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Commenti

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ioemiobambino-cover

È la tipica domanda lanciata lì, apparentemente innocua, ma che per alcuni suona come una dichiarazione di guerra ...
Lui ha già deciso che la partita di Coppa in tv non ha alcuna intenzione di perderla. Lei, invece, voleva provare il nuovo ristorantino etnico in centro. Succede più spesso di quanto si immagini: ci si può amare moltissimo, ma avere una concezione del tempo libero molto diversa.
Poco importa se la coppia è giovane o già collaudata, se i figli sono piccoli o grandi. Questa divergenza è un motivo frequente di discussione.

Ce lo raccontano anche Federica e Mauro. Ecco le loro testimonianze, con il commento e i suggerimenti della psicologa.

Federica 29 anni, e Mauro, 26 anni.
Abitano a Lucca, sono sposati e hanno una bambina di 8 mesi, Denise.


FEDERICA:
Da quando è nata Denise, passo tutto il mio tempo con lei e ne sono felice perché l'ho desiderata molto. Proprio per stare il più possibile con la piccola, ho preso un anno di congedo dal lavoro. Ciò non toglie che un po' del mio tempo libero mi manca. Vorrei uscire con mio marito a mangiare una pizza, visitare qualche mostra, andare ai concerti perché adoro la musica. Mi piacerebbe anche, ogni tanto, uscire a prendere un aperitivo, anche solo un'oretta, dato che allatto ancora la mia bimba. In effetti, non c'è niente che me lo impedisca, basterebbe organizzarsi un po' con i nonni, ma nella pratica non è semplice. Il motivo principale è che mio marito non la pensa come me, perché per lui, dopo una giornata di lavoro, l'unico, desiderato relax è stare in casa a guardare la tv.

MAURO:
Motivo di discussione fra me e mia moglie è il fatto che lei vorrebbe che passassi tutto il mio tempo libero in famiglia, magari aiutandola con la bimba o nelle faccende di casa. Oppure, quando mi chiede di uscire, vorrebbe che la portassi a fare gite e passeggiate o shopping in centro (sempre "for baby", si intende). lo invece considero il tempo libero, dopo le lunghe ore trascorse al lavoro, come un momento di assoluto relax. Non so rinunciare alle mie due partite di calcetto a settimana e quando sono a casa amo guardare le partite di calcio o le relative trasmissioni televisive. Riusciamo a trovare un accordo invitando i nostri amici a casa a guardare un dvd, così uniamo il riposo con il divertimento della compagnia. Ma credo che a mia moglie non basti ...


TROVARE
LA ... VIA D'USCITA

il parere di Paola Scalari, psicoterapeuta della coppia

Federica, che rimane a casa tutto il giorno ad accudire la bambina, giustamente desidera rompere l'isolamento e tornare "tra gli adulti", recuperare cioè piccoli spazi per la vita di relazione, momenti che stabiliscano che non è solo "mamma", ma una persona ancora inserita nel tessuto sociale. Accompagnare la moglie al cinema o a mangiare una pizza (magari con l'aiuto dei nonni che accudiscono il nipotino), è una "prescrizione" che spesso gli psicologi danno ai neo-papà. Serve non solo al benessere della compagna, ma anche a lui, perché lo aiuta a ritrovare quell'immagine di lei come donna attraente, con i suoi interessi e le sue passioni.

