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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

 

Questo libro palesa già dal titolo il suo tratto graffiante, provocatorio e di aperta denuncia.

'Padri che amano troppo è un'amara e dolorosa presa di consapevolezza di quanto i genitori e gli adulti più in generale, siano spesso incapaci di accompagnare e guidare i figli o i bambini a loro affidati verso la maturità psicologica e morale, trattenendoli, anzi, legati a sè in un abbraccio mortifero.

Attraverso il racconto di esperienze di vita vissute, gli adolescenti protagonisti di ciascuno dei capitoli dell'opera, ci introducono con imbarazzante onestà nel loro mondo interiore, soggettivo, fatto di pensieri, desideri, sogni e sentimenti, spesso incompresi, svalorizzati, negati o peggio violati dal mondo adulto.

La sofferenza, la confusione, la tristezza e la noia di questi adolescenti informano e segnalano di un malessere che ha radici profonde nelle relazioni familiari e sociali. L'incapacità di amare e di farsi amare, o il 'Mal d'Amore' come l'hanno definito in un altro importante libro gli autori, origina dall'immaturità affettiva e relazionale degli stessi adulti, a loro volta vittime inconsapevoli di modelli educativi e relazionali (transgenerazionale) neganti la soggettività. In una formula potremmo dire che non si può dare ciò che non si è ricevuto e che si può dare solo ciò che si è. La possibilità di cambiare, tuttavia, è sempre presente.

I genitori dei racconti sono persone immature, confuse dal punto di vista psicologico, incapaci di assumersi le responsabilità che il loro stato comporta. Bisognosi essi stessi di riconoscimenti narcisistici, invertono i ruoli, inducendo i figli ad occupare il loro posto. Usano i piccoli per soddisfare i loro bisogni affettivi e a volte, molto più grave, abusano di loro anche sessualmente. Per aiutare la maturazione dei figli li si deve rispettare riconoscendo all'interno delle relazioni le differenze di sesso e di genere, indispensabile premessa per una sana crescita fisica, psicologica e spirituale. Ognuno ha il suo posto all'interno della famiglia e nelle relazioni, e quando questo ordine non viene rispettato si creano disequilibri gravi nella psicologia delle persone interessate, che vivono profondi sensi di colpa per avere usurpato un posto che non era loro, di inadeguatezza e di impotenza per responsabilità che non gli competono.

Nel libro si incontrano padri nevrotici, come quello di Nicolò, che non sono mai cresciuti, impossibilitati a beneficiare e godere di un rapporto di coppia adulto, che divorziano e usano i figli per sostenere il loro fragile Sé. All'esterno, ad un osservatore distratto, si mostrano premurosi e attenti ai bisogni dei figli, di fatto però li anticipano, imponendo ad essi il loro desiderio e ricattandoli affettivamente con atteggiamenti di abnegazione e sacrificio di sè. E così il figlio si sente solo, incompreso e inascoltato nella sua intimità, soffre di attacchi d'asma, d'ansia e di panico, specie quando deve confrontarsi con una donna, verso la quale vive la stessa impotenza e disprezzo che era del padre (il male se non riconosciuto passa di padre in figlio, transgenerazionale).

La serenità e l'equilibrio psicologico dei figli è già inscritto nella relazione di coppia di due genitori che si amano e che sanno condividere il piacere sessuale. Quando ciò non si realizza, la libido e il desiderio prendono altre strade, si rivolgono innaturalmente verso i figli che vengono indotti a prendere il posto del partner (inversione di ruolo). Usati come armi contro l'altro coniuge, ricattati affettivamente, caricati di aspettative che non gli competono e sfruttati per soddisfare i bisogni affettivi di adulti rimasti bambini. Il tradimento del mandato genitoriale lo si vede nella storia di Rocco, ostaggio del desiderio di una madre possessiva, che lo sottomette al suo desiderio come ha sempre fatto con il padre. In un conflitto di coppia se il padre si ritira dal suo compito educativo chi ne soffre sono i figli.

La violenza psicologica sui figli assume la sua massima tragicità nell'abuso fisico degli stessi. Traditi nei loro bisogni affettivi, confusi nei loro desideri, mistificati nella loro identità, essi vedono, illusoriamente, nell'abuso sessuale del genitore, come nella storia di Sandra, il riconoscimento affettivo e la conferma della propria amabilità tanto attesi. Confusione grave e drammatica tra bisogni sessuali ed affettivi, che in molti casi si ripete nelle generazioni successive. "Figli malati d'amore e trasformati in amanti da adulti fragili, mai cresciuti, incapaci di protezione" (Berto, Scalari).

E che dire infine dei padri assenti, che hanno scelto di lasciare la famiglia per non affrontare i conflitti di coppia o che si allontanano affettivamente dalle loro compagne pur vivendo sotto lo stesso tetto, come nel caso dei genitori di Giorgia, di Elisa e per altri aspetti di Tommaso il cui padre è morto prematuramente? Costoro lasciano i figli in balia delle madri, che se non sono consapevoli dei loro bisogni affettivi li impongono ai figli per colmare le loro ansie e sofferenze interne. Padri idealizzati dall'assenza o da madri che ne hanno costruito un'immagine perfetta, nascondendo ai figli i loro veri sentimenti e pensieri sul partner e sulla loro relazione. Le conseguenze sono devastanti per i figli, impossibilitati a confrontarsi con un  padre reale e senza possibilità di esprimere la propria rabbia ed aggressività, vista la rappresentazione ideale del genitore.

Questo libro sollecita ed esorta i genitori ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé nel rapporto coniugale e delle proprie responsabilità e doveri nei confronti dei figli. I padri che amano veramente i loro figli li accompagnano in sicurezza nel loro percorso di crescita, cercando in ogni modo di favorire lo sviluppo delle potenzialità e qualità che gli appartengono, in un clima di fiducia e di amore. Presupposto di ciò, tuttavia, è sempre l'intesa amorosa della coppia genitoriale!

I figli hanno bisogno di essere visti, riconosciuti ed apprezzati, ma più di tutto rispettati nei loro spazi vitali, fisici e psicologici, al fine di aiutarli a scoprire il loro desiderio!

'Onora il padre e la madre recita il quarto comandamento, ma l'undicesimo dovrebbe rammentare: 'Onora i tuoi figli!'.

 

Giacomo Schiavi, psicologo

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.