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Recensione di Ambra Frasca (psicologa, specializzanda COIRAG)

 

"Allora Almitra di nuovo parlò e disse: Che cos'è il Matrimonio, maestro? E lui rispose dicendo: Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. E insieme nella silenziosa memoria di dio. Ma vi sia spazio nella vostra unione e tra voi danzino i venti dei cieli. Amatevi l'un l'altro, ma non fatene una prigione d'amore: piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa.

Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane. Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo, come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale. Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro, poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori. E siate uniti, ma non troppo vicini; le colonne del tempio si ergono distanti, e la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro." (Kahlil Gibran).

Questo è quello che mi è venuto alla mente mentre leggevo e rileggevo le pagine, le frasi, le parole di "Mal d'Amore", mentre ero stesa sotto il sole, mentre cercavo di addormentarmi, mentre ero su di un autobus che mi portava al lavoro, quel lavoro nel quale più e più volte mi capita di incontrare ragazzi e bambini che chiedono (direttamente o indirettamente) il mio aiuto e quello dei colleghi: "dottoressa, mi aiuti lei a parlare con mamma e papà, si vogliono separare ma non me lo vogliono dire, io l'ho capito! litigano sempre e se gli chiedo se sono ancora innamorati o no loro non mi rispondono, mi dicono che dipende cosa s'intende per amore, che non sono fatti miei, che il loro rapporto non c'entra con i figli...non capiscono niente, per me alla base di tutto c'è la sincerità!".

E' questo l'aiuto che mi chiedeva una ragazzina di 14 anni mostrandosi irrequieta, oppositiva, sfidante nei confronti della propria famiglia. Ed è questo mal d'amore che il libro di Paola Scalari e Francesco Berto cerca di esplorare, descrive, dare un senso e una direzione. Con parole semplice, concrete, ricche di affettività e di pensiero, s'immergono nella realtà di oggi, nelle difficoltà della coppia, della famiglia, dei figli, nelle relazioni e nelle emozioni che dovrebbero instaurarsi e circolare tra un gruppo familiare che invece spesso perde la rotta e naufraga in mezzo ad un mare in tempesta. L'immergersi in queste onde avviene partendo proprio dal primo nucleo che viene a formarsi, quello della coppia, dove spesso "la stereotipia relazionale, nella sua esasperante ripetitività, insistenza e immutabilità, è dunque il viatico della patologia affettiva che unisce i membri di una famiglia insana" (pag.128).

La paura di sentirsi solo al mondo e dunque di non essere desiderabile per l'altro, l'espiazione di un forte senso di colpa, il ripetersi di relazioni passate irrisolte, fanno rimanere entrambi i coniugi incastrati in una relazione narcisistico-confusiva dove non c'è spazio per la differenziazione, l'individualità, posizioni viste come tradimento e infedeltà. Quello che si mostra è solo una relazione falsificata e una dissimulazione dei sentimenti, dove nulla può emergere e dove il cambiamento non può trovare spazio là dove la paura e la distruttività prendono il sopravvento. Ed ecco comparire coppie infelici, svalutanti, maltrattanti che riportano nei loro figli le medesime difficoltà e modalità relazionali, impedendo al bambino, poi adolescente, di entrare in un mondo fatto di relazioni sociali, di empatia e condivisione, poiché lui, come il bambino che alberga nel cuore dei suoi genitori, va incontro ad un "analfabetismo emotivo" (pag.55) che non gli permette di affrontare la vita: "Deprivato del gruppo interno non capisce le regole della vita sociale." (pag.55).

E il bambino appare dunque irrequieto, irrispettoso delle regole, distratto, incontenibile, per poi divenire un adolescente maltrattato, maltrattante, irraggiungibile, distaccato, deluso dall'amore. "Mal d'Amore" sottolinea la parte negativa di quello che dovrebbe essere il sentimento per eccellenza che lega una famiglia attraverso relazioni durature, solide, in grado di mettere in gioco le proprie realtà psichiche condividendole e permettendo quei cambiamenti di rotta che portano verso continue possibilità di crescita e sviluppo.

Questo libro, fondamentale per coloro che tutti i giorni incontrano le coppie, le famiglie, i ragazzi, appare una lettura semplice e puntuale per tutti coloro che hanno il desiderio e la volontà di sperimentarsi in una nuova fase della vita coniugale e familiare. Ciò che gli autori di "Mal d'amore" sembra vogliano lasciare ai lettori è soprattutto un messaggio di possibilità e di speranza evidenziando come, gli operatori che si prendono cura di queste famiglie, possano dare loro le giuste coordinate permettendo il "transito dal bisogno dell'altro al desiderio dell'altro", proteggendo e tutelando i minori attraverso un gruppo di professionisti capaci di sane interazioni che non si facciano fagocitare e annichilire dalla coppia genitoriale, colludendo così con la patologia familiare. Per questo l'importanza di una cooperazione e di un confronto efficace tra tutti gli operatori e il loro gruppo di lavoro. E a conferma dell'importanza dei contenuti di questo scritto, mi piace ricordare come, all'ingresso del padiglione di Pediatria di un Ospedale di Bologna, da alcuni anni, sono stati appesi dei famosi versi scritti da Kahlil Gibran: 
"E una donna che reggeva un bambino al seno disse: Parlaci dei figli. E lui disse: I vostri figli non sono figli vostri. Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi. E benché vivano con voi non vi appartengono. Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri: essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime: esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno. Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi: la vita procede e non s'attarda sul passato. Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti. L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane. Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere; poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco."

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.