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02-2011-testata-GV

Consiglio ai papà di oggi che hanno figli adolescenti: accettate che vi sfidino, che vi critichino, non continuate a volergli risolvere ogni problema. Ne va della loro maturazione affettiva e sessuale, ma anche del vostro equilibrio.

La psicologa veneziana Paola Scalari, autrice con Francesco Berto del libro "Padri che amano troppo", riflette sulla figura paterna oggi: “Con i bambini i papà sono diventati bravi ed equilibrati, ma con i figli adolescenti non sono ancora attrezzati”.

LA SFIDA DI PAPA’

La psicologa Scalari: per sviluppare una sana sessualità gli adolescenti abbiano padri che accettano il distacco dei figli.

La confusione di certi adolescenti nasce anche da papà che li amano troppo e non accettano la sfida del distacco, salutare quando i ragazzi crescono.

Consiglio ai papà di oggi che hanno figli adolescenti: accettate che vi sfidino, che vi critichino ... , non continuate a volergli risolvere ogni problema e accettate che non siano più i vostri cuccioli da coccolare. Ne va della loro maturazione affettiva e sessuale, ma anche del vostro equilibrio.
E', in soldoni, il suggerimento di Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta, autrice con Francesco Berto del libro "Padri che amano troppo. Adolescenti vittime di attrazioni fatali" (edizioni La Meridiana).
Dai padri-padroni ai "mammi" ... La questione ha a che fare con la figura che da alcuni decenni è la più fragile nella famiglia: il padre. L'evoluzione che ha avuto la figura del papà è stata enorme: dal padre capofamiglia degli anni '50, che spesso incuteva solo paura, al padre che ha scoperto, entrando in sala parto, il piacere dell'amore del cucciolo. Per sconfinare così nei papà troppo morbidi, un po' peluche, che non sanno dire di no ...
In realtà, secondo Paola Scalari, nell'evoluzione senza posa della figura del padre, la nuova generazione sta mostrando un certo equilibrio: "Da una modalità un po' esasperata, che era diventata quella del "mammo", oggi si vedono tanti giovani padri interpretare una buona posizione, forse la migliore mai esistita: parlo di un padre affettivo, caldo, capace di occuparsi del suo piccolo ma anche di regolarlo ... Accompagnano i bambini a scuola, gli cambiano il pannolino, gli preparano da mangiare, ma sanno anche sgridarli".
Non attrezzati nel rapporto con i figli adolescenti. Il problema emerge, invece, quando si parla di padri alle prese con i figli divenuti adolescenti: "Oggi - riprende la psicologa - ci sono molti padri non attrezzati alla fase adolescenziale, cioè a quel momento in cui i figli devono staccarsi".
Che cosa succede, infatti, nella crisi adolescenziale? "Che i padri, che hanno molto gustato la parte affettiva, si sono tanto attaccati ai loro bambini da non saper sopportare la sfida, il rifiuto,l'attacco, la denigrazione che il figlio adolescente deve realizzare anche verso il papà per potersi staccare da lui e diventare adulto. La rabbia che l'adolescente ha verso il genitore è sana perché, siccome è stato tanto amato, deve anche tanto arrabbiarsi per potersene andare".
Un papà equilibrato, insomma, accetta la sfida e ne sopporta la fatica. "Ma qualcuno, a mio parere un po' troppi - osserva Paola Scalari - non ce la fa e, quando arriva il momento della sfida con il figlio adolescente, si defila. Cioè non la regge".
"lo sì che ti capisco ... ", Il papà, cioè, non sopporta che non ci sia più piena, totale confidenza, ma che ci siano invece delle "zone grigie"; o che il figlio prenda posizioni contrapposte, a volte anche si tutto, come per esercitarsi alla "lotta", per partito preso ...
Osserva Paola Scalari: "Se i genitori, e soprattutto i papà, non sanno sviluppare la capacità di distacco, "trattengono" i figli e non fanno loro del bene. Troppo spesso si sente dire: "lo sì che ti capisco, sei sempre il mio bambino, il moroso ti ha lasciato? Risolviamo il problema insieme, vado io dal papà o dalla mamma del moroso a dire che non ti doveva trattare così ... ", Il risultato preoccupante di questo comportamento dei papà è che i figli adolescenti vivono male lo sviluppo della propria sessualità. Male vuol dire che fanno fatica a fare la scelta di genere - cioè un maschio ama una femmina e una femmina un maschio - perché rimangono sempre bambini, quindi non ben differenziati".
Quanto fa bene sapersi distaccare. La capacità di interpretare bene la figura del padre, quindi, per aiutare i figli a sviluppare una sana sessualità: "La sessualità dei figli, per diventare desiderio di coppia e di costruzione di un progetto con un o una partner, non deve rimanere dentro alla famiglia d'origine". Il distacco, per quanto doloroso, è cioè inevitabile, per il bene dei più giovani.
Spiega l'esperta: "E' soprattutto l'adolescente che deve sentirsi, oltre che essere, maschio o femmina. Oggi, invece, a volte osserviamo la difficoltà a sentirsi maschio o femmina".
E il distacco dai genitori - in particolare dai papà attuali - è allora un passaggio fondamentale per realizzare pienamente la propria identità di genere, volgendo la propria attenzione verso l'altro sesso.

