da utilizzare per riuscire a aggirare insieme quelli che sembrano essere i principali problemi del ragazzo, ma piuttosto per scaricarsi reciprocamente responsabilità e colpe, cercando un facile capro espiatorio per i suoi insuccessi. Le due componenti adulte, quindi, non solo sembrano incapaci di cooperare per riuscire a negoziare le loro risorse e le loro idee, ma addirittura sembrano mettere, loro per primi, in gioco le loro componenti adolescenti; il genitore trovandosi davanti a un insegnante, sembra rivivere sulla sua pelle le sensazioni e le paure che aveva quando lui stesso era studente, totalmente ignaro del diverso ruolo che è chiamato a rivestire: emblematiche in questo senso sono le figure dei genitori di Caterina (La finestra sulla strada) seduti di fronte a tutti gli insegnanti, quasi fossero in procinto di sostenere un esame, che non riescono a non dar voce alla loro rabbia senza limiti davanti a un'ingiustizia, la mamma di Federico (Ricomincio da tre), interessata solamente a non sfigurare davanti alla figura del professore anche a costo di screditare l'onore del proprio figlio e infine la mamma di Suellen (La ragazza dai capelli strani) pronta al giudizio feroce nei confronti di quella che non ritiene solo una cattiva professoressa, ma anche una pessima madre. Genitori e insegnanti si trovano quindi gli uni di fronte agli altri, sul il piede di guerra, ognuno con le proprie storie alle spalle, ignari dell'effetto disarmante che possono produrre le parole, senza mai considerare se le persone che hanno davanti hanno le risorse per poter affrontare le constatazioni, i consigli, e le sentenze, senza saper usare le parole giuste per comunicare, per integrare le loro idee e per poter realmente aiutare il figlio e l'alunno.

E' in questo modo che "Fuggiaschi" racconta storie di vita quotidiana, storie diverse ma in fondo tutte simili, storie esse stesse adolescenti dentro alle quali i nomi di tanti ragazzi si perdono, ritornano, ci disorientano, storie che non vogliono giudicare, ma che contengono tante verità ugualmente efficaci e importanti. E' per questo motivo che lo sconforto di Vanna Speranza nel tentare di "fare pulizia" tra questi intricati vissuti, deve invece spronare il lettore alla reazione, alla ricerca della Vera Speranza, nella ferma consapevolezza che il vero "valore della scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi" (M. Proust).

Torna al libro "Fuggiaschi"

Incontri

Marzo 2024
LMMGVSD
1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
Aprile 2024
LMMGVSD
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.