Questo libro palesa già dal titolo il suo tratto graffiante, provocatorio e di aperta denuncia.
'Padri che amano troppo è un'amara e dolorosa presa di consapevolezza di quanto i genitori e gli adulti più in generale, siano spesso incapaci di accompagnare e guidare i figli o i bambini a loro affidati verso la maturità psicologica e morale, trattenendoli, anzi, legati a sè in un abbraccio mortifero.
Attraverso il racconto di esperienze di vita vissute, gli adolescenti protagonisti di ciascuno dei capitoli dell'opera, ci introducono con imbarazzante onestà nel loro mondo interiore, soggettivo, fatto di pensieri, desideri, sogni e sentimenti, spesso incompresi, svalorizzati, negati o peggio violati dal mondo adulto.
La sofferenza, la confusione, la tristezza e la noia di questi adolescenti informano e segnalano di un malessere che ha radici profonde nelle relazioni familiari e sociali. L'incapacità di amare e di farsi amare, o il 'Mal d'Amore' come l'hanno definito in un altro importante libro gli autori, origina dall'immaturità affettiva e relazionale degli stessi adulti, a loro volta vittime inconsapevoli di modelli educativi e relazionali (transgenerazionale) neganti la soggettività. In una formula potremmo dire che non si può dare ciò che non si è ricevuto e che si può dare solo ciò che si è. La possibilità di cambiare, tuttavia, è sempre presente.
I genitori dei racconti sono persone immature, confuse dal punto di vista psicologico, incapaci di assumersi le responsabilità che il loro stato comporta. Bisognosi essi stessi di riconoscimenti narcisistici, invertono i ruoli, inducendo i figli ad occupare il loro posto. Usano i piccoli per soddisfare i loro bisogni affettivi e a volte, molto più grave, abusano di loro anche sessualmente. Per aiutare la maturazione dei figli li si deve rispettare riconoscendo all'interno delle relazioni le differenze di sesso e di genere, indispensabile premessa per una sana crescita fisica, psicologica e spirituale. Ognuno ha il suo posto all'interno della famiglia e nelle relazioni, e quando questo ordine non viene rispettato si creano disequilibri gravi nella psicologia delle persone interessate, che vivono profondi sensi di colpa per avere usurpato un posto che non era loro, di inadeguatezza e di impotenza per responsabilità che non gli competono.
Nel libro si incontrano padri nevrotici, come quello di Nicolò, che non sono mai cresciuti, impossibilitati a beneficiare e godere di un rapporto di coppia adulto, che divorziano e usano i figli per sostenere il loro fragile Sé. All'esterno, ad un osservatore distratto, si mostrano premurosi e attenti ai bisogni dei figli, di fatto però li anticipano, imponendo ad essi il loro desiderio e ricattandoli affettivamente con atteggiamenti di abnegazione e sacrificio di sè. E così il figlio si sente solo, incompreso e inascoltato nella sua intimità, soffre di attacchi d'asma, d'ansia e di panico, specie quando deve confrontarsi con una donna, verso la quale vive la stessa impotenza e disprezzo che era del padre (il male se non riconosciuto passa di padre in figlio, transgenerazionale).
La serenità e l'equilibrio psicologico dei figli è già inscritto nella relazione di coppia di due genitori che si amano e che sanno condividere il piacere sessuale. Quando ciò non si realizza, la libido e il desiderio prendono altre strade, si rivolgono innaturalmente verso i figli che vengono indotti a prendere il posto del partner (inversione di ruolo). Usati come armi contro l'altro coniuge, ricattati affettivamente, caricati di aspettative che non gli competono e sfruttati per soddisfare i bisogni affettivi di adulti rimasti bambini. Il tradimento del mandato genitoriale lo si vede nella storia di Rocco, ostaggio del desiderio di una madre possessiva, che lo sottomette al suo desiderio come ha sempre fatto con il padre. In un conflitto di coppia se il padre si ritira dal suo compito educativo chi ne soffre sono i figli.
La violenza psicologica sui figli assume la sua massima tragicità nell'abuso fisico degli stessi. Traditi nei loro bisogni affettivi, confusi nei loro desideri, mistificati nella loro identità, essi vedono, illusoriamente, nell'abuso sessuale del genitore, come nella storia di Sandra, il riconoscimento affettivo e la conferma della propria amabilità tanto attesi. Confusione grave e drammatica tra bisogni sessuali ed affettivi, che in molti casi si ripete nelle generazioni successive. "Figli malati d'amore e trasformati in amanti da adulti fragili, mai cresciuti, incapaci di protezione" (Berto, Scalari).
E che dire infine dei padri assenti, che hanno scelto di lasciare la famiglia per non affrontare i conflitti di coppia o che si allontanano affettivamente dalle loro compagne pur vivendo sotto lo stesso tetto, come nel caso dei genitori di Giorgia, di Elisa e per altri aspetti di Tommaso il cui padre è morto prematuramente? Costoro lasciano i figli in balia delle madri, che se non sono consapevoli dei loro bisogni affettivi li impongono ai figli per colmare le loro ansie e sofferenze interne. Padri idealizzati dall'assenza o da madri che ne hanno costruito un'immagine perfetta, nascondendo ai figli i loro veri sentimenti e pensieri sul partner e sulla loro relazione. Le conseguenze sono devastanti per i figli, impossibilitati a confrontarsi con un padre reale e senza possibilità di esprimere la propria rabbia ed aggressività, vista la rappresentazione ideale del genitore.
Questo libro sollecita ed esorta i genitori ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé nel rapporto coniugale e delle proprie responsabilità e doveri nei confronti dei figli. I padri che amano veramente i loro figli li accompagnano in sicurezza nel loro percorso di crescita, cercando in ogni modo di favorire lo sviluppo delle potenzialità e qualità che gli appartengono, in un clima di fiducia e di amore. Presupposto di ciò, tuttavia, è sempre l'intesa amorosa della coppia genitoriale!
I figli hanno bisogno di essere visti, riconosciuti ed apprezzati, ma più di tutto rispettati nei loro spazi vitali, fisici e psicologici, al fine di aiutarli a scoprire il loro desiderio!
'Onora il padre e la madre recita il quarto comandamento, ma l'undicesimo dovrebbe rammentare: 'Onora i tuoi figli!'.
Giacomo Schiavi, psicologo
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