Recensione di Giorgia Induni, psicologa.
“...Oggi , alle tre e otto, al 27bis di Rue de l'Italie, è nato un maschietto di cui ho tagliato il cordone ombelicale senza piangere né tremare. Perchè la sua nascita è un'occasione perfetta per farla finita con lacrime e tremori. Un'occasione perfetta anche per farla finita con la genetica la rassomiglianza e la trasmissione, visto che questo bambino è brutto come suo padre e bello come sua madre. È bene che le faccende di famiglia si sistemino nella culla, così, dopo, si ha tutta la vita per pensare ad altro. Sì, a pensarci bene, la sua nascita è una buona fine o un buon inizio della fine.”
Emmanuelle Baymack tam
Mal D'amore lascia a “bocca aperta” poiché, bando alle ciance e alle alambiccose sovrastrutture presenta con estrema forza sintetica le “cose” così come stanno.
Tra le pagine possiamo leggere tutte le nostre relazioni guidati da un filo rosso che ci dà l'impressione della soluzione di un rebus. Ma al di là della schietta lealtà delle parole possiamo trovare l'estrema complessità dei rapporti famigliari, delle separazioni, della sofferenza e del piacere che accompagna la nostra vita “con” gli altri.
Questo non è un libro da leggere tutto d'un fiato ma da tenere vicino almeno per un po', per concedersi di soffermarsi su quei punti che entrano con gentile ma ferma confidenza nella nostra intimità. È stato uno di quei rari incontri di saggistica che mi ha fatto abbandonare la domanda, che sempre mi pongo, di come utilizzare questi concetti con i miei pazienti ma ho accondisceso al desidero di concederlo a me stessa e di autorizzarmi a goderne senza un preciso scopo lavorativo.
D'altro canto fin dalle prime pagine gli autori sottolineano come chi, tra gli addetti ai lavori, si trovi ad avere a che fare con ciò che riguarda la coppia o la famiglia, deve tener presente che tali contesti fanno riemergere il proprio romanzo famigliare e di coppia. Nella mia esperienza clinica, sempre di più, mi capita di dover affrontare sofferenze che hanno a che vedere con questi temi. Sembra che la coppia e la famiglia non rappresentino più ormai un punto di riferimento sicuro ma, al contrario, siano spesso fonti di gravi turbamenti. Il vincolo del coniugio quando è caratterizzato dal disturbo narcisistico del legame si trasforma così in un potente generatore di dolore e sofferenza non solo per i due componenti della coppia ma anche per i loro figli. La spinta erotica che sta alla base della relazione con il partner viene meno nel momento in cui uno spera che l'altro diventi una “cura” per lenire le mancanze e le sofferenze che, a sua volta, ha subito nel rapporto con i genitori. Ciò attiva una relazione tossica all'interno della quale il vuoto di uno o dell'altro diventa incolmabile, e di conseguenza, lacerante.
Le miserie affettive che si esplicitano con la menzogna, il segreto, l'acredine che si traduce in continui litigi dove l'alienamento dell'uno diventa la vittoria dell'altro non possono che imprigionare i figli nella deprivazione un gruppo interno e, quindi, nell'impossibilità di comprendere le regole sociali e poter avere a loro volta relazioni gratificanti. Ecco che ingordigia e voracità impediscono un reale appagamento ed ecco che invidia e gelosia ostacolano la possibilità dell'essere felici. Tale apparente circolo vizioso che si riflette da generazione in generazione viene risolto se il triangolo famigliare pone come base il rapporto di coppia, sgravando i figli dalla troppo onerosa responsabilità che tutto giri intorno a loro.
La lettura di mal d'amore apre soprattutto la via ad una serie di domande tra le quali, per me, rimane aperta ma centrale: qual è la giusta distanza per permettere alla relazione di respirare e vivere? Ma anche come aiutare noi stessi e i nostri pazienti a concedersi l'appagamento di amare ed essere amati?
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