Giorgio Malavasi

GV17 p24

Quando i figli diventano adolescenti. imparate a sopportare il confronto e ad essere un po' più "cattivi”.

Un suggerimento per i papà di figli adolescenti? Eccolo, con le parole di Paola Scalari: "Quando i figli arrivano all'età dell'adolescenza, imparate a sopportare il confronto e ad essere un po' più "cattivi", senza voler capire i vostri figli a tutti i costi. Una buona funzione paterna è quella di lasciare che i ragazzini vi "odino", perché sennò non se ne andranno da casa. La sfida adolescenziale obbliga voi padri a sopportare. In primo luogo a sopportare di non essere più così tanto amati e avvertiti come importanti nella vita dei vostri figli". Anche la trasgressione (moderata) fa bene. I padri non siano protettivi e comprensivi per tutto, insomma. E accettino anche la sfida della trasgressione (moderata) dei figli: "La trasgressione - spiega la psicologa - aiuta a diventare grandi attraverso l'assunzione della responsabilità. lo faccio qualcosa di cui i miei genitori non sono contenti? Lo faccio e mi tengo il mio batticuore; o la punizione se vengo scoperto. Con il "dimmi tutto" e il "ti comprendo sempre" dei genitori, invece, non mi abituerò mai a sopportare la conflittualità". Attenzione a non incentivare pensieri tipo "Nessun altro al mondo mi capirà tanto come papà ... ", Non solo: "La presunta amorevolezza e la comprensione infinita diventano invischiamento sessuale". Il pericolo di fondo, per i figli, sta in pensieri tipo "Sto meglio con papà, perché nessun altro al mondo mi capirà così tanto, mai nessuno mi ascolterà, dialogherà, accontenterà tanto quanto papà (o i miei genitori)"". Questo significa non crescere mai e non uscire mai dal nido, formando una nuova coppia.

Padri fragili? Forse. Ma le mamme stiano al loro posto, coltivando il rapporto di coppia.

Padri fragili? Sì, perché per la prima volta si cimentano come padri affettivi alle prese con figli adolescenti. Ma le madri, quiete quiete, meno sballottate da un'evoluzione epocale come quella sopportata dagli uomini, devono fare la loro parte.
La prima cosa che devono fare - sottolinea Paola Scalari - “è stare alloro posto: cioè fare le mogli dei papà dei loro figli. Il primo problema, infatti, è nella crisi della coniugalità. Se i due coniugi, infatti, stanno più o meno insieme solo per i figli, e se non c'è una tensione sessuale di coppia, va a finire che l'erotismo si scarica sui figli o fuori casa. E questa dev'essere un'attenzione su cui le mamme, in particolare, investono. Mai bearsi con frasi del tipo "sei meglio di tuo papà" (o "sei meglio di tua mamma"), oppure "io e te, figlio mio, quanto bene stiamo insieme ..." o "ci prendono per fratelli". Tutte queste sono cose negative. Le madri devono stare alloro posto, sia nella coniugalità sia nel richiamare i propri mariti quando esagerano con i figli adolescenti nell'accontentarli sempre e nel voler a tutti i costi la loro confidenza ... ".

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.