Nicoletta Livelli
Presidente di Ariele Psicoterapia
Concludo ora le rilettura del libro "Parola di bambino: il mondo visto con i suoi occhi" di Francesco Berto e Paola Scalari. Rilettura, appunto, perché è un testo che ogni volta "evoca" "mobilita poeticamente le nostre condizioni di figlio", sollecita identificazioni diverse: si è bambini di cui Francesco Berto, così sapientemente, valorizza e "impreziosisce" pensieri e parole, si è adulti in dialogo con altri adulti "richiamati" all'ascolto, aspetto fondante del compito educativo, si è psicosocioanalisti, aggiungo io, che "riconoscono" le matrici teoriche dei Maestri.
Paola Scalari e Francesco Berto, formidabile coppia "generatrice" di "adultescenti" così li definisce Gino Pagliarani, di cui viene riportata in appendice la presentazione della prima edizione del 1992 di Parola di bambino, imparare a diventare grandi, in cui venne descritto il processo e il metodo di Ricerca in classe, ci riprendono ora per mano e ci conducono con passo sicuro dentro le classi in cui F. ha lavorato per molti anni per incontrare i suoi alunni, ascoltare i loro pensieri attraverso le loro voci.
Paola introduce ogni incontro, Pagliarani suggerisce di definire così ogni capitolo, valorizzando la profondità del processo evolutivo affrontato dai bambini, evidenziando i "temi" del vivere che toccano tutti noi, in quanto" puer nella condizione di figli che ci rende tutti uguali e tutti unici", "coniugando" i suoi pensieri con Francesco e i bambini "per mostrarci – narrarci come si apprende dall'apprendere "stando in Ricerca". E' un libro dunque che sollecita l'ascolto di sé stessi, del proprio animo poetico, infantile" che mostra come "richiamare dentro di sé la fatica del divenire un figlio cresciuto".
Questo ha fatto Francesco Berto, ascoltando il proprio puer, lasciando che la sua mente fosse " abitata psichicamente dalle emozioni, dai pensieri dei propri alunni, per "restituirle impreziosite" ai bambini. Attraverso il potente processo di reviere ha nutrito le menti, consolidato i legami, dato senso e forma alle emozioni, toccato ognuno ... i gruppi interni di ognuno, per "legare", vincolare ... veicolare il pensiero del gruppo.
Il Maestro ha custodito come un prezioso tesoro anche i quaderni dei bambini. Le frasi e i disegni degli allievi hanno dato vita alla forma grafica del libro , trasformato in un "quaderno" esso stesso.
Ho avuto la fortuna e il privilegio di sfogliare quei quaderni. Ho il vivo ricordo di momenti di commozione profonda davanti alle pagine "consumate" dalla fatica del pensare e dello scrivere, "stropicciate" dal piacere della lettura ripetuta, "graffiate" dalle gomme e dalle matite più volte spuntate. Accanto a Paola leggevo le frasi dei bambini, mentre Francesco con memoria infallibile ricordava i particolari che avevano dato vita agli scritti, descriveva gli alunni come se il tempo si fosse fermato.
Ecco, siamo a scuola, siamo accolti da voci curiose, dubbiose, timorose, stizzose, da risate squillanti, richiami allarmati, silenzi attenti. Ogni evento che scandisce la vita quotidiana: la nascita di un fratello, una lite, il Natale, diventa occasione preziosa per porsi delle domande: Cosa accade? Cosa sento? Ognuno fa spazio dentro di sé per dar forma e voce a ciò che prova, per poterlo condividere con tutti gli altri, perché i pensieri si coniughino dal singolare al plurale, per passare dal "ho capito che" al "abbiamo capito che"...
E' la fase dell'alfabetizzazione sentimentale: la Ricerca ha inizio.
Si nasce, "uscito fuori da dove ero prima di nascere ho sentito che non sapevo quale era il mio posto e mi sono messo a piangere perché da solo non riuscivo a trovarlo". Si cresce facendo i conti con il ticchettio di Cronos e la profondità di Kairos, "Il tempo è una specie di colore che fa diventare bianchi i capelli delle persone". Si coglie – affronta il senso della vita avvicinandosi con cautela e timore al senso della morte, cioè al limite che essa rappresenta "la morte arriva perché è sempre da sola e quindi non sopporta che le persone siano contente di stare assieme e di volersi bene". Si resiste agli "urti " delle esperienze di vita , consolidando la propria capacità di resilienza , tollerando la frustrazione di far fatica "tutti i bambini, quindi anch'io, non nascono già imparati a crescere,ma devono fare la fatica di impararlo. Io non ci volevo credere, ma è proprio così" facendo i conti con le disillusioni e il disincanto "il Natale è una fantasia che ho nella mia testa".
