Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide background
Slide background

Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
  • Marcella ha scritto Altro
    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Riders on the storm

Into this house we're born

Into this world we're thrown

Like a dog without a bone

An actor out alone

Riders on the storm

Jim Morrison

 

Sfogliando le prime pagine del libro, curiosa di scoprirne il contenuto, inevitabilmente mi imbatto in un pensiero di Jim Morrison che automaticamente mi fa canticchiare una delle canzoni note alla mia adolescenza: Riders on the Storm... cavalieri nella tempesta. I primi versi rendono bene l'idea dell'inquietudine adolescenziale: in questa casa siamo nati, in questo mondo siamo gettati, come un cane senza osso, un attore da solo, cavalieri nella tempesta. La tempesta della vita, così come vista da quegli adolescenti che vi si trovano incastrati, in storie a cui non riescono a dare un senso se non quello della pura sofferenza e dell'illusione di poter, un giorno, essere.

Il titolo preannuncia la catastrofe: adolescenze infrante, l'illusione dell'amore... l'amore di chi? Le prime esperienze con l'altro sesso? L'amore dei genitori? L'amore fraterno, o quello degli amici? O forse, ancor più difficile da sopportare, l'amore verso se stessi? Troppo spesso, in una società dove tutto è amplificato e tutto è più libero, gli adolescenti che già hanno il compito di differenziarsi e creare una propria identità, con difficoltà si destreggiano nei grovigli di sentimenti che spesso non sanno riconoscere, così da dimenticarsi, a volte, di volersi bene.

E gli adulti si trovano da un lato a non vedere e a non sentire, dall'altro a trovarsi invischiati, e il più delle volte feriti, senza poter fare nulla per uscire da una situazione non voluta, se non imparare ad amare di nuovo.

Addentrandosi tra le pagine del libro ci si ritrova coinvolti in una riflessione psicologica ma anche in un romanzo, o addirittura in un'autobiografia di un qualsiasi ragazzo o ragazzo che possiamo incrociare sui nostri passi, camminando per strada. Visto dal punto di vista di un romanzo, ci si trova a correre sulle righe, ritornando un po' giovani, come a voler sapere come andrà a finire la storia di Alessandra, di Camilla, della Betty con Dado e di tutti gli altri giovani protagonisti delle storie che gli autori del testo, tutti professionisti provenienti da esperienze diverse tra il pubblico e il privato, sapientemente raccontano guardando la situazione con gli occhi, e con il cuore, di chi l'ha vissuta. Basta meno di una mattinata e ci si ritrova a guardare l'ultima pagina sapendo di aver fatto di tutto perché quel momento arrivasse presto per conoscere ogni cosa che c'era da sapere, ma con l'ansia della fine: cosa ne sarà di Alice e Umberto? E Davide? Ci sarà un seguito? Che adulti saranno questi adolescenti?

Da questa domanda si apre, come trovandosi a ripercorrere velocemente all'indietro tutte le immagini delle storie appena assaporate, una nuova lettura, più riflessiva e psicologica, che non termina con la fine delle pagine, ma con una vita di lavoro, con quei giovani individui che nascondono il loro essere e lo mostrano, per evitare di ferirsi, solo a tratti. A questo punto ci si trova a pensare al nostro essere professionisti, come se gli occhi di tutti questi ragazzi, di cui abbiamo solo appena assaggiato le storie, fossero puntati su di noi e ci chiedessero aiuto, magari allontanandoci, o dicendoci che di noi non hanno bisogno, nella speranza di farci cadere in quella trappola che permetterebbe loro di continuare a credere che non saranno mai amati. E allora queste poche pagine romanzate prendono lo spessore di un'intera vita di incertezze e sentimenti reclusi, che chiedono solo di essere coccolati, accarezzati e resi forti per poter prendere posto nel mondo. Un prendere posto molto diverso dall'esservi gettati.

 

Monica A. Amisano

Torna al libro "L'Illusione dell'amore"

Incontri

Novembre 2024
LMMGVSD
1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30
Dicembre 2024
LMMGVSD
1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.