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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

“Ascoltare una persona non è essere passivi. L’ascolto vero è attivo, e Dottie aveva ascoltato davvero.”

(Elizabeth Strout - Tutto è possibile)

Ogni libro ha un suo carattere, e come le persone le devi saper prendere. 
L'ascolto del paziente richiede una cura e un’andatura a passo lento, perché tenta l’ardua descrizione di quello di unico e irripetibile avviene nell’incontro con le sofferenze dei pazienti, conosciuta ed esplorata attraverso il modo di essere dell’analista nella stanza di analisi. Sappiamo che tale incontro è vicino più all’indescrivibile e presenta caratteristiche di estrema complessità.

 


I capitoletti, in ognuno dei quali c’è una vignetta clinica, sono composti da materiale denso e quindi sono concepiti come una sosta per rifiatare, ripensare a quanto visto e conosciuto, prima di riprendere il cammino. 
Si ha l'impressione che scrivendo il libro l’Autrice abbia fatto un grosso lavoro di sottrazione. Sono tante le cose non dette. C’è tanto nel libro, ma c'è anche tanto che non c’è, ma si sente. 
L’implicito, nello spazio di condivisione della lettura, spinge a colmare i contenuti insaturi, avvicinandoci continuamente ad es. ai tanti aspetti del nostro lavoro con i pazienti, al rapporto conflittuale o critico con i nostri gruppi interni, alle nostre formazioni con analisti, alle supervisioni, al rapporto con i colleghi alla pari, a quelli con l’Istituzione. 
L’universo sonoro del libro è come un Adagio costellato da linee e forze che si scontrano, muovendosi verso l’essenziale, il misurato, il fruibile, tendendo ad affermare il possibile senza alzare la voce, perché ci si tiene a debita distanza da polemiche o dall’uso di parole contundenti come quelle delle categorie diagnostiche. Piuttosto a volte nella partitura viene privilegiato il silenzio e la discrezione, diventando il testo isomorfico all’argomento che tratta.
Si descrive un terapeuta come garante dello spazio in divenire, che sa attendere, sa sopportare il volto notturno della presenza, sa fare l’esperienza della non conoscenza e della nudità di spirito come condizione di un vero incontro con l’altro. “Se sono vuoto di tutto, è per essere meglio in attesa di voi” dice un personaggio di Paul Claudel. 
In questo caso la figura è il processo terapeutico, il rapporto sempre diverso con il paziente, lo sfondo è rappresentato dai suggestivi riferimenti alla grande esperienza teorico-pratica della psicosocioanalista, dai tanti maestri incontrati o studiati e riferiti nella Bibliografia. 
C’è lo spazio della relazione con il pz di cui prendersi cura, e che si prende cura di noi. L’ascolto come oggetto e soggetto della cura. L’ascolto come oggetto delle cure perché è nelle relazioni che è avvenuta una qualche disfunzione o deficit da ascolto. 
Qui non ci sono verità da affermare, lo scopo è quello di avviare un processo onirico condiviso, in cui il paziente possa trovare una narrazione comunicabile, qualcosa a cui prima non riusciva a trovare alcun significato. 
A mio parere, l’aspetto pregevole del libro sta nell’ascolto etico e compassionevole dell’autrice nei confronti delle vicende umane narrate. 
A fine immersione della lettura ci si sente grati nei confronti di Paola Scalari, come dopo aver perlustrato con curiosità e la paura di perdersi, un percorso di montagna, rivitalizzando, con l’aria pulita respirata, la passione e la bellezza del nostro lavoro.

Vito Calabrese

 

Torna al libro "Ascolto del Paziente"

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.