VENEZIA - Alla Serra di Castello, di venerdì, fino all'11 aprile, per dare un sostegno alle famiglie
"Nonni, non sostituitevi ai vostri figli nel fare i genitori"
Quattro incontri parlano del rapporto tra le generazioni, tra tesori e errori
La psicologa Paola Scalari: «Nonni, confermate i vostri figli nel fare i genitori»
Nonni, amate i vostri nipoti, godeteli, ma soprattutto confermate i vostri figli nel fare i genitori. E non sostituitevi a loro. E' uno dei messaggi che escono dal ciclo "Nonsololibri, incontri germinativi", che si tiene a Venezia, nella restaurata Serra ai Giardini di Castello, dal 14 marzo all'11 aprile.
Si tratta di quattro incontri che hanno al centro il tema dei passaggi intergenerazionali. Si inizia venerdì 14, appunto, alle ore 17, con l'educatore Francesco Berto e la psicologa Paola Scalari che parlano delle nuove generazioni soffermandosi sul loro recente libro "Parola di bambino. Il mondo visto con i suoi occhi" .
I detriti trasportati da una generazione all'altra.
Si continua poi, i venerdì 21 e 28 marzo, e 1'11 aprile (stessa ora) con temi quali "Nonni, figli e nipoti", "La comunicazione in famiglia" e "I disagi della normalità".
La relazione tra le generazioni, spiega la psicologa Scalari, sta nell'idea che i bambini sono figli delle relazioni con i loro genitori: «Ma mamma e papà - siccome anche loro sono figli e l'essere figli è ciò che ci unisce tutti - a loro volta portano modelli, stili e modalità relazionali che vengono dalla generazione precedente, quella degli attuali nonni».
E di generazione in generazione si trasportano valori, costumi, abilità ma anche fatiche esistenziali che vengono depositate nella stanza degli ultimi nati: «A volte sono come detriti carsici, grumi emotivi non elaborati che vengono dalle generazioni precedenti, che transitano dentro i figli e di generazione in generazione portano avanti pensieri, emozioni e sentimenti non maturi. Tanto che le famiglie a disagio spesso sono croniche. E la cronicità della sofferenza all'interno di alcune famiglie dipende proprio dal fatto che non si riesce a porre dighe tra una generazione e l'altra, così che questi nodi emotivi transitano da genitore e figlio e da figlio a nipote ... A volte la problematicità di un bambino non è dovuta tanto alle relazioni dirette con i genitori, ma a una eredità emotiva che viene da una generazione precedente. Noi diciamo che ci vogliono tre generazioni per creare un disagio psichico»,
Un bambino - esemplifica Paola Scalari, per introdurre una delle tante declinazioni del tema nella vita reale - «può essere capriccioso e disobbediente, ma può non essere colpa dei suoi genitori, bensì di una ascendenza che non ha aiutato a consolidare il genitore di oggi nella sua identità adulta».
La conferma che vien dal nonno.
Da ciò l'indicazione di fondo della psicologa: «Nonni, confermate i vostri figli nel fare i genitori. Ogni attacco che un nonno fa al proprio figlio, quindi al genitore del nipote, diventa un infragilimento delle funzioni materne e paterne. Se da vecchio genitore continui a trattare da bambinetto tuo figlio e pensi che non sia capace, che sbaglia, che tu sei più bravo di lui, che a crescere i bambini non si fa così, ti intrometti nella capacità educativa del genitore di oggi, affievolisci la consistenza della sua identità, apparentemente fai il bene di tuo nipote, ma in realtà gli fai del male».
Viva i nonni "a fisarmonica".
Ecco, dunque, una delle questioni centrali del tema del rapporto intergenerazionale, su cui ci confronterà nei quattro pomeriggi alla Serra di Castello: «L'obiettivo - conclude la psicologa - è che i nonni occupino il loro posto nella catena generazionale. Cioè che si avvicinino ai propri figli nel momento del bisogno, del parto, dei primi mesi del neonato, quando c'è il bambino malato o nei momenti di festa, ma si allontanino quando non c'è più bisogno di loro. Siano cioè dei nonni "a fisarmonica". Si adoperino per la solidarietà fra le generazioni, ma ritornino al loro posto e non vivano in funzione dell'occupare il posto che non è loro. Perché quando un figlio rimane solo figlio non ce la farà mai a fare il genitore».
Giorgio Malavasi
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