Le emozioni trovano un nome: la vergogna, "delle volte la mia vergogna non è vista dagli altri, la sento solo io, ma è brutta lo stesso perché mi fa scoprire quello che non voglio essere". Le paure con le innumerevoli sfumature e declinazioni ..., "avere paura significa sentirsi abbandonato , poco amato, staccato, inferiore, piccolo, rifiutato, sbagliato, escluso, poco considerato, scartato" "ogni bambino ha il suo mostro" l'invidia, la sofferenza e il timore dell'inevitabilità del cambiamento "una volta sono cambiato e non sapevo più se ero ancora io" "un bambino che per paura di cambiare non cambia mai è un bambino che ha paura di diventare grande". Ci si scontra – incontra con la frustrazione dei limiti imposti dalla realtà. I no sono "atti d'amore" "i miei genitori vogliono che io pensi che la loro severità è bontà".
Il valore dei legami e la forza delle "costellazioni famigliari", così Paola Scalari attualizza e sollecita una riflessione in merito allo scenario famigliare odierno, a ciò che i piccoli vivono quotidianamente, alla loro fatica di identificare ed identificarsi in adulti significativi, di tollerare la differenziazione – separazione dai genitori, affinché non sia vissuto come un abbandono, viene espresso da un coro di voci.
La famiglia: "un bambino senza la famiglia è come se non esistesse", "per me la famiglia è una mamma e un papà che parlano di me per mettersi d'accordo su come dovrei essere" "Papà, ieri, mi ha detto che andrò una settimana da lui e un'altra settimana rimarrò con mamma. Io non voglio più perché ho paura di diventare un figlio senza fissa dimora".
E papà e mamma sono: "non mi sarei mai immaginata che mio papà fosse anche buono", "non tutte le mamme sono uguali perché ci sono quelle che non danno mai ragione ai figli. Come la mia".
Concretizzare le rappresentazioni interne dei genitori in pensieri consente ai piccoli di "sentire" i genitori accanto al loro banco, di accogliere i nonni, i fratelli a scuola con loro. Significa anche invitare il maestro nelle proprie case, mostrare l'intimità delle proprie emozioni, "mostrarsi" ai compagni, per poter dare un significato diverso ai propri atteggiamenti alla luce di una maggior conoscenza di sé e dell'altro da sè. "
La condivisione rende la classe "gruppo classe" il pensiero individuale, diventa "portavoce" del pensiero di tutti, ogni pensiero è "depositato" per iscritto nel quadernone, la sintesi conclusiva, introdotta da "abbiamo capito che ... " testimonia la nascita di un pensiero gruppale, non semplice somma delle parti, ma altro ancora perché frutto di un profondo processo di pensiero attivato, orientato, sostenuto dal Maestro. Non è forse questo ciò che si intende per ECRO di gruppo?
L'attenta lettura del libro consente di evidenziare quanto Il "setting" dello stare in Ricerca richieda rigore , sensibilità, cura dei legami, capacità di ascolto del gruppo, ascolto dei tempi interni ed esterni. Ogni cosa a suo tempo, e nel giusto tempo.
Parola di Bambino è un libro sull'educazione, se per educare intendiamo sostenere la capacità di "stare" nella fatica, nell'impegno, nel sacrificio, nella leggerezza, nella creatività. E' un libro che dice come si "alleva" il puer.
E' un libro sull'amore per il puer, per la generatività, per la pur - cultura, per la vita vissuta con pienezza.
E' un libro che testimonia la capacità generativa di una coppia che con il pensiero , e una incessante curiosità che si traduce in domande profonde, apre nuovi scenari che alimentano il confronto,obbliga ad assumere posizioni diverse, alla Ricerca di nuove domande e possibili risposte condivise.
E' un libro "profondamente semplice", poiché solo i bambini sanno tradurre concetti altamente complessi con tanta emozionante freschezza e lucidità.
E' un libro che, "giocando" con la dedica che apre il testo, rende "potentemente" visibili i bambini invisibili.
| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
© 2010-2020 MdR per Paola Scalari - p.iva 03025800271 - c.f. SCLPLA52L49L736X | Cookies e Privacy Policy