Viaggiare insieme è come un tango
Come strade che si incrociano
Un po’ d’asfalto un po’ di fango
Per due vite che si sfioranoViaggio verso qualche cosa
Che è già dentro di noi
Dentro gli sguardi e dentro le parole
Siamo passeggeri
Per non so ancora… dove…Dentro gli sguardi e dentro le parole
Siamo passeggeri verso il nostro stupore
Vola…
(P. Pelù, Viaggio)
“L’ascolto del paziente: uno sguardo interiore” appare un manuale pratico e veloce da leggere, di agevole comprensione e dalla narrazione scorrevole. Tuttavia, questo è solo ciò che appare... fin dalle prime pagine l’Autrice, Paola Scalari, si pone un arduo compito, quello di aiutare il lettore, lo psicoterapeuta e psico-socio-analista in formazione, ad apprendere l’arte dell’ascolto.
Il testo rappresenta se vogliamo un “pretesto” per intraprendere un viaggio spiraliforme che tocca più tappe: l’Essere ascoltati, l’Ascoltarsi, l’Ascoltare e l’Ascoltandoci. Un ritmo ondulare che porta avanti e indietro. Chi legge può cogliere una coralità di voci alcune dichiarate, altre latenti, è invitato a porsi domande, ascoltarsi, tendere l’orecchio alla ricerca di tutto ciò che è dissonante e stonato, poiché è là che si cela l’inconoscibile. Un movimento, attraverso lo scorrere delle pagine, che apre a inediti campi di possibilità e a nuovi re-incontri, tra la curiosità di conoscersi e la paura di esporsi. Un testo, questo, che è una continua scoperta e che a tratti lascia il lettore con un senso di smarrimento, misto al piacere dell’incontro curioso e autentico. L’incontro con un’alterità, sia interna che esterna, che può assumere anche carattere di perturbante. Il testo, come una bussola analitica, si configura come un “contesto” per l’apprendimento, promuove continue rotture interiori, fatte di perdite e ritrovamenti. Sostiene il processo di trasformazione di “fatti indigeriti”, che come “pesci-pensiero”, attraverso la relazione che cura, possono assumere nuove configurazioni in un mare-mondo interno.
Ascolto di se stessi, ascolto dell’Altro, ascolto di ciò che accade nella stanza d’analisi, nel campo emotivo duale, se il setting è individuale o nel campo multipersonale se abbiamo a che fare con la coppia, con il gruppo o con l’istituzione.
Mentre le pagine scorrono veloci, l’Autrice con uno stile narrativo appassionato, accompagna il lettore in un viaggio fatto di incontri. Incontri con i maestri della psico-socio-analisi, una polifonia di teorie e concetti descritti con apparente semplicità che lasciano, tuttavia, nel lettore la sensazione di non sapere mai abbastanza. Riferimenti e fondamenti che hanno bisogno di tempo per sedimentare, per trovare terreno fertile nelle menti, dove poter radicare e poi far germogliare nuovi pensieri, nuovi significati. Incontri con se stessi, oltre la propria “crosta psichica”, in un costante lavorio di auto-riflessione e di auto-osservazione. L’ascolto di Sé viene qui inteso nella dimensione del conoscere le proprie “stanze interne”, del sapersi muovere con disinvoltura nel proprio mondo intrapsichico, “osservare se stessi per vedere l’Altro” e lasciare che il flusso di pensieri, le associazioni e i vissuti emotivi emergenti nel campo siano liberi di circolare per creare sempre nuovi vincoli.
Il testo è costellato di vignette cliniche. Preziosi sono infatti gli incontri con i pazienti, persone che hanno chiesto aiuto, che hanno descritto i propri sintomi, la storia delle proprie sofferenze e che hanno mostrato il desiderio, seppur sofferto e spesso nascosto, di conoscersi meglio e di capire il proprio funzionamento psichico, il proprio muoversi nel mondo.
Attraverso una narrazione evocativa, dalle prime pagine introduttive a quelle finali, l’Autrice ci parla per immagini e per sonorità… tanto da farsi strada nella mia mente la canzone “Viaggio”.
Come in un viaggio, terapeuta e paziente si muovono insieme in una dimensione quasi onirica, dove sogno e realtà si incrociano e si sfiorano, per lasciarsi permeare da affetti e immagini che iniziano a prendere forma, alla ricerca di un inconscio che si crea in continuazione. L’esplorazione dei propri e altrui abissi emotivi avviene attraverso la funzione di sonda del terapeuta, che cerca di cogliere immagini sfuggenti e di ascoltare i propri vissuti in presenza dell’Altro. La seduta diventa allora il luogo per sognare insieme, per creare nuovi collegamenti e rimandare immagini comunicabili laddove prima abitavano pensieri bloccati e stereotipie. Durante il viaggio è possibile incontrare scene/vissuti in cui è facile incagliarsi: è qui che un’interpretazione spiazzante, un pensiero “irriverente”, funzionano come una navicella che aiuta il transito e accompagna a cogliere dettagli, connessioni e nuovi significati.
L’Autrice, attraverso il testo, accompagna il lettore in un viaggio di immersione, alla scoperta del proprio mondo interno, come fa una madre che contiene le paure e le trasforma in parole, e al contempo come un padre che mette ordine e definisce la cornice.
Le pagine conclusive sono permeate da un messaggio che evoca un senso di fiducia. Fiducia nella capacità di dedicarsi del tempo, di addentrarsi nei propri abissi con autentica curiosità, di creare incontri amorevoli che sappiano donare uno sguardo di umanità, in una dimensione dove la fine è anche un nuovo inizio.
Samantha Rainò, psicologa
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