  • Non c'è dubbio che per un uomo, dopo la nascita del bambino, sia più facile recuperare la sua dimensione sociale. Trascorso un periodo di congedo o di ferie, la sua vita ricomincia a scorrere quasi inalterata. Quando torna a casa, occuparsi del bebè diventa un passatempo piacevole: qualcuno si diverte anche a sbrigare le faccende più pratiche, come cambiare il pannolino, qualcun altro ama di più giocare con il suo piccolo. Allo stesso tempo, è comprensibile che lui, dopo una giornata di lavoro, abbia voglia, come Mauro, di riposarsi e distrarsi con i suoi passatempi preferiti. E che, di fronte alle richieste della moglie, opponga resistenza. Insomma, ognuno dei due ha le sue buone ragioni.
  • La via d'uscita, come sempre, è la negoziazione, il compromesso che diventa accettabile per entrambi. È la terza strada, che si discosta dalle posizioni di ciascuno e che dà una risposta positiva al conflitto.
  • In questo caso, invitare gli amici a casa propria è una buona idea. È vero però che in questo modo per Federica si tratta di una soluzione che non può andare bene sempre. Lei vorrebbe fare qualcosa insieme a suo marito, loro due soli.
  • Una coppia per funzionare ha bisogno di trascorrere insieme del tempo libero, in modo da condividere esperienze, interessi, opinioni. Se non esiste questa "zona franca", la relazione fa fatica a reggersi stabilmente, perché il tempo passato insieme, e che va oltre la quotidianità, nutre e rinvigorisce il rapporto e i due si riconfermano nella reciproca scelta. Attenzione, però. Questo non significa che più si sta insieme meglio è. Non è la simbiosi la chiave di una relazione felice: è sicuramente molto più stimolante cercare e amare le differenze del compagno.
  • Dopo aver creato e consolidato questo spazio in comune, la coppia può permettersi anche di avere momenti differenziati, di "rivitalizzazione" personale, in cui ognuno decide di trascorrere una parte del suo tempo libero come preferisce. Inutile portare lui in giro per negozi, sapendo di fargli un dispiacere e con il rischio che rimanga impalato a sbuffare. Come non è il caso che lei si senta costretta ad andare al palasport, per rimanere poi immusonita davanti a uno spettacolo che non apprezza. Questi spazi di libertà individuale possono allora essere condivisi con altre persone, e consentono a ciascuno di coltivare le proprie amicizie. Il segreto, perché questi momenti di distacco temporaneo non creino lontananza, è ritrovarsi subito dopo e raccontarsi le rispettive esperienze. Allora la coppia si ricongiunge e riconquista la sua dimensione a due. Lei mostrerà a lui gli acquisti fatti con le amiche, e lui le farà il resoconto del suo pomeriggio allo stadio.
  • Ovviamente il fatto di avere gusti diversi non implica che l'uno o l'altra non possano talvolta condividere gli interessi del partner, se questo però non comporta sforzi eccessivi. Se a lui piace uno sport estremo, non ha senso che cerchi di trascinare lei a tutti i costi. Ma se, per esempio, gli piacciono i concerti di musica jazz, può proporle di accompagnarlo qualche volta. Mantenendo un atteggiamento aperto verso gli interessi dell'altro, non gli si dimostra solo il proprio amore e la propria stima, ma si possono scoprire per sé nuovi piaceri, prima inesplorati.


Se ci si dedica tempo, si è poi più disponibili anche con il bebè


Tre esercizi per esprimere i propri desideri in coppia

  • CERCATE DI TROVARE MOMENTI DELLA GIORNATA IN CUI RACCONTATE AL VOSTRO PARTNER QUELLO CHE DESIDERATE FARE INSIEME A LUI, senza lasciarvi condizionare da remore e reciproci pregiudizi. Potrebbe essere utile stilare una lista di ciò che vi piacerebbe condividere, come se fosse un gioco, e cercate poi piano piano di realizzarla insieme.
  • APPORTARE PICCOLI CAMBIAMENTI ALLA ROUTINE QUOTIDIANA PUÒ DONARE ALLA COPPIA NUOVA LINFA. Cercate insieme al partner di descrivere su un foglio vantaggi e svantaggi del frequentare ambienti e persone nuove. Una volta terminato l'esercizio, leggete ognuno ad alta voce ciò che avete scritto. Cercate, poi, di confrontare le vostre idee e di trovare un accordo sui punti in cui avete idee divergenti.
  • A VOLTE È SOLO QUESTIONE DI ORGANIZZAZIONE. Provate a stabilire insieme un planning settimanale, individuando i giorni da dedicare alle uscite con gli amici, quelli per voi stessi e quelli riservati a voi come coppia.


IN SINTESI
Il trucco per stare bene

Ricavare del tempo libero riservato alla coppia è un presupposto fondamentale per andare d'accordo, ma anche ritagliarsi degli spazi di autonomia è importante. Riuscire a coltivare i propri interessi permette infatti di crescere a livello individuale e, quindi, di arricchire anche il rapporto a due. Vi piace fare cose tanto diverse? Non dimenticatevi che in fondo è proprio la diversità il "lievito" dell'attrazione.

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.